NEWS - prima pagina - NEWS - politica - NEWS meteo

Cliccando su i link posti di seguito, si aprirĂ  la pagina delle news relativa al titolo del link stesso


News lantidiplomatico.it

News lantidiplomatico.it

IN PRIMO PIANO
Caracas risponde alle minacce: il Venezuela revoca l’accordo diplomatico con il Brasile

Il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha revocato il beneplacito concesso al Brasile per rappresentare gli interessi dell'Argentina in territorio venezuelano. Questo atto non è un semplice gioco di diplomazia, ma una risposta necessaria di fronte a minacce concrete alla sicurezza del paese e alla vita delle sue più alte cariche istituzionali. Caracas, infatti, si trova in una situazione di crescente assedio, costretta a difendersi non solo sul piano politico ma anche contro tentativi espliciti di destabilizzazione.

Le motivazioni alla base della decisione

La decisione venezuelana nasce da prove gravi e allarmanti che riguardano l'uso improprio delle strutture della missione diplomatica argentina. Questi spazi, che dovrebbero essere simbolo di cooperazione e rispetto internazionale, sono stati invece sfruttati, secondo quanto riportato, per pianificare atti terroristici e persino attentati alla vita del presidente Nicolás Maduro e della vicepresidente Delcy Rodríguez. I responsabili sarebbero fuggitivi della giustizia venezuelana, che avrebbero trovato rifugio all'interno della missione diplomatica argentina.

Il Venezuela, in quanto Stato sovrano e impegnato nella difesa della sua popolazione e delle sue istituzioni, non poteva ignorare tali minacce. La revoca del beneplacito concesso al Brasile è stata quindi un atto di legittima autodifesa, adottato nel pieno rispetto delle Convenzioni di Vienna del 1961 e del 1963, che regolano le relazioni diplomatiche. Caracas si è trovata costretta ad agire con fermezza per proteggere la propria integrità nazionale.

La reazione del Brasile

Il Brasile, a cui era stata affidata la rappresentanza degli interessi argentini dopo che il Venezuela aveva ritirato il proprio personale diplomatico da diversi paesi sudamericani, ha espresso sorpresa di fronte a questa decisione. Il governo brasiliano ha dichiarato di voler continuare a proteggere gli interessi dell’Argentina fino a quando non verrà designato un altro Stato accettabile per entrambe le parti.

Allo stesso tempo, il Brasile ha sottolineato l’inviolabilità delle strutture diplomatiche argentine a Caracas, dove attualmente si trovano sei richiedenti asilo venezuelani. Questi luoghi, che dovrebbero essere inviolabili per definizione, sono ora al centro di una complessa rete di accuse, minacce e tensioni politiche.

Il contesto di crescente ostilità

Questa nuova crisi diplomatica si inserisce in un contesto di crescente ostilità verso il Venezuela. Alla fine di luglio 2024, il governo venezuelano aveva annunciato il ritiro del suo personale diplomatico da vari paesi della regione, tra cui Argentina, Cile e Perù, a causa del rifiuto di questi Stati di riconoscere i risultati delle elezioni presidenziali venezuelane. Questa posizione ha creato una frattura con molti vicini regionali e ha aumentato la pressione internazionale su Caracas.

In questo scenario, c’è un paese costantemente sotto attacco, non solo dal punto di vista diplomatico, ma anche attraverso operazioni clandestine tese a minare la sua stabilità. La protezione delle proprie istituzioni e figure chiave è diventata una priorità per il governo di Maduro, e la revoca del beneplacito al Brasile appare come una risposta necessaria di fronte alla sensazione di vulnerabilità crescente.

Le conseguenze della decisione

La scelta di revocare il beneplacito avrà senza dubbio implicazioni significative. Il Venezuela è un paese che ha dimostrato di voler difendere la propria sovranità a ogni costo, anche a rischio di aumentare l'isolamento diplomatico. La questione ora è capire quale Stato potrebbe subentrare al Brasile nella rappresentanza degli interessi argentini e se questo potrà avvenire senza ulteriori frizioni.

Ciò che resta chiaro è che per Caracas la sicurezza interna e la protezione dei suoi leader non sono negoziabili. La decisione di revocare la delega al Brasile riflette una politica di autodifesa che mira a garantire la stabilità in un momento in cui il paese si sente circondato da forze ostili.

Traduzione integrale del comunicato ufficiale

La Repubblica Bolivariana del Venezuela ha deciso di revocare, con effetto immediato, il beneplacito concesso al Governo della Repubblica Federativa del Brasile per esercitare la rappresentanza degli interessi della Repubblica Argentina e dei suoi cittadini in territorio venezuelano, così come la custodia delle sedi della missione diplomatica, inclusi i suoi beni e archivi, come annunciato nel comunicato congiunto del 5 agosto 2024. Tale decisione è stata notificata agli Stati interessati tramite canali diplomatici.

Il Venezuela è stato costretto a prendere questa decisione a causa delle prove sull'utilizzo delle installazioni della missione diplomatica per la pianificazione di attività terroristiche e tentativi di omicidio contro il Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro Moros, e contro la Vicepresidente Esecutiva, Delcy Rodríguez Gómez, da parte dei fuggitivi della giustizia venezuelana che vi risiedono.

La Repubblica Bolivariana del Venezuela, in qualità di Stato ospitante, adotta questa misura in conformità e pieno rispetto con la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963.

Caracas, 7 settembre 2024

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 20:41:00 GMT
IN PRIMO PIANO
Zelensky: “È un peccato non poter attaccare il Cremlino”

Durante il Forum Ambrosetti in Italia, il leader ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso delle dichiarazioni che meritano una riflessione critica e profonda. Affermando che è "un peccato" che l'Ucraina non possa colpire il Cremlino a causa della mancanza di armi a lungo raggio, Zelensky ha lasciato il pubblico stupito, ma soprattutto ha messo in luce un atteggiamento estremamente pericoloso per la stabilità internazionale. Le sue parole, accolte con risate tra i presenti, sottintendono una drammatica sottovalutazione del rischio di escalation globale che un conflitto simile potrebbe causare.

Zelensky ha parlato in modo chiaro delle armi ricevute dall'Occidente, ringraziando i suoi alleati ma allo stesso tempo criticandoli. Ha lamentato il fatto che i missili occidentali forniti all’Ucraina hanno una portata limitata, dichiarando: "I missili occidentali forniti hanno solo 200 chilometri di raggio". Questa ammissione, sebbene tecnica, evidenzia come la guerra in Ucraina stia superando il solo intento di difesa del territorio nazionale, espandendosi verso una visione di attacchi più ambiziosi, volti direttamente a colpire il cuore della Russia.

Ancora più allarmante è stata la sua affermazione che "è un peccato che non possiamo attaccare il Cremlino". Parole che, per quanto apparentemente provocatorie, sottolineano la pericolosità delle richieste avanzate dal leader ucraino, il quale ha chiaramente esposto il desiderio di poter condurre attacchi diretti contro la leadership russa. La domanda che sorge spontanea è: fino a che punto Zelensky è disposto a spingere l’Ucraina e l'Occidente verso un’escalation irreversibile?

In un altro intervento alla base aerea di Ramstein, in Germania, Zelensky ha nuovamente fatto pressione sui suoi alleati della NATO, esortandoli a ignorare le linee rosse imposte dalla Russia. Ha dichiarato che "i tentativi della Russia di tracciare linee rosse semplicemente non funzionano" e ha spinto per l'adozione di una politica più aggressiva nei confronti di Mosca. A questo si aggiunge la sua denuncia di una presunta carenza di cooperazione e di risorse belliche, affermando: "Ora sentiamo che la loro politica sulle armi a lungo raggio non è cambiata, ma vediamo cambiamenti nei missili ATACMS, Storm Shadow e SCALP: c’è una carenza di missili e di cooperazione".

Queste parole indicano chiaramente come Zelensky voglia mettere sotto pressione i suoi partner internazionali, chiedendo più armi e meno limiti nella loro gestione. Ma quali sono i rischi di questa posizione? La politica di attacchi a lungo raggio contro il territorio russo, sostenuta da armi fornite dall’Occidente, potrebbe facilmente scatenare una risposta violenta da parte di Mosca. Non si può ignorare il fatto che la Russia, consideri a ragion veduta tali attacchi come una minaccia diretta al suo governo e alla sua sicurezza.

In questo contesto, l’atteggiamento di Zelensky appare non solo imprudente, ma anche estremamente pericoloso per la pace mondiale. Le sue richieste di missili più potenti e la sua insistenza nel voler oltrepassare quelle che definisce "linee rosse" potrebbero condurre a una catastrofe globale. La comunità internazionale dovrebbe riflettere attentamente prima di seguire ciecamente le richieste ucraine: alimentare una guerra senza limiti geografici e senza rispetto per i confini diplomatici potrebbe portare a una spirale di violenza incontrollabile.

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 15:55:00 GMT
NOTIZIE BREVI
Zakharova: "L'Occidente collettivo è un mostro insaziabile"

L'Occidente collettivo non si fermerà davanti a nulla per perseguire i propri interessi. Questo è quanto affermato dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ai microfoni del quotidiano Izvestia.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato così le parole del senatore repubblicano USA Lindsey Graham, che ha affermato di voler continuare ad aiutare l'Ucraina perché “è seduta su un trilione di dollari di minerali”.

L'Occidente ha avuto bisogno di minerali per tutti questi secoli. Da qui il colonialismo, la tratta degli schiavi, il razzismo, il nazismo e il fascismo, tutte le guerre e i conflitti. Lo stesso Occidente collettivo non si ferma davanti a nulla. È un mostro insaziabile che divora tutto ciò che trova sul suo cammino finché non viene fermato. È quello che stiamo facendo”.

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 15:22:00 GMT
IN PRIMO PIANO
Global Times - La cooperazione Cina-Africa dĂ  la spinta finanziaria di cui il continente ha bisogno

Global Times

La cooperazione Cina-Africa è stata molto utile per “dare la spinta finanziaria di cui l'Africa ha bisogno” in presenza di vincoli in termini di flussi di IDE dai Paesi occidentali, ha sottolineato sabato Nardos Bekele-Thomas, amministratore delegato dell'Agenzia di sviluppo dell'Unione africana-Nuovi partenariati per lo sviluppo dell'Africa (AUDA-NEPAD), a margine di un forum finanziario.

Dopo il Vertice 2024 del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC), conclusosi venerdì a Pechino, il giorno successivo si è tenuto un forum ospitato dall'Alleanza delle istituzioni finanziarie multilaterali africane (AAMFI) e dall'Unione Africana (UA), con il tema “Costruire ponti: Cooperazione per la crescita tra Cina e istituzioni finanziarie multilaterali africane”.

Nel corso dei decenni, i partenariati tra la Cina e le istituzioni finanziarie multilaterali africane (AMFI) si sono rafforzati, realizzando una proficua cooperazione nel guidare la trasformazione economica in tutto il continente africano.

