NEWS - prima pagina - NEWS - politica - NEWS meteo

Cliccando su i link posti di seguito, si aprirà la pagina delle news relativa al titolo del link stesso


News da giannibarbacetto.it

News da giannibarbacetto.it

#Gianni #Barbacetto

Salva-Milano

Case a Milano: il “barile†che Sala sta raschiando è vuoto. Ecco perché

Dopo aver perso tutte le ultime battaglie, l’armata di Giuseppe Sala si riorganizza per il contrattacco. Ha subito sonore sconfitte: sulla Salva-Milano; sulle inchieste urbanistiche per i grattacieli abusivi; sulla corruzione a Palazzo Marino negata e poi invece contestata dai magistrati; sulla bislacca “trattativa†con la Procura per le inchieste in corso; sulla serrata degli uffici comunali; sullo stadio di San Siro; sulla sua immagine “vincente†ora invece appannata; sulle pretese di “federare†non si sa chi.

Ora anche quello che chiama “il suo azionista di riferimentoâ€, cioè il Pd (povera politica, ridotta a rapporti aziendali!) ha dato segni di impazienza e non sembra più disposto a seguirlo fino al baratro. Ma adesso i suoi consiglieri, il suo staff, il suo salotto lanciano la controffensiva di primavera, chiamando a raccolta la stampa amica, prima fra tutte Repubblica-Milano, che gli ha organizzato un apposito forum in redazione senza quasi domande e un evento al teatro Parenti che ha dato l’avvio alla campagna di primavera.

Fino a un paio d’anni fa Milano era “the place to beâ€, la città più “attrattiva†d’Europa, il migliore dei mondi possibili. Ora è impossibile invece proseguire con la narrazione gloriosa, i nodi sono venuti al pettine, impossibile ignorare i problemi. L’“attrattività†si è dimostrata il richiamo di capitali immobiliari che hanno fatto di Milano la città prima nella classifica europea per operazioni urbanistico-edilizie (seconda Monaco di Baviera, terza Amsterdam): grazie alle regole fuorilegge del “rito ambrosiano†e agli oneri di costruzione più bassi d’Europa.

Grandi guadagni per i fondi e per gli operatori, pochi ritorni per i cittadini (l’8 per cento a Milano, contro il 30 per cento a Monaco). La “londrizzazione†della città ha generato prezzi londinesi, ma con stipendi italiani. Via Montenapoleone è diventata la via con gli affitti più cari del mondo (più della Quinta Strada a New York, di Bond Street a Londra, dell’Avenue des Champs Elysées a Parigi). Ma sono cresciuti i costi del vivere e dell’abitare per tutti. Milano è la città con gli affitti più alti d’Europa (2.090 euro al mese, +5,6 per cento sull’anno precedente).

Quattrocento mila persone sono state espulse dalla città in pochi anni. Ormai sono costretti ad ammetterlo: a Milano esiste “un’emergenza abitativaâ€. Ma il sindaco rassicura: “La stiamo affrontando, di più non possiamo fare, stiamo raschiando il fondo del barileâ€. Di quale barile si tratta? Permettendo di costruire secondo norme fuorilegge, il Comune di Milano ha mancato di chiedere agli operatori immobiliari almeno 2 miliardi di euro (i conti più precisi li farà la Corte dei conti, se glieli lasceranno fare).

Dunque alle casse del Comune (cioè ai cittadini) sono stati sottratti 2 miliardi: il barile sarebbe bello pieno. Invece è vuoto, malgrado un’agghiacciante ammissione: “Abbiamo venduto tutto il vendibile del nostro patrimonio immobiliare per far quadrare i bilanci di questi ultimi anniâ€. Sala ha venduto l’argenteria di Milano come fosse cosa sua.

Non sa fare politica, ma una cosa l’ha imparata: dare la colpa agli altri. “C’è bisogno di un intervento pubblico, ma questo deve arrivare dallo Statoâ€. Intanto migliaia di case popolari restano sfitte, fatiscenti, per esse non c’è alcuna “rigenerazione urbanaâ€, non possono essere assegnate alle 13 mila famiglie che ne avrebbero diritto. Il suo predecessore, Giuliano Pisapia, una cosa buona l’aveva fatta: aveva sottratto all’Aler della Regione Lombardia la gestione delle case popolari di proprietà comunale.

Sala non ha saputo compiere il secondo passo necessario: ristrutturarle e assegnarle. Era occupato in tutt’altri affari, attirare i fondi internazionali in città, lanciare le Olimpiadi “senza un euro pubblico†che ora chiedono milioni al Comune, alla Regione e al governo, preparare il suo ruolo di “federatore†di chissacché, regalare San Siro ai fondi americani…

Data articolo: Sun, 20 Apr 2025 18:11:02 +0000

Giorgia Meloni

25 aprile. Lo spettro della Storia riscritta

di Carlo Verdelli, Corriere della sera /

L’impressione è che ci prepariamo a celebrare, nell’occasione specialissima degli ottant’anni, una Resistenza dimezzata e una Liberazione con troppi distinguo. Quanto ai partigiani, che adesso vengono da più parti rinominati «patrioti», finiranno defilati, i pochi ancora in vita, come reduci di una guerra dove la loro parte sfuma sempre più sullo sfondo, quasi fosse un accidente o un fastidio. Tanto bastavano gli Alleati. Forse sì, per spingere fuori dall’Italia chi la occupava militarmente. Certamente no, per fare dell’Italia una nazione indipendente e con una Costituzione costruita su misura per proteggere la neonata democrazia da ritorni di fiamma.