Tuttavia, l'Occidente ha visto la cooperazione tra Cina e Africa attraverso la lente di una mentalità da guerra fredda. I media occidentali hanno dipinto i finanziamenti allo sviluppo forniti dalla Cina all'Africa come una “trappola del debito”.

“Questa non è la realtà. Alcune persone hanno deciso di vedere le cose in modo diverso, ma questo non significa che sia la realtà”. Albert Muchanga, commissario per il Commercio e l'Industria della Commissione dell'Unione Africana, ha risposto alle accuse occidentali di “trappola del debito” durante il forum. La realtà sul campo è che c'è stata una collaborazione sostanziale tra Africa e Cina, e i Paesi africani e la Cina sono impegnati a portare la collaborazione a livelli più alti. Questo è ciò che conta per i benefici del popolo africano e del popolo cinese, è una collaborazione vantaggiosa per tutti, ha osservato Muchanga.

Per quanto riguarda la verità sulla questione del debito in Africa, Bekele-Thomas ha spiegato che nel momento in cui l'Africa si stava espandendo in termini di crescita economica, è arrivato il COVID-19 e poi la crisi ucraina che ha interrotto le catene di approvvigionamento e creato inflazione, non solo in Africa, ma nel mondo intero.

Come partner strategico, la Cina sta aiutando alcuni Paesi africani a uscire dalla crisi del debito. E questo è molto utile. Soprattutto, è fondamentale costruire l'economia e renderla abbastanza forte da resistere agli shock. Siamo quindi molto contenti e orgogliosi che il nostro percorso sia quello di unire la Cina e l'Africa e di elaborare un piano concreto con dei risultati”, ha dichiarato Bekele-Thomas al Global Times.

Molti investimenti cinesi sono affluiti in Africa, quasi in tutti i Paesi africani che hanno relazioni diplomatiche con la Cina. Stanno generando posti di lavoro e promuovendo l'aggiunta di valore, che è fondamentale per l'industrializzazione dell'Africa, ha detto Muchanga.

Il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato giovedì che la Cina è pronta a lavorare con l'Africa per attuare 10 azioni di partenariato per far progredire insieme la modernizzazione.

Per attuare le 10 azioni di partenariato, il governo cinese fornirà 360 miliardi di yuan di sostegno finanziario nei prossimi tre anni, ha dichiarato Xi.

Questo significa che il denaro verrà utilizzato in modo produttivo. E certamente i flussi che arriveranno dalla Cina saranno utilizzati dagli Stati membri per aumentare i livelli di investimento nelle economie, in modo da promuovere livelli più elevati di crescita inclusiva e sviluppo sostenibile in tutto il continente africano, ha spiegato Muchanga.

La visione è che la cooperazione Cina-Africa crescerà con il dinamismo e continuerà a progredire, ha aggiunto.

(Traduzione de l'AntiDiplomatico)

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 15:05:00 GMT
NOTIZIE BREVI
Venezuela e Vietnam riaffermano i legami di cooperazione

Nell'ambito della celebrazione del 79° anniversario dell'indipendenza della Repubblica Socialista del Vietnam, il Ministro degli Esteri della Repubblica, Yván Gil, ha sottolineato la cooperazione globale che esiste tra le due nazioni dall'avvento della Rivoluzione Bolivariana.

Il ministro degli Esteri ha sottolineato l'esempio che il popolo vietnamita ha dato al mondo nella sua lotta contro l'imperialismo statunitense.

Ha inoltre postato sui suoi network che “siamo Paesi con un'amicizia e una cooperazione di grande importanza per lo sviluppo dei nostri popoli e per la lotta antimperialista globale”. Lo ha affermato in un messaggio pubblicato sul suo account Instagram, dove ha aggiunto alcune immagini dello sviluppo di questa attività a Caracas.

Infine, “fin dall'inizio della Rivoluzione Bolivariana, il presidente e Comandante Eterno, Hugo Chávez, ha sempre guidato l'esempio del Vietnam, che ha insegnato al mondo e alla storia cosa può fare un popolo, un piccolo popolo rispetto agli imperi che ha dovuto affrontare”, ha detto Gil durante questo incontro in cui entrambe le nazioni hanno professato il loro affetto e l'intenzione di continuare a fecondare questo rapporto di amicizia con il Vietnam e la sua cooperazione.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Yván Gil Pinto (@yvan.gilpinto)

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 14:35:00 GMT
NOTIZIE BREVI
Putin: "Mosca è il cuore della Russia"

Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con i moscoviti per il City Day, definendo la capitale un simbolo e una roccaforte affidabile dello stato russo.

Ha osservato che Mosca è tra le migliori megalopoli del mondo in termini di qualità della vita.

Mosca è senza dubbio una delle migliori megalopoli del mondo”, possiamo dire con sicurezza, “sia in termini di qualità della vita che di opportunità di autorealizzazione dei suoi residenti. Qui, strutture produttive innovative, centri scientifici ed educativi si combinano armoniosamente con musei unici, sale da concerto e i nostri santuari spirituali e storici”, ha affermato il leader russo in un concerto di gala a Zaryadye.

Putin ha sottolineato che la capitale russa è diventata il centro più importante per lo sviluppo delle tecnologie senza pilota.

"La maestosa Mosca con la sua cupola dorata era e rimane il cuore della Russia", ha sottolineato il presidente.

Il leader russo ha aggiunto che i residenti di Mosca hanno sempre sentito profondamente la responsabilità per la loro patria, hanno dato un esempio di amore per essa e hanno compiuto imprese lavorative e militari. Oggi migliaia di moscoviti combattono nella zona delle operazioni speciali e le imprese di capitale hanno aumentato la produzione per le esigenze del distretto militare settentrionale e rafforzando la sovranità tecnologica della Russia.

In precedenza, il sindaco della città, Sergei Sobyanin, si era congratulato con i moscoviti per l'877esimo anniversario della capitale.

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 14:19:00 GMT
OP-ED
Grave disinformazione sul Venezuela. La mia email (senza risposta) all'Ansa

 

di Francesco Fustaneo

 
“La Colombia chiede l'arresto di Maduro alla Corte internazionale - Al tribunale dell'Aia una risoluzione approvata dal parlamento”: così titolava un articolo pubblicato dall'Ansa il 04 settembre scorso. Nella parte introduttiva si rincarava la dose: “Il parlamento della Colombia ha approvato all'unanimità una mozione in cui sollecita il Tribunale penale internazionale dell'Aia (Tpi) a emettere un mandato di arresto contro contro il presidente venezuelano Nicolás Maduro”.
 
A ruota poi nel pezzo (attribuito alla Redazione) si citava un video pubblicato dai social dalla senatrice Paloma Valencia.
 
La notizia (https://archive.is/UQ6YP) sarebbe poi a breve stata ripresa da altre testate giornalistiche .
 
In generale sull'argomento Venezuela, per chiare motivazioni di carattere geopolitico la disinformazione in tempi non sospetti l'ha fatta da padrone e qualche dubbio su quanto scritto l'altro giorno dall'Ansa, nonostante si avvalga del logo “Ansa check-notizie di origine certificata” nei suoi articoli, a questo giro l'abbiamo avuto in molti.
 
Non si è fatto scrupoli dal canto suo il CRED. ( Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia), che fa parte del Gruppo d’intervento giuridico internazionale (GIGI) con la mission di agire nel mondo a tutela dei diritti dei difensori dei diritti umani, specie avvocati, e di osservazione democratica sia nei processi sia giudiziari che elettorali, a bollarla letteralmente come fake news mettendo in evidenzia come “l’approvazione da parte del Parlamento colombiano, mai avvenuta, è stata autocertificata dalla redattrice della lettera, tale congressista colombiana Paloma Valencia, in un video auto-prodotto”: (https://credgigi.it/nuove-colossali-bufale-sul-venezuela/).
 
Effettivamente sono diverse le incongruenze che saltano all'occhio leggendo il pezzo; la mancata citazione di documenti e fonti ufficiali hanno poi insospettito anche il sottoscritto che ha deciso di scrivere una mail, il cui contenuto riporto a seguire, alla redazione giornalistica dell'Ansa, alla sua sezione esteri e alla redazione Ansa di Bogotà per richiedere ragguagli e una verifica di quanto da loro pubblicato.
 
Spett.le Ansa,
Avendo letto il vostro articolo del 04-09-2024 di cui riporto il link a seguire: https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/mondo/2024/09/04/la-colombia-chiede-larresto-di-maduro-alla-corte-internazionale_c04ad3e3-cdcd-49ed-a677-52177acf4c77.html
sono rimasto assai sorpreso.
Dal titolo si evince un' ufficialità della richiesta da parte colombiana, che viene poi sottolineata dall’apertura dell’articolo, dal periodo :”Il parlamento della Colombia ha approvato all'unanimità una mozione in cui sollecita il Tribunale penale internazionale dell'Aia (Tpi) a emettere un mandato di arresto contro contro il presidente venezuelano Nicolás Maduro”.
 
Vi chiedo dunque se avete verificato la veridicità della notizia, perché non elencate nessun documento ufficiale che pure se un passaggio parlamentare ci fosse realmente stato (addirittura votato all’unanimità, dato che dovrebbe impensierire) dovrebbe essere reperibile. .
Di questa notizia , altro aspetto curioso, non si trova poi menzione nelle principali testate della stampa colombiana.
Su un sito argentino si apprende che la richiesta da indirizzare alla Corte penale internazionale sia stata sottoscritta da 30 congressisti colombiani su 296. L’approvazione da parte del Parlamento colombiano non risulta però sia avvenuta e si trova davvero poco in rete, a parte il video e le affermazioni dalla redattrice della lettera, tale congressista colombiana Paloma Valencia, in un video auto-prodotto.
Sperando che tali dubbi siano dissipati come una corretta verifica delle fonti richiede , spero che possiate fornire dei riscontri per l’autorevolezza che un’Agenzia di stampa come la vostra dovrebbe sempre avere. Di contro qualora appuriate la vicenda non corrisponda al vero , si confida possiate operare una rettifica.
 
Cordialmente
Francesco Fustaneo
 
( Giornalista pubblicista e vostro lettore)
 
A più di ventiquattro dall'invio della mail dagli uffici dell'Ansa non è pervenuta alcuna risposta.
 
Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 14:00:00 GMT
NOTIZIE BREVI
Il presidente iraniano ha in programma di partecipare al vertice BRICS a Kazan

Il Presidente iraniano Masoud Pezeshkian parteciperà al vertice BRICS di Kazan, dove intende incontrare il leader russo Vladimir Putin, ha dichiarato alla TASS l'ambasciatore iraniano in Russia Kazem Jalali.

“Credo che parteciperà al vertice dei BRICS a Kazan. Ci stiamo preparando per questa visita in modo che sia utile e di successo per le nostre relazioni bilaterali”, ha affermato l'ambasciatore.

“Per quanto riguarda le relazioni bilaterali, è previsto un incontro con il leader russo Vladimir Putin, così come incontri bilaterali con altri leader e con la comunità iraniana e un discorso al vertice”, ha aggiunto.

Un accordo su un partenariato strategico globale tra Iran e Russia potrebbe essere firmato al vertice BRICS di Kazan, il documento è stato finalizzato, ha poi dichiarato Jalali.

“Possiamo anche rimandare la firma di questo documento a un incontro separato, a Teheran o a Mosca. Si sta lavorando su questo, si stanno valutando due opzioni. Non è stata ancora presa una decisione”.

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 13:51:00 GMT
EXODUS
RITORNO A BERLINO SULLA FRONTIERA ORIENTALE

 

Comincia oggi un tour di due settimane tra Berlino e Istanbul durante il quale terrò 2 concerti (a Istanbul), 1 proiezione dell'Urlo (a Berlino) e diverse sessioni di registrazione con altrettanti musicisti in vista del nuovo album "La caverna" (puoi contribuire qui alla produzione dell'album:
https://www.gofundme.com/f/la-caverna-un-album-musicale-di-michelangelo-severgnini).

(Segui anche la mia nuova pagina con gli appuntamenti musicali: https://www.facebook.com/profile.php?id=61564668662583)

Manco da Berlino da 4 anni. L'ultima volta fu durante le settimane di inizio pandemia, febbraio 2020.

Le riprese dell'Urlo erano da poco finite. E ad ostacoli si aggiungevano ostacoli.

Ho vissuto a Berlino dal 2015 al 2017.

Arrivato con la diaspora di artisti turchi che lasciavano la Turchia, dove fino a quel momento dal 2008 avevo vissuto.

In quegli anni diedi vita ad un progetto musicale che si chiamava "Berlin Bagdad Bahn" (ascolta qui alcuni pezzi: https://m.youtube.com/channel/UCWgPhnfigFwNEoMtou2ro3w/videos; qui invece uno storico concerto a Berlino:
https://m.youtube.com/watch?v=LspMARxSB_k).

Per chi non lo sapesse, la linea del treno (bahn) tra Berlino e Baghdad fu una chimera di inizio '900.

L'impero germanico in accordo con quel che rimaneva dell'Impero ottomano ormai prossimo al tracollo, firmarono un accordo per collegare Berlino e Baghdad via treno, anzi Amburgo con Bassora, cioè il Mare del nord con l'Oceano indiano.

Questo progetto non fu mai portato a termine, perché Francia e Inghilterra non lo permisero.

L'Impero ottomano si sgretolò, il Medio Oriente fu spartito appunto tra Francia e Inghilterra e la Germania muta, perché perse la prima guerra mondiale e l'Impero ottomano si dissolse niente meno.

Tutto per non unire Berlino e Baghdad con un treno.

In quegli anni in cui vissi a Berlino ero convinto, da Italiano, che unire in via pacifica Berlino e il Medio Oriente, fosse una colonna per la pace e la prosperità di tutta l'area.

E che a inizio '900, germanici e ottomani non l'avessero pensata male.

E infatti gli Inglesi si misero di mezzo e i Francesi appresso.

Berlino e Istanbul sono tra le due città più importanti della mia vita, per questo decisi di unirle con un progetto musicale che attraversava con un filo rosso la musica dall'Iraq alla Germania, passando da Turchia e Balcani. E tutto tornava.

Sapere che quest'asse è sano e prospero è un'ottima notizia per me Italiano, perché quello è il filtro tra noi e l'Oriente. 

Non vedo Berlino da 4 anni ma immagino la crisi di identità in cui parte della popolazione si trovi. Dopo gli anni della trasformazione urbanistica, dell'economia galoppante, del globalismo sfrenato e, lasciatemelo dire, anche del dibattito militarizzato, che sta succedendo ora?

La BSW è la nuova realtà politica in Germania, è quel sussulto di est, di Oriente, che si è fatto sentire e che sta dicendo no.

È quell'Oriente naturalmente connaturato nell'anima tedesca e che spinse l'Impero germanico a trovare alleanze nell'Impero ottomano, ma che spinse anche la DDR sui percorsi dell'URSS.

Il tributo di sangue lasciato dai Russi in Germania è ben radicato nella storia dei cittadini dell'est, in quelli dell'ovest e nelle nuove generazioni non c'è traccia.

Per questo quello di Bündnis Sahra Wagenknecht è un sussulto. 

Si può fare adesso, in questa ultima generazione. La prossima è già tardi.

Il momento per riprendere i fili del discorso con l'Oriente è adesso.

La Turchia, da par suo, dove mi recherò settimana prossima, ha annunciato di aver fatto richiesta di ingresso nei Brics.

Insomma la frontiera orientale è in fermento, non è solo la sanguinante Ucraina.

La frontiera orientale è un luogo dove tante cose si muovono e dove ricomporre le alchimie sarà nei prossimi tempi un imperativo categorico. 

Se la dottrina americana ha deciso di fare tabula rasa di un asse vitale per la salute di noi Europei, ci sono alcuni Europei che a quell'Oriente ci sono legati da un filo ancestrale che nessuna politica può sopprimere.

Questo lavoro, questo album musicale in lavorazione, "La caverna", racconta anche di questo, di questo oscurantismo, di questi tempi bui.

E di una luce naturale che naturalmente illumina la via.

Si parte: verso Oriente, passando da Nord!

———

LA CAVERNA
Un album musicale di Michelangelo Severgnini.

Dodici scalini al di là delle torce dell’inganno.

https://www.gofundme.com/f/la-caverna-un-album-musicale-di-michelangelo-severgnini

———

Ascolta qui gli altri miei album:

https://open.spotify.com/album/3MWkzeTZb4nhrVgL3EyxR9

https://michelangelosevergnini.bandcamp.com/

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 12:00:00 GMT
OP-ED
Summit 2024 FOCAC: roadmap per cooperazione successiva


Una finestra aperta - CRI.CN







Il Summit 2024 del Forum sulla cooperazione Cina-Africa si è tenuto a Beijing dal 4 al 6 settembre. In tale occasione, Cina e Africa hanno raggiunto un chiaro accordo politico sul rafforzamento della cooperazione a tutto tondo, adottando all’unanimità due importanti documenti, ossia la “Dichiarazione di Beijing” e il “Piano d’azione”. La relazione complessiva tra Cina e Africa è stata trasformata in una comunità dal futuro condiviso per ogni tempo nella nuova era. Sono state chiarite le sei principali proposte affinché Cina e Africa uniscano le forze per promuovere la modernizzazione, e sono stati annunciati 10 diversi piani d’azione di partnership, in modo da tracciare la direzione degli sforzi e i relativi percorsi di attuazione della modernizzazione per entrambe le parti.

L’amicizia sino-africana ha una lunga storia  e ha colto risultati fruttuosi grazie alla cooperazione: la ferrovia Mombasa-Nairobi attraversa vaste praterie, l’edificio del quartier generale del Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie è stato costruito; la Cina è rimasta il principale partner commerciale dell’Africa per 15 anni consecutivi, e le aziende cinesi hanno creato oltre 1,1 milioni di posti di lavoro in Africa negli ultimi tre anni.…

Nei prossimi tre anni, la Cina è intenzionata a collaborare con l’Africa per realizzare 10 diversi piani d’azione di partnership per promuovere congiuntamente la modernizzazione, ognuno dei quali, con obiettivi specifici, rappresenta un’azione pragmatica. 30 progetti di connettività infrastrutturale, 1000 progetti “piccoli e belli” per il sostentamento delle persone, 20 progetti medici e antimalaria, un’area dimostrativa di circa 6667 ettari, 500 esperti agricoli, 30 progetti di energia pulita... queste pratiche, legate alla vita delle persone, sono proprio ciò di cui l’Africa ha bisogno per portare avanti la sua modernizzazione.

La piattaforma di scambio sino-africana sulle esperienze di governance, la rete sino-africana di conoscenza per lo sviluppo, il centro di ricerca sino-africano, l’alleanza ospedaliera, l’alleanza per l’innovazione tecno-scientifica agricola  e la piattaforma di allarme rapido meteorologico… questi progetti riflettono gli sforzi della Cina per sostenere lo sviluppo sostenibile dell’Africa. La Cina ha deciso di concedere il trattamento di tariffe zero a tutti i paesi meno sviluppati che allacciano relazioni diplomatiche con la Cina, inclusi 33 paesi africani, sul 100% delle voci fiscali, il che trasforma il grande mercato cinese in una grande opportunità per l’Africa. Pertanto, la Cina è il primo grande paese in via di sviluppo e la principale economia mondiale ad attuare questa misura. In merito, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, presente al summit su specifico invito, ha affermato che la cooperazione della Cina con l’Africa è di grande importanza. È coerente con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e dell’Agenda 2063 dell’Unione africana.

Durante quest’edizione del summit, Cina e Africa hanno espresso all’unanimità la volontà comune di promuovere la costruzione congiunta di alta qualità della “Belt and Road” e di attuare le iniziative di sviluppo globale, sicurezza globale e civiltà globale. Lavorando insieme, Cina e Africa potranno unire l’imponente forza dei loro oltre 2,8 miliardi di abitanti, portando una grande modernizzazione del Sud Globale e scrivendo un nuovo capitolo nella costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso.

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 10:00:00 GMT
OP-ED
Le parole di Draghi sulla fine dell'UE e l'insegnamento di Gunther Anders

di Pierluigi Fagan*


Nel post dell’altro giorno, a seguito degli avvenimenti elettorali recenti che però sono solo l’epifenomeno visibile e concreto di un sottostante più complesso, riprendendo analoga domanda formulata qualche mese fa, ci domandavamo: “Siete sicuri che da qui all’anno prossimo avremo ancora l’euro e l’UE come la conosciamo?”.

Ieri Mario Draghi ha anticipato le risultati del suo Rapporto sulla competitività europea al Parlamento europeo, anticipando il giudizio finale con cui accompagnerà la presentazione ufficiale la prossima settimana: “Per chiudere vorrei dirvi una cosa: se non si fanno queste riforme, se non si interviene seguendo questa direzione, l’Europa è finita. Lo ripeto: è finita.”



I contenuti del Rapporto che si presenterebbe come ultima grande e profonda possibilità di riformare l’UE, sarebbero: il ritardo nella capacità di innovazione, l’aumento dei prezzi dell’energia, la mancanza di manodopera specializzata, la necessità di accelerare rapidamente il processo di digitalizzazione e di rafforzare urgentemente le capacità di difesa comune dell’Europa. Riforme che poi arriverebbero a toccare anche la forma istituzionale stessa dell’UE, tipo il rapporto decisionale tra Commissione e Parlamento. Riforme, a detta dello stesso Draghi: rapide e senza precedenti.