Si avvicina al vero, sia pure nei suoi toni inutilmente bruschi, Il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini: «Il 25 aprile è la festa di tutti, non solo dei comunisti». A parte che i comunisti non esistono più in natura, la festa è effettivamente di tanti: chi ha creduto nel comunismo, ma anche i cattolici, i socialisti, gli azionisti, i liberali, i repubblicani, i militari che rifiutarono di combattere con i tedeschi, gli ebrei, le donne e gli uomini che rischiarono e persero la vita partecipando a una Resistenza che ci regalato una patria non più schiava della tirannide fascista e dell’occupazione nazista. Solo gli irriducibili seguaci delle due ultime categorie, e i loro freschi e nostalgici sostenitori, non hanno niente da festeggiare.

Quindi, una festa «non di tutti» ma riservata a chi continua a pensare che essere italiani significa essere antifascisti perché il fascismo è stato una dittatura e gli italiani sono cittadini di una democrazia. Ãˆ stato più o meno così per 79 anni (primo esecutivo delle Repubblica, De Gasperi II) e 67 governi. Ma adesso, col governo numero 68, questa la linea di demarcazione in apparenza netta sembra per la prima volta rimessa in discussione.

Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, dice che il nuovo corso della destra di governo sta nel rivalutare le nostre radici. Basta intendersi a quali si riferisca. Sì, perché di radici la nostra patria ne ha almeno due. Una affonda i propri embrioni in un tempo neanche così remoto dove i valori erano «credere, obbedire, combattere». L’altra, nella loro antitesi. La Liberazione è il seme della seconda, da cui poi germoglia la Repubblica che abitiamo e che si fonda proprio sul contrario di quanto l’aveva preceduta, con in più contromisure per evitare riedizioni autoritarie più o meno mascherate.

La differenza tra questo 25 aprile e gli altri che l’hanno preceduto sta nel fatto che proprio la destra di governo, rafforzata da due anni e mezzo al comando del Paese, ha reso più esplicita la voglia di revisione su questioni riguardanti una memoria storica che si dava per sommi capi condivisa. Basti pensare al recente e inatteso attacco della presidente Meloni al Manifesto di Ventotene, scritto da pensatori mandati al confino da Mussolini, o al tentativo meno recente ma più clamoroso di riscrittura operato dal presidente del Senato La Russa sull’attentato partigiano di via Rasella, cui seguì il massacro delle Fosse Ardeatine, cioè una delle pagine più sacre del nostro passato prossimo. O forse, per una parte di italiani, passato remoto. Anzi, trapassato.

Il ministro Giuli non sta a specificare le radici a cui si richiama, e va detto che i suoi ragionamenti non sono sempre di immediata decifrazione. Ma la direzione di marcia, o di retromarcia, è comunque piuttosto chiara, come dimostra la sua difesa della richiesta di Fratelli d’Italia di intitolare una rotonda di Firenze a Giovanni Gentile, ideologo di spicco e spessore del fascismo.

Alle proteste della sindaca Sara Funaro, che la riteneva una provocazione per una città medaglia d’oro della Resistenza («e proprio in questi giorni…»), Giuli ha replicato che contestare la targa a Gentile è «un atto neoprimitivo che nega la cultura per sottometterla all’ideologia». E sembra di scorgere, in questo riferimento all’ideologia, un malcelato tentativo di bollare come superata ogni pretesa di rifarsi ai principi fondativi della nostra nazione e come tali inviolabili e immodificabili. Non è più così, sarà sempre meno così.

A parte il Presidente Sergio Mattarella, che ha scelto Genova per onorare la Liberazione, l’unica città dove i nazisti si arresero ai partigiani, garantendo la sua presenza a uno spettacolo teatrale nato da storie partigiane, non sono alle viste nell’agenda nazionale grandi celebrazioni né particolari attenzioni da parte delle sei reti televisive più vicine alla maggioranza (tre Rai più tre Mediaset). Eppure il 25 aprile non è una «data rossa». Dovrebbe essere una data di cordoglio per le vittime e di orgoglio per la riconquista di una Patria. 

Pietro Calamandrei, uno dei fondatori del Partito d’Azione, non proprio un rivoluzionario, che anzi nel 1931 giurò fedeltà al regime per non perdere la cattedra di professore, in un discorso rimasto celebre agli studenti di Milano del gennaio 1955, disse questo: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani». Hanno ancora valore quelle parole?