In genere, ma conoscendo il punto di vista specifico di Draghi rispetto queste questioni, le riforme costano ovvero a parte le difficoltà insite nei contenuti e nelle forme del progetto riformista “ampio, rapido e profondo”, c’è da considerare che tutto ciò arriverà a proporre anche nuove, necessarie, forme di debito comune, altrimenti nulla di tutto ciò potrà esser fatto.

Stante le analisi fatte sulla situazione politica, economica e sociale soprattutto in Germania ma anche in Francia, ma ce ne è anche una più ampia e non meno preoccupante che riguarda l’estensione massima del subcontinente (asse Nord-Sud ed Est-Ovest) dei 27, la forza e lo spessore di leader come Scholz e Macron, questo implicito “più Europa” che va decisamente contro sia le aspettative del FN in Francia e di AfD in Germania ed al netto sia di perturbazioni esterne (Trump) che di senso realista (quanto tempo è necessario per avere questo tipo di riforme coordinate e costose che diano concreti risultati?), le chance concrete del progetto Draghi sono semplicemente nulle.

Naturalmente sarà una fine più o meno rallentata, negata, ostinatamente post-posta e quanto più s’allungherà il brodo tanto peggio sarà per tutti noi.

Poiché il nostro stupido non è e tutto ciò lo sa meglio di me che scrivo e voi che leggete, quale altro progetto di UE 2.0 o qualcosa di simile, si sta pensando per il dopo? Con chi? In che termini?

Sono tempi complessi e penso che politicamente, chi ha l’intelligenza per farlo, dovrebbe riflettere in profondo su come affrontare il futuro. Qualcuno gioirà all’idea di un collasso dell’attuale UE, qualcun altro sta già pensando al dopo probabilmente ad un UE 2.0 (senza l’euro, ad esempio), i più non sanno nulla di cosa sta succedendo o potrà succedere, siamo tutti -in genere- troppo schiacciati sull’attualità e carenti di visione complessiva.

Saranno tempi difficili e l’evidente sotto-dotazione culturale che c’è in Europa, a vari livelli ed a cominciare ad esempio dagli intellettuali, non dà grandi speranze. Quindi, consiglio anche chi potrà trarre qualche soddisfazione da questa inclinazione pessimista sul futuro dell’attuale Unione europea a riflettere meglio. Se sarà “si chiude una porta e si apre un portone” o un “dalla padella alla brace”, dipenderà da molti fattori, alcuni di caratura internazionale (USA, Cina, Russia, BRICS etc.). Tuttavia riflettere con maggiore serietà e competenza sul tipo di futuro non solo auspicabile, ma praticabile, dovrebbe essere priorità di tutti noi.

Per evitare, come diceva Gunther Anders, che il mondo continui a cambiare ma senza di noi.
 
 
* Post Facebook del 6 settembre 2024
 
 
Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 09:00:00 GMT
OP-ED
Andrea Zhok - Usa, Israele e quei toni da sicari della mafia


di Andrea Zhok*

Ieri il senatore americano Lindsey Graham ha proclamato in diretta televisiva l'intenzione (si presume a nome dell'amministrazione americana) di uccidere il leader di Hamas Yahya Sinwar: "Sinwar, noi non abbiamo intenzione di metterti sotto processo, noi ti uccideremo."


 
Tralasciamo bazzecole come il fatto che negli stessi contesti in cui chiudono un sito di analisi geopolitica come "The Cradle", con l'accusa di "fomentare l'odio", poi ritroviamo serenamente ministri come l'israeliano Ben Gvir o senatori come Graham a promettere a reti unificate eccidi o assassini.

Ciò che credo meriti un'adeguata valutazione è il fatto che questi toni da sicari della mafia si trovano a livello istituzionale soltanto in alcuni specifici contesti, ovvero nell'ambito della politica americana e israeliana. Toni simili li si può trovare occasionalmente nei filmini Home Made di qualche tagliagole islamista o nei proclami dell'ISIS (e qualcuno direbbe che è una conferma di chi c'è davvero dietro l'ISIS), ma a livello ufficiale, istituzionale, governativo non mi vengono in mente altre nazioni, neanche proverbiali "stati canaglia" che si permettano queste uscite.

E, naturalmente, questa non è semplicemente una questione di buona educazione né di parole fuori controllo.

Si tratta di qualcosa di molto più concreto, perché sia gli USA che Israele adottano da tempo, sistematicamente, la forma dell'assassinio politico come forma ordinaria di lotta sul piano della politica internazionale.

C'era un tempo, negli anni '70, in cui queste forme "sbrigative" di trattare gli avversari politici venivano ancora in parte negate o coperte. Ma oramai da tempo qui non c'è più nessun segreto. Non solo perché assassini politici e rovesciamenti di regime di mezzo secolo fa (soprattutto in America Latina) sono stati desecretati e ci hanno fatto sopra pure un bel po' di cinematografia, ma soprattutto perché la brutalità della minaccia di morte pubblica, da parte di chi ha ovviamente i mezzi per farlo, è oramai un mezzo ordinario per esprimere il proprio potere contrattuale sul piano internazionale. Semplicemente oggi l'ultimo velo di pudore è stato strappato.

In questo contesto la posizione israeliana è particolarmente interessante e delicata. Israele ha avuto sin dalle origini un atteggiamento, diciamo, di conclamata insofferenza per il "diritto internazionale". Per ragioni storiche questo è comprensibile, avendo vissuto negli anni '30 e '40 molte situazioni in cui apparenti formalismi del diritto internazionale avevano consentito, e talvolta facilitato, le pratiche genocidarie cui il popolo ebraico è stato sottoposto. E' su questa base che negli anni successivi gli interventi dei servizi segreti israeliani in violazione del diritto internazionale non hanno smosso molto le coscienze: per prendere un caso esemplare, si pensi al rapimento di Eichmann nel 1960 a Buenos Aires. Certo, si trattava di una palese violazione del diritto internazionale, ma visto che da una parte c'era un carnefice e dall'altra le sue vittime, nessuno fece troppi problemi e anche lo stato argentino considerò chiuso il caso in fretta.

Nel rapporto tra diritto e giustizia c'è sempre un sottile e problematico rapporto, tale per cui la lettera della legge può essere forzata in presenza di una chiara percezione di quale sia "la cosa giusta" da fare. Si tratta di una tendenza umana, comprensibile, di cui non ci si deve stupire.

Ma naturalmente, come sempre accade nella storia, l'equilibrio, la proporzione, la "prudentia" latina, la "phronesis" greca sono parte essenziale della sostanza di cosa conti come giusto o come sbagliato.

Nel corso del tempo questo atteggiamento sbrigativo, "pragmatico", presente per ragioni diverse sia nella tradizione americana (il Far West), sia nelle recente storia dello stato di Israele, ha preso in sempre maggior misura il sopravvento.
 
Anche qui, le ragioni di questo sviluppo non sono particolarmente misteriose. Gli USA a livello mondiale e Israele nell'area medioorientale (grazie al sostegno USA) sono stati a lungo le potenze militari di gran lunga più forti. E l'abbinamento tra 1) il possesso di una forza superiore e 2) il sentirsi svincolati da forme di diritto diverse dal proprio senso di giustizia, è un pessimo viatico per la preservazione di un qualche senso morale.

Potersene infischiare sistematicamente del "diritto internazionale", salvo quando selettivamente applicabile ai propri avversari, è una caratteristica dominante che accomuna la politica estera americana e israeliana, in particolare negli ultimi decenni.

Ciò che purtroppo sfugge a tutto l'Occidente, e in particolare a quella malinconica colonia americana che è diventata l'Europa, è che questo atteggiamento abusante e privo di scrupoli viene percepito in maniera acuta nel resto del mondo. Più precisamente, in tutte le parti del mondo che non siano rivestite della cappa mediatica edulcorante dei media occidentali.

Noi vediamo film americani in cui famiglie del Wisconsin si chiedono, tra un corn flake e l'altro, "il perché di tanto odio" nei loro confronti. Vedono scene di bandiere americane (risp. israeliane) date alle fiamme e non capiscono perché gente così brava e buona come loro, che si alza ogni mattina per andare al lavoro, dovrebbe essere così ferocemente odiata.

Sarà razzismo? Sarà invidia? Valli a capire questi barbari.

In questo contesto i più tristi di tutti sono gli europei, che non hanno nemmeno il beneficio di coltivare una tale credenza nel proprio interesse.
Noi siamo la claque, le pom pom girls dell'impero americano.

Ciò che inesorabilmente avverrà è che gli equilibri della storia cambiano, che chi per 70 anni è stato in una posizione non sfidabile, verrà ricondotto a una posizione di commensurabilità nei rapporti di forza.

E quando questo accadrà tutto il risentimento accumulato troverà la propria espressione, probabilmente colpendo di più incolpevoli famiglie del Wisconsin o di Tel Avviv o di Busto Arsizio che i ministri e senatori e giornalisti che hanno nutrito irresponsabilmente questa violenta cecità.


*Post Facebook del 6 settembre 2024

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 09:00:00 GMT
OP-ED
Ammiel Alcalay - Gaza: L'“esposizione” degli orrori della prigione mira a spostare l'attenzione dai più ampi crimini di Israele

 

di Ammiel Alcalay* - MiddleEastEye

Lo stupro e la violenza sessuale sono strumenti di lunga data nell'arsenale israeliano per soggiogare la popolazione palestinese colonizzata.

Nel bene e nel male, il film di quasi-propaganda Casablanca del 1942, con il suo cast stellare guidato da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, è stato un punto fermo dell'accesso della mia generazione alle sale cinematografiche che proiettavano film classici, indipendenti e stranieri negli Stati Uniti tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70.

Chiamato a chiudere un'operazione di gioco d'azzardo gestita dall'americano Rick Blaine (interpretato da Bogart), il capitano della polizia francese Louis Renault (interpretato da Claude Rains) pronuncia una frase che è diventata uno slogan dei tempi per riferirsi alla palese ipocrisia e corruzione.

Sebbene il suo cuore sia con la resistenza, Renault lavora per Vichy e, pur dovendo chiudere il club, vuole anche incassare. Mentre fischia forte per chiamare i rinforzi, Renault urla a Blaine: “Sono scioccato, scioccato di scoprire che qui si gioca d'azzardo” - e Ugarte, il personaggio interpretato da Peter Lorre, consegna rapidamente al capitano le sue vincite.

Non riesco a contare il numero di volte in cui questa scena e queste parole mi sono passate per la testa mentre guardavo le reazioni all'assalto genocida di Israele a Gaza.

Sebbene sia quasi impossibile collocare le atrocità in una qualche gerarchia, lo “shock” pubblico per le pratiche israeliane di rapire i civili palestinesi e torturarli nei modi più indicibili, compreso l'uso comune e di lunga data della violenza sessuale e dello stupro, può mettere in prospettiva queste finte reazioni. Nel bene e nel male, il film di quasi-propaganda Casablanca del 1942, con il suo cast stellare guidato da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, è stato un punto fermo dell'accesso della mia generazione alle sale cinematografiche che proiettavano film classici, indipendenti e stranieri negli Stati Uniti tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70.

Chiamato a chiudere un'operazione di gioco d'azzardo gestita dall'americano Rick Blaine (interpretato da Bogart), il capitano della polizia francese Louis Renault (interpretato da Claude Rains) pronuncia una frase che è diventata uno slogan dei tempi per riferirsi alla palese ipocrisia e corruzione.

Sebbene il suo cuore sia con la resistenza, Renault lavora per Vichy e, pur dovendo chiudere il club, vuole anche incassare. Mentre fischia forte per chiamare i rinforzi, Renault urla a Blaine: “Sono scioccato, scioccato di scoprire che qui si gioca d'azzardo” - e Ugarte, il personaggio interpretato da Peter Lorre, consegna rapidamente al capitano le sue vincite.

Non riesco a contare il numero di volte in cui questa scena e queste parole mi sono passate per la testa mentre guardavo le reazioni all'assalto genocida di Israele a Gaza.

Sebbene sia quasi impossibile collocare le atrocità in una qualche gerarchia, lo “shock” pubblico per le pratiche israeliane di rapire i civili palestinesi e torturarli nei modi più indicibili, compreso l'uso comune e di lunga data della violenza sessuale e dello stupro, può mettere in prospettiva queste finte reazioni.

Dato che lo stupro e la violenza sessuale sono strumenti consolidati nell' armamentario israeliano per soggiogare la popolazione palestinese colonizzata, che risalgono alla creazione dello Stato durante la Nakba, è logico che i titoli della propaganda nella storia del 7 ottobre siano accuse di violenza sessuale sistematica da parte di combattenti palestinesi contro israeliani.

Abbiamo imparato abbastanza su come funziona la propaganda israeliana per capire che le stesse cose che il regime cerca di nascondere su se stesso, sono quelle che tende a proiettare su coloro che combattono contro di lui.

Propaganda implacabile

Al di fuori della forza bruta, sia militare che economica, e della propaganda incessante che satura tutti gli aspetti della vita, ci sono altri due modi significativi in cui le egemonie liberali mantengono il controllo e il potere, in particolare negli Stati Uniti. Il più pervasivo, forse, è lo spostamento della politica da qualche altra categoria, che si tratti di “valore civile”, di varie forme di “eccezionalismo” o, più perniciosamente, dell'espediente “umanitario”.

Stiamo assistendo a tutti questi processi in azione nell'abilitazione americana del genocidio di Israele a Gaza. La carestia e le epidemie progettate, la demolizione intenzionale di ogni forma di infrastruttura e persino la stessa tortura non sono più questioni politiche, ma vengono trasformate in problemi “umanitari”, come se fossero il risultato di un terremoto e non di una politica calcolata.

Una popolazione lasciata indifesa diventa così un caso di carità e coloro che tentano di difendere il proprio popolo sono considerati terroristi. Sebbene questi siano processi familiari che si sono svolti storicamente in molti tempi e luoghi diversi, non abbiamo mai assistito all'intero scenario dal vivo, in tempo reale, o siamo stati in grado di testimoniare livelli così colossali di ingiustizia e ipocrisia con una chiarezza così incrollabile.

L'altro modo in cui funziona l'egemonia liberale, in particolare negli Stati Uniti, è il contenimento: restringendo lo spettro delle possibilità e del pensiero disponibili, pienamente incarnato dal sistema bipartitico ormai ossificato e inguaribilmente corrotto, ma evidente ovunque in quello che l'ex analista della CIA Ray McGovern ha soprannominato il complesso MICIMATT (Military-Industrial-Congressional-Intelligence-Media-Academia-Think-Tank).

Ciò è aumentato in modo esponenziale con la “guerra al terrore” successiva all'11 settembre, in cui il mondo e tutte le sue popolazioni sono state suddivise secondo categorie utili al dominio a tutto campo degli Stati Uniti e all'istituzionalizzazione della guerra infinita.

In un passaggio cruciale di cui ho scritto molte volte ma che non ho mai visto analizzato da nessun altro, il rapporto ufficiale della Commissione sull'11 settembre ha rilevato che “gli attacchi hanno rivelato quattro tipi di fallimenti: nell'immaginazione, nella politica, nelle capacità e nella gestione”. E continuava: “Considerare ciò che non è stato fatto suggerisce possibili modi per istituzionalizzare l'immaginazione... È quindi fondamentale trovare un modo per routinizzare, persino burocratizzare, l'esercizio dell'immaginazione”.

Piuttosto che essere predittivo di un futuro orwelliano, questo passaggio mi è sempre sembrato descrittivo, confermando ciò che era già stato ampiamente messo in atto e che si sarebbe solo radicato in tutti gli aspetti della società statunitense, per poi essere rigorosamente esportato - attraverso il potere morbido o bruto - man mano che la “guerra al terrorismo” procedeva.

Privo di umanità

Naturalmente, la preparazione e la pre-programmazione della “guerra al terrore”, attraverso decenni di immagini incessanti, ha puntato i riflettori sui “civili innocenti” uccisi da “terroristi” impazziti, spesso palestinesi e quasi sempre musulmani.

Questi spettri erano privi di politica, storia, economia o qualsiasi altro fattore - compresa, ironia della sorte, la loro umanità, anche se le potenze egemoniche sono fin troppo pronte a lasciare che queste comunità diventino “umane” una volta che sono state private di acqua, cibo, medicine, riparo, figli, genitori, nonni e tutto ciò che le ha rese umane in primo luogo.

La chiave è il continuo dominio della narrazione, anche se ciò significa esporre i propri crimini. L'egemone è pronto a puntare i riflettori sui propri peccati, purché ciò che viene esposto distolga l'attenzione da crimini più gravi o da forme di resistenza. In questo senso, le “rivelazioni” delle torture nel centro di detenzione di Sde Teiman assomigliano molto alle rivelazioni dei crimini statunitensi ad Abu Ghraib, ma non nel modo in cui vengono solitamente considerate.

Umiliazioni di routine, ricatti, rapimenti casuali, imprigionamenti senza accuse e torture: insieme ai “dati di fatto” sotto forma di confische di terre, demolizioni di case e colonizzazioni, questo è il collante che tiene insieme l'occupazione israeliana.

Nessun palestinese è indenne. Secondo stime che non sono nemmeno aggiornate all'attuale ondata di violenza, circa il 70% delle famiglie palestinesi ha avuto uno o più membri della famiglia condannati al carcere per attività anti-occupazione.

Tutto questo, ovviamente, non è una novità. Ma proprio come le rivelazioni sulle torture ad Abu Ghraib nel 2004 hanno spostato l'attenzione dai movimenti e dalle testimonianze dei prigionieri in Palestina, Marocco, Siria e in altre parti del mondo arabo agli Stati Uniti e alle loro malefatte, anche la “rivelazione” delle atrocità a Sde Teiman ha il sapore di una tattica per spostare l'attenzione.

Edificio in disfacimento

Da cosa, esattamente, si sta spostando l'attenzione? Nonostante l'ovvio trauma personale che comporta l'essere sottoposti a tortura, l'esperienza carceraria in Palestina e in tutto il mondo arabo è, in primo luogo, un'esperienza politica.

Invece di essere aiutati a comprendere questo fatto, ci viene fornito uno spettro molto limitato di riflessioni consentite. Si va da “Israele che perde l'anima” a spettacoli voyeuristici sul degrado della società israeliana.

I palestinesi vengono rappresentati come vittime, cosa che certamente fanno in questi casi. Ma questo finisce per equiparare la psicopatologia dello Stato israeliano a un “disastro naturale” che in qualche modo riesce a distruggere i sistemi idrici, le case, gli ospedali, le università e tutto ciò che incontra sul suo cammino - compresi il maggior numero possibile di donne e bambini - in modo calcolato e sistematico.

Da nessuna parte ci viene dato spazio per pensare o capire che la tortura è, ed è stata a lungo, una politica chiave per l'occupazione israeliana; che è una caratteristica potenziale della vita di ogni palestinese, perché si tratta di una popolazione colonizzata sotto il controllo di un regime militare dispotico - uno Stato canaglia il cui sostegno primario è inserito nel quadro della politica geopolitica degli Stati Uniti.

Uno dei racconti preferiti dell'ormai fantomatico Presidente degli Stati Uniti Joe Biden è quello di come sia stato arrestato mentre cercava di raggiungere Nelson Mandela a Robben Island. Ma la Palestina e il mondo arabo hanno molti dei loro Mandela, prigionieri politici che i politici statunitensi non si degnerebbero mai di menzionare.

Una dichiarazione o un riconoscimento di questo tipo inizierebbe a smontare l'intero edificio statunitense di sostegno ai despoti, ai cambi di regime, alla soppressione politica e al baluardo delle atrocità di Israele - i suoi “attacchi preventivi”, le sue capacità nucleari e l'assoluta mancanza di rispetto per il diritto internazionale grazie al potere di veto degli Stati Uniti - come presagio di ciò che attende chiunque nella regione esca dalle righe. Ma vedremo presto se i tempi stanno effettivamente cambiando.

Traduzione de l’Antidiplomatico

*Poeta, romanziere, traduttore, saggista, critico e studioso. È autore di oltre 20 libri, tra cui After Jews and Arabs, Memories of Our Future e il prossimo Controlled Demolition: a work in four books. È professore emerito presso il Queens College, CUNY, e il CUNY Graduate Center di New York.

Data articolo: Sat, 07 Sep 2024 08:00:00 GMT
IN PRIMO PIANO
Colombia-Israele: Petro denuncia acquisto illegale del software spia Pegasus

Recenti rivelazioni hanno dato vita a un dibattito acceso in Colombia in merito all'acquisto di un software spia durante l'amministrazione dell'ex presidente Iván Duque. Secondo le accuse, presentate dall'attuale presidente Gustavo Petro, l'intelligence della polizia colombiana avrebbe acquisito illegalmente il programma di sorveglianza Pegasus da Israele. Questo software, sviluppato dalla società NSO Group, è noto per la sua capacità di intercettare comunicazioni su dispositivi mobili e ha suscitato scandali in diversi paesi, tra cui il Messico.

Il contesto della vicenda

Secondo Petro, l'acquisto del software, del valore di 11 milioni di dollari, sarebbe avvenuto nel 2021, nel pieno delle proteste sociali in Colombia e prima delle elezioni presidenziali del 2022. Il pagamento sarebbe stato suddiviso in due tranche da 5,5 milioni di dollari ciascuna, trasferite in contanti e senza il rispetto delle norme finanziarie necessarie. Un rapporto stilato da un ente bancario israeliano nel 2021 ha segnalato attività sospette riguardanti proprio un deposito di 5,5 milioni di dollari, confermando il coinvolgimento della polizia colombiana nella transazione.