Forti del consenso popolare, anche se non così esteso come si vorrebbe far passare, si può trasformare una democrazia figlia della Resistenza in un modello di Stato con altre radici e altre prospettive. Si può, proprio perché siamo in una democrazia, cambiare il futuro di una nazione. Quello che inquieta è pretendere di alterarne la Storia, modificando la genetica delle origini, il lascito dei resistenti.

Data articolo: Sun, 20 Apr 2025 17:59:01 +0000

Salva-Milano

A Milano la giustizia riparativa diventa giustizia pasticciativa

Qualcuno a Palazzo Marino deve aver visto troppi film americani e troppe serie Netflix, quelle in cui i prosecutor si accordano con gli imputati. In Italia non si può fare. Per i pm sarebbe un reato. A Milano, invece, il sindaco Giuseppe Sala promuove incontri in Procura per “trovare una soluzione†(visto che la Salva-Milano/1 è saltata). Ha mandato ieri, 3 aprile 2025, il capo dell’Avvocatura comunale, Antonello Mandarano, a incontrare il procuratore Marcello Viola e l’aggiunta Tiziana Siciliano, alla guida del pool che indaga sui reati urbanistici in città.

Intanto Sala ha già quasi trovato un accordo con i costruttori (tra cui Nexity, Bluestone e Greenstone): questi faranno una fidejussione bancaria, a garanzia degli eventuali maggiori oneri comunali che dovessero essere accertati come dovuti alla conclusione dei procedimenti giudiziari. A condanne irrorate, le banche garantirebbero i pagamenti. È una garanzia per il Comune, affinché possa incassare in futuro ciò che colpevolmente non ha chiesto in passato.

Ma non spiega perché il Comune non li ha pretesi al momento giusto, quei benedetti oneri, soldi dovuti ai cittadini per nuovi servizi, e invece “dimenticati†facendo passare per “ristrutturazioni†le costruzioni di grattacieli, chiedendo una Scia (cioè un’autocertificazione) invece di un piano attuativo, e monetizzando le aree a standard a prezzi di saldo.

È un segno che Sala si sta incamminando sulla strada della giustizia “pasticciativaâ€, non “riparativaâ€. Questa riguarda le persone, e nelle vicende milanesi sono invece coinvolti il Comune e le società di costruzione. E non può in alcun caso dimenticare i diritti dei cittadini che sono stati danneggiati dai reati commessi. La giustizia “riparativaâ€, quella vera, pretenderebbe comunque tutto un altro percorso.

Primo, l’ammissione degli illeciti: il Comune deve ammettere di aver sbagliato ad autorizzare edificazioni con titoli fuori legge, a confondere sostituzioni edilizie con ristrutturazioni edilizie, a lasciar costruire nei cortili, a pretendere oneri d’urbanizzazione scontati del 40% e monetizzazioni ridicole (facendo perdere alle casse pubbliche, dunque ai cittadini milanesi, almeno un miliardo e mezzo di euro).

Secondo, è necessario il ritorno alle regole, cioè ai piani attuativi che calcolino i nuovi servizi per i cittadini.

Terzo, ci vuole il pagamento da parte dei costruttori degli oneri dovuti: subito, non alla fine di un lungo iter giudiziario.

Con questi tre passaggi, forse qualcosa si potrebbe sanare. Non tutto. Non i falsi in atto pubblico, non i traffici d’influenza illeciti, non le corruzioni, non le concussioni. Non gli abusi edilizi totali, come le costruzioni nei cortili, che per legge andrebbero abbattute. Per evitarlo, e per salvare gli incolpevoli acquirenti, si potrebbe procedere – perché no – alla confisca: il Comune ha tanto bisogno di case popolari da assegnare.

Chi ha comprato è già garantito nella sua proprietà, anche dagli stessi giudici già intervenuti (per esempio sulle Park Towers). Dovranno però essere risarciti anche i proprietari delle case a cui sono stati tolti luce e vista dai grattacieli costruiti davanti alle loro finestre. La giustizia riparativa non potrà essere la nuova “moratoria†giudiziaria, come quella gentilmente concessa durante Expo per “sensibilità istituzionale†(almeno secondo quanto dichiarato da Matteo Renzi).

Intanto si sappia che a Roma sono già al lavoro per la Salva-Milano/2. Quella contabile. Per salvare i dirigenti del Comune di Milano che in seguito alle inchieste della Procura saranno accusati di danno erariale. Arriva un salvacondotto totale per gli amministratori. E uno sconto del 70%, anche retroattivo, per chi dovesse essere comunque condannato per danno erariale. Anche questa Salva-Milano/2, come la prima, va fermata.

Data articolo: Thu, 10 Apr 2025 11:00:27 +0000

Salva-Milano

Salva-Milano/3: ora provano con la “giustizia riparativaâ€

Primo incontro in Procura a Milano, ieri, tra il procuratore Marcello Viola, la procuratrice aggiunta che coordina le inchieste sull’urbanistica, Tiziana Siciliano, e il capo dell’avvocatura del Comune, Antonello Mandarano. L’incontro è avvenuto su richiesta dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Sala, alla ricerca di una via d’uscita per le inchieste penali (almeno una ventina) aperte a Milano sulle costruzioni in città.

Tramontata la Salva-Milano (cioè la legge voluta da Sala, presentata dalla destra in Parlamento, votata anche dal Pd alla Camera ma poi spiaggiata in Senato) è caduta la speranza di bloccare le indagini giudiziarie grazie all’approvazione di un provvedimento parlamentare preteso come “legge d’interpretazione autentica†che rendesse le procedure urbanistiche seguite a Milano legge per tutta Italia.

Ecco allora il cambio di strategia. Mentre la riforma della Corte dei conti cerca di mettere in sicurezza i dirigenti comunali che hanno firmato gli atti urbanistici considerati fuori legge dalla Procura, ora la nuova via d’uscita viene cercata nel dialogo con i magistrati che stanno indagando: il tentativo è quello di ridurre al minimo i danni, ricorrendo alla “giustizia riparativaâ€, un percorso giudiziario usato prevalentemente per i reati commessi dai minori e che punta a “riparare†più che punire.   

L’incontro di ieri è stato interlocutorio. Viola e Siciliano hanno ascoltato le richieste e le proposte di Mandarano, rimandando a prossimi incontri gli approfondimenti e gli sviluppi, se saranno trovate strade percorribili entro i confini stabiliti dai codici. Le soluzioni dovranno essere trovate “caso per casoâ€, con uno sforzo giuridico anche “creativoâ€, perché l’applicazione dell’istituto della giustizia riparativa in procedimenti come quelli aperti a Milano, dove sono coinvolti dirigenti comunali, progettisti e costruttori, sarebbe “un unicum†a livello nazionale.

La strada percorribile potrebbe essere quella dell’ammissione delle illegittimità commesse dal Comune e dagli operatori, con la disponibilità a versare, da parte dei costruttori, gli oneri finora non versati. Questo non bloccherebbe i procedimenti giudiziari, che devono andare comunque avanti, ma potrebbero trovare una soluzione con la concessione da parte dei giudici di attenuanti per aver già “riparato†i danni provocati alle casse comunali e ai cittadini (per esempio, per averli privati di servizi, “aree a standardâ€, verde, parcheggi, scuole. Ma anche per aver tolto aria, vista e luce agli abitanti che si sono visti crescere nel loro cortile un grattacielo tirato su con una autocertificazione, la prodigiosa Scia).

La speranza del Comune è di poter convincere i pm a chiedere al giudice l’archiviazione per “particolare tenuità del fattoâ€: l’illecito c’è stato, ma potrebbe non essere perseguito perché i danni sono stati “riparatiâ€. Strada difficile da percorrere. Perché è necessaria l’ammissione degli illeciti. Perché alcuni dei reati contestati non sono “riparabiliâ€: la corruzione, la concussione, il traffico d’influenze illecite. E perché i costruttori finora sostengono di aver fatto (e versato) quello che i dirigenti di Palazzo Marino avevano detto loro di fare (e versare). Il seguito alle prossime puntate.

Data articolo: Thu, 10 Apr 2025 10:52:54 +0000

Salva-Milano

Arriva la Salva-Milano/2: la “riforma†della Corte dei conti

A Roma stanno confezionando la Salva-Milano/2. Ormai tramontata la Salva-Milano/1, ossia il super-condono edilizio che avrebbe raso al suolo le inchieste sull’urbanistica della Procura di Milano, ecco che il Parlamento si è messo al lavoro per varare una riforma che salvi gli amministratori dal rischio di essere chiamati dalla Corte dei conti a risarcire i danni erariali provocati dai loro atti.

Nella disattenzione generale, le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno approvato una riforma che stravolge e limita i poteri della Corte dei conti, riducendo i tempi per il controllo preventivo sugli atti, che viene così quasi vanificato; varando un salvacondotto totale per gli amministratori che hanno prodotto danni erariali, ma che saranno salvati in nome del principio di presunzione della loro “buona fedeâ€, dunque non dovranno più risarcire i danni erariali provocati; e aggiungendo generosamente uno sconto del 70%, anche retroattivo, a chi dovesse essere comunque condannato per danno erariale.

È una “riforma†che ha già fatto scattare le proteste dell’Associazione magistrati della Corte dei conti (Amcc). Ancora nessuno ha però denunciato che sembra fatta su misura per salvare gli amministratori del Comune di Milano. Sono sotto inchiesta della Procura di Milano per falso, abuso edilizio e lottizzazione abusiva. I fascicoli aperti sono una ventina e contestano ai dirigenti comunali di aver rilasciato a progettisti e costruttori titoli edificatori fuori legge, permettendo di costruire con la Scia (un’autocertificazione) edifici che invece hanno bisogno per legge di un piano attuativo, oppure considerando “ristrutturazione†la costruzione di nuovi grattacieli, dopo l’abbattimento di piccoli edifici preesistenti.