La questione ha sollevato numerose domande: chi ha gestito i fondi? Chi ha effettuato le intercettazioni? E soprattutto, chi è stato sorvegliato? Secondo le dichiarazioni di Petro, durante la sua campagna presidenziale del 2022 lui stesso e il suo team sarebbero stati oggetto di intercettazioni telefoniche con l'intento di danneggiare la sua corsa alla presidenza. Tuttavia, gli ex funzionari del governo Duque hanno negato che l'acquisto del software sia mai avvenuto.

Le implicazioni internazionali

La decisione di Petro di rivelare queste informazioni arriva in un contesto diplomatico complesso. La Colombia ha interrotto le relazioni con Israele nel 2023 a causa delle critiche del presidente Petro contro le azioni militari israeliane a Gaza, che ha definito un “genocidio” contro il popolo palestinese. Questa rottura ha permesso a Petro di divulgare i dettagli dell'acquisto del software, che fino a quel momento erano stati mantenuti segreti per via di accordi diplomatici tra i due paesi.

Secondo Petro, il software Pegasus è stato utilizzato in Colombia per spiare politici e attivisti, specialmente durante le proteste del 2021. Le intercettazioni avrebbero mirato a controllare l'opposizione e manipolare il clima politico, sollevando preoccupazioni sull'uso illecito delle risorse statali per influenzare le elezioni e reprimere le voci critiche.
Pegasus e i diritti umani

Pegasus è già stato oggetto di pesanti critiche in passato. In Colombia, la rivelazione sull'acquisto di Pegasus solleva interrogativi sul livello di trasparenza e responsabilità del governo precedente guidato dal neoliberista Ivan Duque. L'assenza di documentazione ufficiale e la natura occulta della transazione indicano possibili violazioni delle norme legali e costituzionali del paese. Petro ha chiesto un'indagine approfondita da parte della procura per chiarire chi abbia autorizzato l'acquisto e con quali fondi.

Data articolo: Fri, 06 Sep 2024 15:33:00 GMT
IN PRIMO PIANO
Global Times - Dichiarazione di Pechino, piano d'azione adottato al vertice FOCAC

di Zhang Han, Liu Caiyu, Fan Anqi e Chi Jingyi - Global Times


Il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che la Cina è pronta a collaborare con l'Africa per attuare 10 azioni di partenariato per far progredire congiuntamente la modernizzazione. Ha inoltre proposto di elevare le relazioni bilaterali tra la Cina e tutti i Paesi africani che hanno legami diplomatici con la Cina al livello di relazioni strategiche e di elevare la caratterizzazione complessiva delle relazioni Cina-Africa a una comunità Cina-Africa per tutte le stagioni con un futuro condiviso per la nuova era.

Xi ha fatto queste osservazioni durante il discorso di apertura del vertice 2024 del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) a Pechino.

I partecipanti al Forum e gli osservatori hanno salutato l'innalzamento dei legami come una guida visionaria per il futuro e sono rimasti colpiti dal progetto concreto e trasversale che sarà in grado di produrre benefici sostanziali per l'Africa, di stimolare la modernizzazione spalla a spalla e di portare la cooperazione Cina-Africa a nuove vette. 

Azioni sostanziali 

Una dichiarazione sulla costruzione congiunta di una comunità Cina-Africa con un futuro condiviso per la nuova era e un piano d'azione della FOCAC per i prossimi tre anni sono stati adottati giovedì al vertice FOCAC 2024 di Pechino.

Il piano d'azione, che sarà attuato nei prossimi tre anni, copre le aree dell'apprendimento reciproco tra le civiltà, della prosperità commerciale, della cooperazione nella catena industriale, della connettività, della cooperazione allo sviluppo, della sanità, della rivitalizzazione rurale e del benessere delle persone, degli scambi interpersonali, dello sviluppo verde e della sicurezza comune.

Il piano copre sostanzialmente tutti gli aspetti della modernizzazione, riflettendo la fiducia e la sincerità della Cina nel promuovere la modernizzazione con l'Africa, ha dichiarato al Global Times Song Wei, professore presso la Scuola di Relazioni Internazionali e Diplomazia dell'Università di Studi Esteri di Pechino.

Per garantire il successo delle 10 iniziative di partenariato, la Cina fornirà all'Africa 360 miliardi di yuan (50,69 miliardi di dollari) nei prossimi tre anni. Secondo il piano d'azione, la Cina concederà l'esenzione dai dazi al 100% delle linee tariffarie dei prodotti dei Paesi meno sviluppati che hanno legami diplomatici con la Cina. 

La Cina aprirà volontariamente e unilateralmente il proprio mercato. Questa mossa fa della Cina il primo grande Paese in via di sviluppo e la prima grande economia a compiere un passo del genere e contribuirà a trasformare il grande mercato cinese nella grande opportunità dell'Africa, ha sottolineato Xi nel suo discorso di apertura.

La Cina contribuirà alla realizzazione di 30 progetti infrastrutturali in Africa, alla costruzione di una rete di trasporto multimodale mare-ferrovia che colleghi le regioni centrali e occidentali della Cina all'Africa e all'approfondimento della cooperazione con il continente in materia di regolamenti in valuta locale e tecnologia finanziaria. 

Il piano d'azione prevede inoltre l'invio di 2.000 medici ed esperti di sanità pubblica e di 500 esperti di agricoltura, l'attuazione di 20 programmi di assistenza sanitaria e di trattamento della malaria e di 30 progetti di energia pulita e di sviluppo ecologico, l'incoraggiamento alle imprese cinesi in Africa a creare non meno di 1 milione di posti di lavoro locali e l'offerta di 60.000 opportunità di formazione, con priorità ai programmi per l'emancipazione delle donne e lo sviluppo dei giovani. 

La Cina si unirà all'Africa per stabilire e implementare un partenariato per l'Iniziativa di Sicurezza Globale, fornendo sovvenzioni militari, addestrando il personale militare e invitando gli ufficiali militari africani a visitare la Cina e a condurre esercitazioni e pattugliamenti. 

Munetsi Madakufamba, direttore esecutivo del Centro di ricerca e documentazione sull'Africa australe con sede in Zimbabwe, è rimasto colpito dalla condivisione di esperienze di governance prevista dal piano d'azione. 

Invitando 1.000 personalità dei partiti politici africani in Cina per uno scambio, la Cina sta offrendo all'Africa un modello alternativo su cui basarsi per valutare come adattarlo al contesto e alle circostanze di ciascun Paese, ha dichiarato Madakufamba al Global Times.

Adetoro Banwo, vicedirettore dell'Istituto Confucio dell'Università di Lagos, in Nigeria, ha dichiarato al Global Times che il piano si rivolge a settori chiave della cooperazione e dovrebbe approfondire i legami economici e aumentare gli scambi e gli investimenti per entrambi i Paesi. Il piano faciliterà anche il trasferimento di tecnologie e conoscenze, colmando le lacune e incoraggiando l'innovazione.   

Hamad Alhosani dell'istituto di ricerca TRENDS Research and Advisory, con sede ad Abu Dhabi, ha sottolineato che l'impegno della Cina è un mezzo per potenziare le nazioni africane, sostenendo le loro aspirazioni di prosperità e sviluppo. 

“In definitiva, questa collaborazione può portare a vantaggi reciproci e a una crescita a lungo termine”, ha affermato. 

Verso un futuro condiviso 

Sena Voncujovi, analista delle relazioni Africa-Cina del Ghana presso Development Reimagined, ha dichiarato al Global Times che un aspetto importante per la “comunità Cina-Africa per tutte le stagioni con un futuro condiviso per la nuova era” sarà la globalizzazione economica inclusiva.

“Oggi, la maggior parte delle nostre partnership è nel settore manifatturiero. Questo aiuta l'Africa a industrializzarsi, aiuta l'agricoltura africana a modernizzarsi e aiuta il continente africano a integrarsi nelle catene di approvvigionamento globali”, ha affermato Voncujovi. 

Per Alhosani di TRENDS il concetto è quello di solidarietà. Nell'attuale panorama internazionale, caratterizzato da tensioni geopolitiche e alleanze mutevoli, la FOCAC, con un raduno di massa e risultati fruttuosi, enfatizza la cooperazione rispetto al confronto, evidenziando la Cina come partner chiave dell'Africa. 

L'innalzamento delle relazioni dimostra la determinazione e l'impegno della Cina ad allineare e sviluppare ulteriormente le proprie strategie nazionali con i Paesi africani, ha dichiarato Song. 

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

Data articolo: Fri, 06 Sep 2024 15:20:00 GMT
Lavoro e Lotte sociali
La pensione diventerĂ  un miraggio per il personale della Pubblica amministrazione?

 

di Federico Giusti delegato Cub

Nei prossimi anni, ma lo si sa da lustri, molti dipendenti pubblici andranno in pensione avendo raggiunto gli anni contributivi o i requisiti anagrafici per l’uscita dal mondo del lavoro.

Ma le uscite saranno così numerose, a conferma che abbiamo la forza lavoro più vecchia della Ue, da infondere preoccupazione per la tenuta dei servizi pubblici e quindi il Governo sta pensando a soluzioni (inique) per correre ai ripari ossia una sorta di mini riforma della previdenza per il personale della PA.

L’ex ministro Fornero ha recentemente criticato le regole previdenziali che non consentirebbero di trattenere in servizio per altri anni numerosi dipendenti, se si inizia tardi a lavorare la responsabilità è di un sistema che non investe in formazione e prova ne siano i deludenti dati sui nuovi occupati nella fascia che va dai 25 ai 40 anni.

Oggi si accede alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (le donne a 41 anni e 10 mesi) con la cosiddetta finestra mobile di tre mesi. Ma cosa è questa finestra mobile? E' il periodo che intercorre tra la maturazione del diritto alla pensione e l'effettiva riscossione dell'assegno pensionistico ossia il momento nel quale il pensionato riscuoterà il primo assegno previdenziale.

Il Governo sta pensando allora di ridurre i costi allungando la finestra a sei o sette mesi e così facendo gli anni di lavoro diventeranno per gli uomini 43 e 4 mesi, un anno in meno invece per le donne lavoratrici

Il Governo si sta muovendo dopo avere preso atto della documentazione Inps relativa ai dati trimestrali delle pensioni ( https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici/66/o/475) che tuttavia presentano situazioni assai diverse tra pubblico e privato.

Nei primi sei mesi del 2024, le pensioni anticipate sono state meno di 100 mila e solo 27.962 riguardano lavoratori e lavoratrici con età di poco inferiore ai 60 anni che in percentuale rappresentano poco più di un quarto del totale dei pensionati.

Stiamo parlando dei lavoratori precoci e crediamo possibile un intervento ristrettivo, anche nell’immediato futuro, per ridurre la platea, e i benefici, degli aventi diritto.

Il lavoratore precoce, in produzione da minorenne, fino ad oggi va in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi con l’attesa dei tre mesi di finestra mobile. Il lavoro usurante riguarda essenzialmente il privato e figure professionali che difficilmente potrebbero restare in produzione senza correre seri rischi per la loro salute e sicurezza.