Queste modalità del “Rito ambrosiano†in uso da anni a Milano hanno già attirato l’attenzione anche della Corte dei conti, che sta verificando i possibili danni erariali, cioè i buchi nelle casse del Comune provocati dagli atti amministrativi. La  Procura lombarda della Corte ha da tempo chiesto al Comune i documenti che riguardano gli edifici sotto indagine e nell’ottobre 2024 ha mandato a Palazzo Marino la prima contestazione, per la prima operazione analizzata: i grattacieli Park Towers di via Crescenzago, costruiti come “ristrutturazione†di un edificio di un piano al bordo del parco Lambro di Milano.

La prima verifica quantifica in 321 mila euro il danno “per colpa grave†arrecato alle casse comunali. Alla società Bluestone di Andrea Bezziccheri gli uffici del Comune hanno chiesto 1,8 milioni per oneri d’urbanizzazione e costi di costruzione, invece dei 2,1 milioni dovuti: perché hanno considerato le due torri di 17 e 24 piani, nuove di zecca, come la “ristrutturazione†di un vecchio fabbricato di un piano, autorizzata con una semplice Scia, invece che con “un piano particolareggiato esecutivo o un piano di lottizzazione esteso all’intera zonaâ€.

I 321 mila euro contestati per una sola operazione potrebbero diventare una cifra imponente se moltiplicati per i 150 cantieri dalle caratteristiche simili – come dichiarato dal sindaco – esistenti in città. Se poi a questi mancati introiti si aggiungono anche quelli, ben più consistenti, delle mancate monetizzazioni degli standard, il buco è destinato a diventare voragine. Secondo i consulenti tecnici dei pm, infatti, per le monetizzazioni delle Park Towers il Comune ha incassato solo 1,5 milioni invece dei 6 dovuti, facendo perdere alle casse pubbliche, in una sola operazione, ben 4,5 milioni.

La Salva-Milano/2, quella contabile, diventa dunque perfino più preziosa della Salva-Milano/1, quella penale, perché i soldi potrebbero davvero essere chiesti agli amministratori milanesi alla fine dei procedimenti giudiziari, mentre è praticamente escluso che gli indagati possano finire in carcere.

La proposta di riforma della Corte dei conti è firmata da Tommaso Foti, già capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e ora ministro per gli affari europei del governo Meloni. Era firmata da Foti anche la Salva-Milano/1, cioè la “legge d’interpretazione autentica†sull’urbanistica voluta dal sindaco Giuseppe Sala, presentata dai quattro partiti della maggioranza, approvata alla Camera con i voti anche del Pd, ma poi bloccata al Senato.

Data articolo: Thu, 10 Apr 2025 10:46:06 +0000

La7

“Non mi faccio dare lezioni da Toti, uno che ha patteggiato per corruzioneâ€/VIDEO
Data articolo: Sat, 05 Apr 2025 14:02:33 +0000

Villaggio olimpico

La strana gara per il Villaggio olimpico di Cortina 2026

La strana gara per il Villaggio olimpico a Cortina – valore 35 milioni di euro – è arrivata al primo traguardo: consegnate le prime casette che nel 2026 dovranno ospitare sui monti ampezzani i 1.400 atleti dei Giochi invernali 2026. Grande gaudio del ministro dello sport, Andrea Abodi: “Il conto alla rovescia è davvero iniziato!â€. E del commissario e amministratore delegato di Milano-Cortina 2026, Fabio Saldini: “È per noi motivo d’orgoglio vedere un’opera del piano olimpico prendere formaâ€.

In verità, una decina di casette consegnate su 377 totali non è proprio, per ora, un motivo di gran vanto. Soprattutto se si va a vedere come sono queste quattro casette e se si ascoltano le prime proteste per come è stata realizzata la gara. È già arrivata una prima segnalazione critica da parte del responsabile per l’Italia del Mbi (Modular Building Institute, l’associazione internazionale dei costruttori e rivenditori del settore), Furio Barzon.

Le casette olimpiche sono delle costruzioni modulari prefabbricate, che permettono il loro riutilizzo futuro, dopo la fine dei Giochi olimpici. “Ma l’appalto ha stranamente chiesto casette di dimensioni non standard, una scelta che non rispetta le prassi consolidate dell’industria delle costruzioni modulari e che compromette il riutilizzo futuro delle unità prefabbricateâ€. Così protesta Barzon. “Questi moduli sono stati richiesti in noleggio per il periodo dell’evento: le loro dimensioni fuori standard rendono però più difficili la logistica e il trasporto, ma soprattutto il successivo riutilizzo su altri progettiâ€.

Le aziende in grado di soddisfare le richieste della gara hanno analizzato il bando, ma poi hanno scelto di rinunciare: le casette richieste nel bando non rispettano gli standard seguiti dall’industria delle costruzioni modulari, il budget proposto dal bando è basso, i tempi imposti sono molto stretti. Così alla gara ha partecipato una sola azienda: la Crippacampeggio srl di Carate Brianza. I concorrenti ipotizzano che la questa potrebbe già avere in mente di riciclare le casette olimpiche, alla fine dei giochi, nei campeggi già oggetto del suo business, rendendo così conveniente la realizzazione di casette anche fuori dalle misure standard.

Già la gara è partita in modo anomalo, almeno secondo le proteste degli imprenditori del settore. Il bando è stato pubblicato l’11 agosto 2024, in pieno periodo di ferie, con scadenza ravvicinata, al 18 settembre 2024. Una proroga era stata richiesta, ma non è stata concessa. L’ente appaltante è la Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 spa.

La richiesta era: “Fornitura temporanea (fornitura, posa, rimozione) di 377 moduli abitativi per una capienza complessiva di 1.400 posti letto più servizi comuni (mensa, depositi etc.), comprensivo di tutte le infrastrutture tecniche (senza scavi per un ripristino totale) entro il 1° novembre 2025â€. Il valore complessivo dell’appalto è di 35.716.812,86 euro più Iva, con possibilità di subappaltare il 50 per cento della fornitura.

La Crippacampeggio ha vinto, con un ribasso dello 0,3 per cento, in alleanza, per l’installazione dei moduli e delle tensostrutture, con gli olandesi di Losberger De Boer International e, per le fondazioni e i lavori edili, con la Fratelli De Prà di Ponte nelle Alpi (Belluno). Ora si apre la prima gara delle Olimpiadi: realizzare le 377 casette entro il prossimo 1° novembre.

Data articolo: Fri, 04 Apr 2025 10:18:59 +0000

Milano

Il mago della Scia, la fatina Adaluc e altre meraviglie

Dopo la corruzione, ecco che anche la concussione entra tra i reati contestati ai signori del Sistema Milano. L’inchiesta sembra sempre più una Mani pulite dell’urbanistica sporca, una Grattacielopoli delle regole aggirate e degli oneri scontati. Di corruzione è accusato Giovanni Oggioni,  da anni Grande Vecchio degli uffici comunali. Di concussione Marco Cerri, il progettista che arrivava a risolvere magicamente i problemi dei costruttori grazie ai suoi rapporti con una “organizzazione parallela e sostitutiva di quella istituzionale degli uffici comunali, ridotta a un mero simulacro e appendice di uffici privatiâ€.

Organizzazione che si è “intersecata e connessa con quella dell’altro vero e proprio ‘ufficio parallelo’ di Marco Emilio Cerriâ€, architetto ed ex componente della onnipotente Commissione paesaggio. Due strutture “parallele e sostitutiveâ€, una dentro gli uffici di Palazzo Marino (Oggioni and friends, con Andrea Viaroli, Franco Zinna, Carla Barone), l’altra fuori, in contatto con i costruttori (Cerri in sodalizio con l’avvocato-ex assessore e vicesindaco Ada Lucia De Cesaris).

Due dischi che, come nella frizione di un’auto, si accoppiano per cambiare le marce e accelerare l’urbanistica milanese. Al “fine comune di favorire le società operatrici e i progettisti prescelti a piacimento, attraverso la valutazione positiva e la facilitazione dei loro progetti anche non conformi alla normativaâ€.

Così scrive il giudice delle indagini preliminari Mattia Fiorentini, che ha contestato la concussione e ha sospeso per un anno l’architetto Cerri da ogni attività professionale, sia pubblica sia privata. E sottolinea che “nonostante Cerri non sia un avvocato (tantomeno un amministrativista), l’intera crème degli studi di architettura milanesi si rivolge a lui per garantirsi una sicura approvazione dei progetti edilizi da presentare in Comune, remunerandolo lautamente per qualifiche e competenze che loro stessi possiedono (o dovrebbero possedere)â€.

È il mago della Scia (l’autocertificazione con cui a Milano si tiran su i grattacieli): grazie ai suoi rapporti dentro gli uffici comunali e al legame con Adaluc De Cesaris, già “assessore comunale all’Urbanistica nel periodo 2012–2015, in cui si è consolidata la ‘normativizzazione’ dei poteri della Commissione paesaggio e, di conseguenza, l’aggravarsi delle violazioni di leggeâ€.

Ecco le radici del nuovo Rito ambrosiano: gli anni 2012-2015 quando Adaluc smontava l’Urbanistica milanese consegnandola alle scelte discrezionali dei consulenti della Commissione paesaggio, impastati di conflitti d’interesse, che lavoravano per gli operatori immobiliari di cui poi approvavano i progetti. Poi Adaluc, diventata lo spirito guida del renzismo a Milano, sbatteva la porta di Palazzo Marino perché non scelta da Giuliano Pisapia come suo successore sulla poltrona di sindaco, consolandosi con il ben remunerato lavoro di consulente degli operatori immobiliari, nello studio di quell’avvocato Guido Bardelli infine inopinatamente scelto dal sindaco Giuseppe Sala come assessore-meteora alla Casa.