Nelle settimane scorse scrivevamo che il Governo Meloni non solo aveva disatteso l’impegno assunto con l’elettorato (ossia modificare la Fornero) ma andava rafforzando l’impianto di quella legge che alla opposizione dichiaravano tanto iniqua quanto penalizzante. E allungare la durata delle finestre ci pare un esempio lampante di questa incoerenza.

Un altro provvedimento all’orizzonte riguarda la riduzione del cuneo fiscale estendendolo ai redditi fino a 55 mila euro ossia a quanti non avrebbero in teoria diritto alla riduzione delle tasse che poi si ripercuoterà negativamente sulla tenuta del welfare. Dentro un quadro populista e liberista il motto di ridurre la pressione fiscale si ripercuote negativamente sulle classi meno abbienti per favorire chi in teoria avrebbe potere di acquisto sufficiente per condurre una vita dignitosa. Se si vuole ampliare la platea dei beneficiari della riduzione delle tasse alla fine a pagare sarà il nostro welfare da cui dipende la sopravvivenza dei ceti medio bassi e questa operazione alla fine determinerà il potenziamento di sanità e previdenza integrativa mantenendo per altro i salari al di sotto del potere di acquisto.

La manovra allo studio dei tecnici e del Governo prevede poi ulteriori sgravi fiscali per chi assumerà personale, ci viene il dubbio che l’ultimo dei pensieri sia quello di assicurare contratti stabili, full time e a tempo indeterminato.

Se poi dovesse andare in porto l’idea di abrogare il pensionamento automatico a 65 anni (per chi ha versato 42 anni e 10 mesi di contributi) o 67 anni, l’uscita dal mondo del lavoro potrebbe avvenire anche oltre i 70 anni facendo leva sulla miseria dell’assegno previdenziale.

Questa è l’ipotesi al vaglio del Governo per i dipendenti della PA prevedendo da subito la fine di quel requisito che prevede la pensione al momento di raggiungere i requisiti pensionistici previsti dalle norme attualmente vigenti che impongono ai pubblici l’uscita obbligatoria dal lavoro al raggiungimento di 67 anni, tra poco 68, di età.

L’idea è quella di lasciare libertà di scelta al personale della PA sapendo che l’attuazione del sistema di calcolo della pensione con il sistema contributivo determina oggi la perdita di oltre il 30 per cento rispetto all’ultimo stipendio e in prospettiva la rimessa economica dovrebbe superare il 40 per cento.

Questo stratagemma sarà utile a ridurre sensibilmente le uscite dalla Pubblica Amministrazione senza per altro investire nella formazione di nuovo personale. Un provvedimento all’orizzonte che si coniuga con quella idea che nel settore pubblico poi si lavori poco e male ovviamente vendendo il tutto come necessità per erogare i servizi alla cittadinanza

Il nostro Paese per decenni non ha investito nella PA al contrario di altri paesi Ue, si sono depotenziati i servizi, manca il personale (soprattutto in ambito sanitario), si sono esternalizzati servizi a costi decisamente elevati e non convenienti (anche se il personale in appalto continua a percepire salari da fame)

E’ risaputo da tempo che entro il 2039 mancherà circa un milione di dipendenti proprio per  a causa dei pensionamenti, allora invece di porre fine ai tetti di spesa in materia di personale (e in quel caso sarebbero dolori con la Comunità europea) si sceglie di prolungare il lavoro per chi è già in servizio sapendo che con le attuali regole sarà impossibile assumere quasi 850 mila dipendenti nei quattro comparti della PA da qui ai prossimi 5 anni.

Data articolo: Fri, 06 Sep 2024 14:23:00 GMT
NOTIZIE BREVI
La Turchia nei Brics? Il commento di Lavrov

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato di vedere un approccio serio dietro le aspirazioni del governo turco di entrare nel gruppo BRICS, come riporta l'agenzia TASS.

“Presumo che quando un governo dice che sta facendo un passo specifico, sia sostenuto da intenzioni serie”, ha detto il ministro in un'intervista alla RBC quando gli è stato chiesto di commentare i piani della Turchia di diventare membro del gruppo.

Nei BRICS non ci sono regole che vietino ai membri di certe organizzazioni di avere legami con il gruppo, ha aggiunto il diplomatico russo. Lavrov ha fatto riferimento all'adesione della Turchia alla NATO e allo status di candidato all'UE, che è stato a lungo in discussione. “La cosa principale per i membri a pieno titolo e per i Paesi che sviluppano varie forme di cooperazione con i BRCIS è condividere valori comuni che sono diversi da quelli che l'Unione Europea ha difeso in Ucraina”.

“Tutti i membri dei BRICS sono pronti a rispettare le disposizioni della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza e interconnessione. Non su base opzionale o casuale. Perché questo è ciò che costituisce il multipolarismo”, ha concluso Lavrov.

Data articolo: Fri, 06 Sep 2024 13:48:00 GMT
NOTIZIE BREVI
PerÚ: Edmundo Gonzålez non è il presidente eletto del Venezuela

Il Perù non riconosce Edmundo González come presidente eletto del Venezuela, ha dichiarato il suo premier, chiarendo la posizione di Lima sulle elezioni venezuelane di luglio.

Nelle dichiarazioni rilasciate giovedì alla testata locale RPP, il presidente del Consiglio dei ministri peruviano, Gustavo Adrianzén, ha chiarito la posizione del Paese andino sui risultati delle elezioni venezuelane del 28 luglio.

“(González Urrutia) non può essere il presidente eletto. Non abbiamo alcuna comunicazione ufficiale da parte dello Stato peruviano che riconosca questo status al signor González Urrutia, non ce l'abbiamo. Quello che abbiamo chiesto è un riconteggio dei voti”, ha dichiarato Adrianzén.

In questo modo, il premier ha ribadito la posizione espressa dal nuovo ministro degli Esteri peruviano, Elmer Schialer, che una settimana fa, dopo il suo insediamento, si è riferito a González Urrutia come a un “candidato dell'opposizione” e ha sottolineato che la posizione, “quella del Perù, è una posizione ferma e democratica a favore del fatto che i problemi del Venezuela siano risolti dai venezuelani”.

Questo, dopo che più di un mese fa l'allora ministro degli Esteri peruviano, Javier González-Olaechea, aveva assicurato che il Perù riconosceva González Urrutia come “presidente eletto”, cosa che aveva portato Caracas ad annunciare la rottura delle relazioni con Lima e la sospensione dei voli tra i due Paesi.

Data articolo: Fri, 06 Sep 2024 13:25:00 GMT
OP-ED
"Giornalista" canadese ammette di essere un collaboratore dei servizi ucraini

 

Wyatt Reed* - The GrayZone



Adam Zivo, un editorialista che ha coperto la guerra in Ucraina per il quotidiano canadese National Post, ha rivelato di essere un agente dei servizi segreti canadesi e ucraini. L'ammissione è avvenuta mentre Zivo si è pubblicamente schierato in difesa del Servizio canadese di intelligence per la sicurezza (CSIS), in risposta a un'ondata di derisione online diretta a un post dell'agenzia di spionaggio che chiedeva ai lettori: “Uno sconosciuto ha mai cercato di aumentare il suo ego?”, prima di avvertirli che tali lusinghe “potrebbero essere una provocazione”. 

“La gente si scaglia contro questo tweet, ma a me è successo davvero, a Odesa, all'inizio del 2023, con un tizio che sembrava essere una spia cinese”, ha raccontato Zivo. “Ho finito per organizzare una piccola operazione di sting con due agenti dei servizi segreti ucraini per capire quale fosse il suo obiettivo”, ha dichiarato.


In un post successivo, Zivo ha parlato dei suoi ripetuti tentativi di incastrare un uomo che aveva incontrato a Odessa e che sosteneva essere un agente dell'intelligence cinese. "Ho incontrato l'uomo cinese e sua moglie in un ristorante mentre indossavo una microspia", mentre "gli ufficiali dell'SBU ci osservavano da un'auto parcheggiata fuori, che aveva i vetri oscurati", ha affermato Zivo.

Ha dichiarato al PressProgress canadese che, dopo l'incontro con il presunto agente cinese, "ho redatto un rapporto dettagliato che ho rapidamente fornito al National Post, al CSIS [Canadian Security Intelligence Service] e al governo ucraino. Dopo la cena registrata, ho prodotto delle trascrizioni e un rapporto di follow-up che è stato condiviso anche con queste parti interessate".

Il National Post ha finora rifiutato di commentare la rivelazione. Come riportato da PressProgress,  "il caporedattore del National Post Rob Roberts e il caporedattore Carson Jerema non hanno risposto a diverse richieste di commento".

In risposta alle domande di quella pubblicazione, Zivo ha insistito sul fatto di aver tenuto aggiornati i suoi capi al National Post sulle sue attività di intelligence.

“Li ho informati di ciò che stava accadendo e che stavo lavorando con le autorità locali per risolvere i miei problemi di sicurezza”, ha raccontato Zivo, anche se, secondo quanto riferito, in seguito ha insistito sul fatto che “non ha chiesto l'autorizzazione ai miei redattori” perché, essendo un “freelance, non uno che scrive per il gruppo”, non aveva “bisogno del permesso”.

Secondo Zivo, il suo rapporto di lavoro con i servizi segreti canadesi e ucraini è iniziato alla fine del 2022. Nessuno dei suoi articoli pubblicati sul National Post ha rivelato i suoi legami con agenzie di spionaggio straniere o nazionali.

Da allora, Zivo ha sostenuto con zelo la necessità di fornire rapidamente armi pesanti all'Ucraina. Ha anche usato la sua rubrica come piattaforma per denigrare coloro che considerava un ostacolo allo sforzo bellico, tra cui l'esercito canadese e la Germania, che ha accusato di “avidità sconsiderata e di un insensibile disprezzo per le vite dell'Europa orientale” per aver inizialmente rifiutato di inviare carri armati all'Ucraina.

Tra i bersagli di Zivo c'era Dimitri Lascaris, un avvocato canadese che ha perso per poco le elezioni per la leadership del Partito Verde canadese nel 2020. All'inizio del 2023, Zivo ha fatto di Lascaris il soggetto di un articolo in prima pagina intitolato “L'ex candidato alla leadership del Partito Verde va a Mosca per mascherare la guerra”. Nella rubrica, Zivo accusava Lascaris di “simpatie pro-Putin”, di “avallare apparentemente la propaganda pro-Cremlino” e di “schierarsi acriticamente e di riflesso dalla parte della Russia”.

Zivo ha anche chiamato il co-leader del Partito Verde canadese, Jonathan Pednault, per sollecitare critiche a Lascaris. In una parentesi, Zivo ha dichiarato di aver aiutato a facilitare un tour di solidarietà a Kiev per Pednault e di "averlo presentato ad alcuni contatti per il suo viaggio, come leader ebrei  e  LGBTQ locali".