De Cesaris, scrive il giudice, è tra le persone “che forniscono in tempo reale a Cerri informazioni riservate, che in nulla dovrebbero riguardarlo†(come il contenuto dell’incontro di un costruttore con una banca che gli toglie i finanziamenti se si ostina a non si affidarsi al mago della Scia, a Marco Cerri). Quello stesso Cerri che, con l’aiuto tecnico di Adaluc e, chissà, del competentissimo Bardelli, si mette al lavoro per scrivere la legge che era destinata a cancellare le indagini della Procura su Grattacielo selvaggio e a sostituire le leggi urbanistiche nazionali con il miracoloso Rito ambrosiano: la Salva-Milano, prodigio voluto da Sala e poi disconosciuto, in attesa che arrivi qualche altro prodigio di Rito romano.

Data articolo: Fri, 04 Apr 2025 10:12:53 +0000

Milano

Milano, cemento & Gintoneria. Contro gli intellettualini ignavi e complici

Sì, li vedono i problemi di Milano. Li ammettono, li elencano educatamente: l’aumento delle diseguaglianze, il divario fra ricchi e poveri, la crescita del costo delle case dopo il massiccio arrivo di capitali e investitori stranieri, il sovra-turismo, la quantità di persone che dormono per strada, la paura diffusa che accresce l’insicurezza e la percezione della microcriminalità. E poi: l’onnipresenza dei bar da movida, la foodification, l’eccesso di comunicazione che ha trasformato la città in un eventificio, in un noioso seguito di “weekâ€â€¦

Sono rimasti in pochi a dire che Milano è fighissima e va bene così. Cemento & gintoneria. Una metropoli con i prezzi di Londra e gli stipendi italiani. No, anche quelli che lo dicevano fino a ieri, incensando le magnifiche sorti e progressive della città in cui il bosco è verticale, oggi si correggono e accettano di discutere di Salaland, ammettendo anche che forse non sarebbe male aprire a qualche correttivo. Ne discutono sulle pagine milanesi di Repubblica, nei salotti eleganti ma sobri del centro.

I problemi che elencano, però, li guardano da dentro la loro bolla. Con il distacco di un marziano e la riconoscenza dovuta a chi ha concesso loro posti e visibilità nel Sistema Milano, sempre generoso con chi si lascia cooptare nella cerchia dei creatori di consenso. Non indicano la causa dei problemi che pure elencano. Dicono: sono problemi che arrivano insieme allo sviluppo; è così in tutte le metropoli dell’Occidente. Oppure (da sinistra): è colpa del capitalismo.

No, cari amici del buonpensiero. C’è una specificità del Modello Milano. Non è inesorabile che si arrivasse alla mutazione genetica della città, con 400 mila persone espulse negli ultimi anni perché qui costa troppo vivere. Non è inesorabile rendere la città il paradiso fiscale dell’immobiliare. Non è inesorabile instaurare la dittatura della rendita, in una città che un tempo era metropoli del fare e del sapere e oggi ha invece come driver dello sviluppo il padrone dei muri.

Si poteva fare meglio, anche restando dentro il capitalismo, senza sognare rivoluzioni impossibili e comode per giustificare tante ignavie, tanti silenzi di sinistra. A Monaco di Baviera, seconda città in Europa per investimenti immobiliari, gli operatori immobiliari lasciano ai cittadini il 30 per cento del valore estratto. A Milano, prima nella classifica europea dell’attrattività, solo l’8 per cento. Perché i nostri amministratori, i nostri politici del place to be non vanno a Monaco (che non è proprio una enclave del comunismo) a imparare come si può gestire il territorio senza esagerare con la Scia e con le “ristrutturazioni†di garage trasformati in grattacieli di 24 piani?

La follia dei neofiti genera mostri. È tempo di ammettere gli errori e cambiare la rotta. Siete ancora in tempo, invece di mettervi “in attesa†di nuove Salva-Milano, questa volta usando come scudo umano chi ha comprato appartamenti in torri sotto indagine giudiziaria perché ritenute abusive. Ci sono anche i diritti degli altri cittadini, quelli a cui sono stati tolti luce, aria e vista (e valore immobiliare dei loro appartamenti deprezzati) a causa dei nuovi grattacieli costruiti nei cortili.

Cari amici del buonpensiero che amate Milano così com’è e difendete gli scempi edilizi e sociali compiuti negli ultimi anni: sappiate che è anche colpa vostra se Milano oggi è così. Avete applaudito sempre, pensato mai. Eppure un tempo c’era chi aveva un pensiero sulla città, chi faceva ricerca e ragionava, come per esempio Guido Martinotti. Poi è arrivato il tempo della morte del pensiero critico, della riflessione creativa, del contrasto dialettico, della difesa della città pubblica. È subentrata una piccola intellighenzia ignava e venduta, professori a gettone, intellettualini delle week cittadine, che se ne stanno comodi nelle loro amache, nei circoletti. Fuori, c’è la città, che non vedono neppure più.

ACQUISTA – â€œContro Milanoâ€, Ascesa e caduta di un modello di città. Il nuovo libro di Gianni Barbacetto

Data articolo: Fri, 04 Apr 2025 10:07:00 +0000

Giustizia

L’avvocato Iannaccone: “Perché non mi piace la riforma della giustizia di Nordio e Meloniâ€

Giuseppe Iannaccone, uno dei più noti avvocati milanesi, grande appassionato d’arte, è specializzato nel diritto commerciale e societario.

La riforma della giustizia del governo Meloni le pare efficace?

Per come è attualmente formulata, non mi sembra che possa realizzare miglioramenti, nemmeno nell’intenzione di evitare le cosiddette “degenerazioni correntizie†del Consiglio superiore della magistratura: mentre i membri di scelta parlamentare saranno selezionati tra autorevoli professori o avvocati, sostenuti da solida legittimazione politica, per la nomina dei membri provenienti dalla magistratura basterà che abbiano superato il concorso, senza alcun requisito minino di esperienza o anzianità e senza alcuna investitura da parte dei loro stessi colleghi. È evidente che il rischio è che si crei uno sbilanciamento tra i diversi membri del Csm. Non è difficile immaginare che un giovane magistrato, che sa di non avere alle spalle alcuna legittimazione da parte del proprio corpo, possa essere indotto a conformarsi alle scelte di un anziano e rinomato professore, che gode invece di un ampio sostegno politico. I componenti di nomina politica potrebbero trovarsi nella condizione di esercitare un peso schiacciante sui componenti provenienti dalla magistratura. Effetto immediato: l’alterazione dell’equilibrio interno al Csm. Effetto finale: l’alterazione del rapporto tra i poteri dello Stato.

La separazione delle carriere dei magistrati realizzerà un equilibrio tra accusa e difesa?

L’equilibrio tra accusa e difesa nel giudizio è garantito dal rispetto delle norme del codice di procedura penale da parte di tutte le parti del processo, giudici, avvocati e pubblici ministeri. Non credo che questa separazione delle carriere possa avere alcuna influenza sull’attuale bilanciamento dei poteri e sulla ripartizione delle garanzie tra le parti.

È un pericolo per l’autonomia della magistratura dal potere politico?

Ciò che è veramente pericoloso è questo clima di contrapposizione tra ceto politico e magistratura, con attacchi indiscriminati ai giudici e dichiarazioni sulla necessità di limitare i poteri dei pubblici ministeri. La funzione giurisdizionale dei pm, come noi avvocati sappiamo bene, è proprio quella che ci ha consentito, in tutti questi anni, di rappresentare le nostre ragioni, ottenendo tante richieste di archiviazione. E ciò è potuto accadere perché i pm rispondono solo alla legge. Non dobbiamo rinunciare alla funzione giurisdizionale dei pubblici ministeri, perché è quella che consente loro di respingere pretese di invasioni di altri poteri, economici e politici.

Lei nella sua lunga carriera ha mai sperimentato la vicinanza tra pm e giudice come ostacolo a un processo giusto?

In tutta onestà, non posso dire di aver mai assistito a episodi di patologica commistione tra giudici e pm. Che si chiamino per nome o prendano il caffè insieme non è mai stato un ostacolo alla mia attività professionale. Se penso ai casi che ho trattato personalmente, mi viene subito in mente la vicenda Mps, che ha visto contrapposta la Procura di Milano già con l’ufficio Gip e poi con l’Autorità giudicante. Il caso Eni Nigeria ha visto la Procura contraddetta dai giudici. Nel caso dei camici durante il Covid, il giudice dell’udienza preliminare non ha neppure consentito di aprire il giudizio.

In Senato è stato depositato un Ddl che propone di riformare il reato di bancarotta, facendo partire i tempi della prescrizione non dalla dichiarazione di fallimento, ma dal primo atto contestato come causale della bancarotta. La ritiene una riforma utile?

Certamente può essere utile per l’imprenditore che, sapendo di aver commesso dei reati, cercherà di ritardare quanto più possibile il fallimento per consentire il decorso della prescrizione e andare esente da ogni responsabilità. Se, invece, ci chiediamo se tale riforma sia utile per garantire la solidità del tessuto economico e imprenditoriale italiano, allora la mia risposta è certamente negativa. Una modifica del reato di bancarotta di questo genere sarà avvertita come un incentivo a ritardare il fallimento di una società, con l’effetto di indurre l’imprenditore a commettere un ulteriore grave reato, quello di aggravamento del dissesto.

Data articolo: Fri, 04 Apr 2025 09:58:19 +0000

News su Gazzetta ufficiale dello Stato, Corte costituzionale, Corte dei Conti, Cassazione, TAR