Pur accennando ai suoi legami con il governo ucraino, Zivo ha ancora una volta omesso di rivelare il suo ruolo di collaboratore dell'intelligence.

“Nessun organo di stampa in Canada si è interessato a questa storia”

Dopo che Zivo è stato smascherato come collaboratore dell'intelligence ucraina, Lascaris si è rivolto ai social media per sostenere che il giornalista diventato spia "ha perpetrato una frode nascondendo a me e al pubblico le sue attività di spionaggio", per poi scrivere un "articolo su di me [che] insinuava falsamente che stavo lavorando al servizio del governo russo".

"L'ironia suprema qui è che era Zivo, non io, ad agire come agente governativo", ha spiegato Lascaris.

In alcuni commenti a The Grayzone, Lascaris ha osservato che "Zivo ha anche violato i valori giornalistici di trasparenza e integrità perché si è assicurato un'intervista con me con falsi pretesti e quando il National Post ha pubblicato i numerosi articoli di Zivo sulla guerra in Ucraina, né Zivo né il Post hanno rivelato al pubblico che Zivo era una spia".

Zivo si è precedentemente descritto come un “giornalista”, “venditore di contenuti”, “regista”, “attivista” e – apparentemente ironicamente – come un “analista geopolitico tramite un ecosistema di ONG affiliate alla NATO”.

Lascaris ha liquidato queste etichette come un vezzo. "Ora non c'è dubbio che Zivo indossi un solo cappello: è un complice del complesso militare-industriale occidentale", ha detto.

"Probabilmente ci sono molti più 'giornalisti' come Zivo nei media aziendali occidentali. Ciò che è insolito riguardo a Zivo è che si è vantato pubblicamente di essere una spia per le agenzie di intelligence occidentali", ha aggiunto Lascaris.

Non si sa se altri agenti dell'intelligence siano impiegati dal National Post o dalla sua società madre, Postmedia News, di proprietà di un hedge fund pro-Trump negli Stati Uniti noto come Chatham Asset Management.

Descrivendo Postmedia come "fanaticamente filo-israeliana", Lascaris ha accusato i giornali dell'azienda di "avermi attaccato negli ultimi otto anni", notando che gli articoli offensivi "sono iniziati più o meno nel periodo in cui sono diventato un importante sostenitore dei diritti umani dei palestinesi in Canada".

Ma per Lascaris, schierare una vera spia per far credere che stesse agendo come una risorsa del Cremlino è stato un passo troppo lungo. Ora dice che sta prendendo in considerazione un'azione legale contro il National Post e la sua società madre, Postmedia News, che è il più grande editore di giornali del Canada.

"Poiché Zivo mi ha tratto in inganno... ho inviato una lettera al caporedattore del National Post in cui minacciavo di citare in giudizio il Post per frode", ha spiegato Lascaris, aggiungendo: "Sto aspettando la risposta del direttore".

Una manciata di giornalisti canadesi ha condannato Zivo a livello individuale, con il presidente della Canadian Association of Journalists, Brent Jolly, che ha descritto le attività di intelligence di Zivo come "problematiche" ed "eticamente poco chiare". Jolly ha dichiarato a PressProgress: "Non credo che possiamo andare in giro e avere persone che un minuto lavorano per il CSIS e quello dopo scrivono una storia su che lavoro straordinario sta facendo il CSIS".

Sonya Fatah, presidente associata della facoltà di giornalismo della Toronto Metropolitan University, ha descritto le azioni di Zivo come una grave violazione dell'etica giornalistica, affermando: "Immagino che la maggior parte delle redazioni ne sarebbe inorridita". 

Ma finora i media tradizionali canadesi hanno fatto del loro meglio per ignorare l'inquietante doppio gioco di Zivo.

"Per quanto ne so, nessun organo di stampa aziendale in Canada si è interessato a questa storia", ha detto Lascaris. "Sebbene io sia ben noto ai media aziendali, nessun organo di stampa aziendale canadese ha chiesto un commento da me su questo scandalo". 

Ma al di fuori della bolla dei media occidentali, Lascaris ha affermato di sospettare che le attività di Zivo avranno pericolose ripercussioni.

"È quasi certo che l'ammissione di Zivo accrescerà i sospetti russi sui giornalisti aziendali occidentali. E non riguarda solo la Russia. La Cina e altri stati presi di mira dalla belligeranza dei governi occidentali terranno sicuramente conto di queste rivelazioni nei loro rapporti con i giornalisti occidentali", secondo Lascaris.

"Zivo ha detto che il suo datore di lavoro era a conoscenza delle sue attività. Per quanto ne so, Postmedia non lo ha negato, né ha preso alcuna azione contro Zivo. La conclusione logica da trarre è che il più grande editore di giornali del Canada ritiene che Zivo non abbia fatto nulla di sbagliato".

L'ammissione di Zivo di aver lavorato con i servizi segreti "non farà che accrescere la convinzione in Russia, Cina e altrove che i media occidentali siano stati cooptati e siano diventati strumenti di governi occidentali ostili", ha sottolineato Lascaris.

"In sostanza, la risposta del National Post a questo scandalo renderà inevitabilmente più difficile per i giornalisti occidentali svolgere il proprio lavoro nel mondo non occidentale"


Traduzione de l’AntiDiplomatico


 *È il redattore capo di The Grayzone. Come corrispondente internazionale, ha coperto storie in oltre una decina di Paesi. Lo si può seguire su X all'account @wyattreed13.

Data articolo: Fri, 06 Sep 2024 12:21:00 GMT
OP-ED
Martin Jay - Il rimpasto di governo di Zelensky è un nuovo livello di disperazione

 

di Martin Jay* - Strategic Culture

È sempre stato difficile individuare con esattezza il cosiddetto “punto di svolta” di un regime il cui leader si aggrappa al potere con una cricca sempre più ristretta di compari e consiglieri militari. Ma nel caso di Zelensky, la notizia di agosto secondo cui diverse agenzie di rating del credito avevano declassato l'Ucraina all'ultimo rating prima di “spazzatura” potrebbe essere stata la molla d'avvio.

Alcuni sosterranno che anche la sostituzione del capo delle forze armate Valeriy Zaluzhny, avvenuta a febbraio, ha rappresentato un punto di svolta, in quanto sono stati eliminati altri collaboratori militari di alto livello. È stata certamente una pietra miliare nella disperazione di Zelensky di creare nuove idee su come fare la differenza sul campo di battaglia.

Ma per coloro che erano vicini a lui e che prendevano la loro parte di denaro, il declassamento è stato probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dato che il nuovo rating quasi spazzatura rende molto più difficile per il governo ucraino prendere in prestito denaro in tutto il mondo a tassi di interesse normali.

Sono seguiti due eventi critici che potrebbero spiegare perché questi sei ministri e consiglieri hanno ricevuto in massa l'ordine di marcia il 4 settembre:

Ministro degli Affari Esteri Dmytro Kuleba Ministro della Giustizia Denis Maliuska; Ministro delle Industrie Strategiche Alexander Kamyshin Ministro della Protezione dell'Ambiente e delle Risorse Naturali Ruslan Strelets Vice Primo Ministro per l'Integrazione Europea ed Euro-Atlantica Olga Stefanishyna Vice Primo Ministro - Ministro per la Reintegrazione dei Territori non controllati dell'Ucraina Iryna Vereshchuk Vice capo dell'ufficio di Zelensky Rostislav Shurma.

In primo luogo, l'operazione Kursk ha fallito il suo obiettivo generale e le forze ucraine hanno dovuto affrontare pesanti perdite perché la Russia, che ha preso tempo per rispondere, le ha infine colpite sia a terra che dall'aria. Per questi ministri, dobbiamo supporre che non fossero dietro al piano audace, ma che abbiano dovuto seguirlo a prescindere. In secondo luogo, la possibilità che Donald Trump diventi presidente, mentre Kamala Harris appare sempre più stupida e vuota come candidata.

Quello che dovremmo chiederci è se a questi ministri sarà permesso di lasciare il Paese o meno. O se Zelensky stesso li accuserà di qualche esilarante accusa di tradimento più tardi, quando i riflettori dei media non saranno più puntati su di loro. L'effetto delle loro “dimissioni” (secondo Jackson Hinkle su X) avrà certamente un impatto politico su Zelensky, poiché la pressione su di lui per accettare l'inevitabile sta aumentando.

Il problema principale che avrà ora è che sarà sempre più visto come la radice del problema nel negoziare qualsiasi accordo di pace, il che non solo porterà alla sua caduta, ma farà apparire la NATO sempre più inefficace come una cosiddetta organizzazione di difesa. Dopo Kursk è ormai chiaro che Putin non prenderà in considerazione alcun negoziato. Zelensky ha oltrepassato il limite e quindi tutte le scommesse sono saltate.

“Oggi abbiamo bisogno di nuove energie e questi passi sono legati solo al rafforzamento del nostro Stato in diverse direzioni”, ha dichiarato Zelenskiy ai media durante una conferenza stampa congiunta con il Primo Ministro irlandese Simon Harris, in visita.

Tuttavia, al momento in cui scriviamo, non tutti hanno effettivamente lasciato i loro uffici, poiché è il parlamento a decidere chi può dimettersi.

I legislatori hanno dichiarato che il parlamento dovrebbe prendere in considerazione le dimissioni di Kuleba il 10 settembre.

Secondo la Reuters, “dopo Zelenskiy, il 43enne Kuleba era il volto più noto dell'Ucraina all'estero, incontrando i leader di tutto il mondo e facendo pressioni per ottenere sostegno militare e politico in un inglese fluente”.

La mossa sa di un nuovo livello di disperazione, sottolineato dai critici di Zelensky sui social media. “Proprio come i topi che abbandonano una nave che affonda. Ora hanno capito che l'Ucraina è finita, quindi raccoglieranno i soldi che hanno nascosto e scapperanno. Il comune popolo ucraino si occuperà di smascherare gli sniffatori di cocaina”, ha commentato un utente su X.

Traduzione de l’AntiDiplomatico

*È un giornalista britannico pluripremiato che vive in Marocco, dove è corrispondente del Daily Mail (Regno Unito), e che in precedenza ha raccontato la Primavera araba per la CNN e per Euronews. Dal 2012 al 2019 ha lavorato a Beirut per diverse testate internazionali, tra le quali BBC, Al Jazeera, RT e DW, oltre a collaborare come freelance con il Daily Mail britannico, il Sunday Times e TRT World. La sua carriera lo ha portato a lavorare in quasi 50 Paesi in Africa, Medio Oriente ed Europa per una serie di importanti testate giornalistiche. Ha vissuto e lavorato in Marocco, Belgio, Kenya e Libano.

Data articolo: Fri, 06 Sep 2024 12:15:00 GMT

News su Gazzetta ufficiale dello Stato, Corte costituzionale, Corte dei Conti, Cassazione, TAR