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#conflitti #strategie
analisi di fase attualitÃ
Il superamento dell’OccidenteL’Occidente non sta tramontando, per citare un famosissimo testo. L’Occidente sta per essere superato e in alcuni campi è già stato sopravanzato. Il suo faro è divenuto sempre più fioco per il resto del mondo che non gli riconosce più autorità e autorevolezza. Un’epoca è dunque al suo epilogo ma la Storia non si ferma e non finisce, nonostante l’ubriacatura post-guerra fredda dell’impero che credeva di aver raggiunto una preminenza assoluta, definitiva e irreversibile. La Storia non è mai terminata, invece declina banalmente quella profezia irrealistica e autoillusoria che lo aveva creduto.
Certo, parliamo di superamento ancora relativo ma la tendenza è pressoché inequivocabile e inarrestabile. L’Occidente cercherà di resistere strenuamente ai suoi competitori, proverà a frenarne l’avanzata e a rallentarne i passi, rivedendo i propri obiettivi e riaggiustando la propria collocazione geopolitica, ma non potrà arrestare il cambiamento che scuoterà le tessere della scacchiera mondiale rendendola irriconoscibile al vecchio sguardo.
La propaganda occidentale non potrà coprire ancora a lungo l’impietosa realtà . Gli Usa e i loro alleati potranno nascondersi per qualche tempo dietro l’Ucraina o dietro Israele, portando caos e distruzione, ma non succederà per sempre. In questa fase chi declina e chi sale si trovano ancora in uno spazio comune in cui non conviene a nessuno uno scontro frontale. Ed è per questo che per ora non ci sarà nessuna guerra mondiale.
Il regime occidentale sta raccontando balle a tutti sulle prossime imminenti vittorie di Kiev e Gerusalemme. È solo fumo da gettare negli occhi della pubblica opinione. Usa e paesi servi non hanno il potenziale bellico per raggiungere obiettivi così ambiziosi. L’Ucraina crollerà e Israele continuerà a fare stragi di civili palestinesi ma non riuscirà a debellare i suoi nemici che si moltiplicheranno anziché diminuire. Almeno fino a che un missile inintercettabile di fabbricazione russa non metterà fine a ogni pretesa fuori corso storico.
analisi di fase attualitÃ
Usa, nemico nazionaleanalisi di fase attualitÃ
Libertà è morta
In America sei libero di essere libero ma solo finché la tua libertà coincide con un’idea di libertà omologata e controllata. Ovvero, sei libero di pensarla come vuoi purché in stretta coincidenza col concetto di libertà comunemente imposto, anzi sei obbligato ad essere libero come dicono loro, altrimenti sono guai. La libertà in America è una forzatura e forse non solo lì. E anche se in fondo non la pensi molto diversamente da tutti, ma solo un po’, faranno in modo che quel poco basti e avanzi per fartela pagare. Come diceva Gaber “libertà obbligatoria e alla portata di tutti, come la chitarra, dove ognuno suona come vuole, e tutti suonano come vuole la libertà ”. O la libertà te le suona, aggiungerei.
Al centro dell’Uragano è un film del 1956 di Daniel Taradash. Uno di quei film semplici ma carichi di significato come solo una volta sapevano fare. È la storia di una bibliotecaria di provincia, Alicia, che dirige scrupolosamente la sua biblioteca cercando di invogliare i giovani alla lettura. Lo fa talmente bene che il suo pubblico cresce e chiede al consiglio comunale di creare una nuova sala lettura dedicata proprio ai giovani che si stanno appassionando ai testi. Il consiglio comunale accetta ma a patto che tolga dagli scaffali un libro: “Il Sogno comunista”, scritto da un improbabile P. Tolskin, trovato casualmente sullo stiglio proprio da un membro dell’organo comunale. La signora viene invitata a parlare del suo progetto che sarà certamente finanziato purché quel libro venga sottratto alla libera consultazione. Alicia inizialmente accetta ma poi ci ripensa. Un libro è un libro ed ha sempre una utilità , anche in senso negativo. Compreso il “Mein Kampf” dirà , perché tutti sappiano quali progetti nefandi possano nascondersi nella testa di un uomo. Il ragionamento non fa una grinza ma il consiglio cittadino non condivide e fa in modo che Alicia sia estromessa dai suoi uffici. Si genera nella piccola comunità quel clima da caccia alle streghe che porta all’emarginazione della donna ormai guardata con diffidenza e sospetto da tutti. Diventa persino una spia comunista, pur negando e non essendo tale, e anche i bambini si tengono alla larga da lei su pressione dei genitori. Alicia però non è un agente dei russi ma solo una persona razionale che non pensa si debbano mettere libri all’indice o bruciarli per sentirsi al sicuro. Ma non c’è nulla da fare, le viene costruito intorno un gulag di dicerie e falsità che la convince ad un esilio volontario ma inevitabile date le circostanze di odio e disprezzo intorno a lei. Nel frattempo però uno dei giovani che lei aveva istradato alla lettura e che più amava, ricambiata, perché promettente cade nel condizionamento degli adulti fino a credere che Alicia sia veramente e non figurativamente un mostro comunista che vive sottoterra e che vuole distruggere le loro felici vite americane, l’american way of life. Il ragazzo, Fred, viene assalito dagli incubi, sogna i marxiani marziani che invadono il suo paese per rapirlo e torturarlo. L’odio lo acceca, l’odio che solo la brava gente sa trasmettere fino al parossismo anche nei propri figli che assorbono cattiveria come spugne di malignità . Il giovane incendia la biblioteca. I libri bruciano, incendiati da una libertà patriottica senza carità di patria. Effetti collaterali di una guerra contro un nemico immaginario che serve a sottomettere le menti piuttosto che a respingere fantomatici barbari. Ma non tutti nel consiglio comunale credono a certe fandonie,”Mi spaventano i falsi democratici, non i comunisti” afferma un componente rivolgendosi agli altri membri del consesso che hanno fomentato l’inseguimento dei fantasmi rossi. “La libertà di pensiero di uno qualunque dei cittadini è la sola garanzia dell’inviolabilità della libertà di tutti”. Ma ovviamente non importa niente a nessuno della libertà di uno perché la libertà è il più falso dei concetti generali. Ormai le fiamme divampano. Dickens e Shakespeare vanno in cenere, con Voltaire, Caroll, Ibsen e Tolstoj. Bruciano i libri e si spengono gli uomini. A ognuno il suo rogo di Berlino. Il film si chiude in perfetto stile americano. Di fronte al fumo della biblioteca, Alicia decide di non partire e giura di ricostruire “e se qualcuno vorrà ancora stabilire per gli altri quali sono i libri giusti e non i giusti prima di toccarli dovrà passare sul mio corpo”. Ovviamente da domani, perché oggi è lo stesso giorno.
analisi di fase attualitÃ
Le condizioni di approccio scientifico nelle scienze sociali
analisi di fase attualitÃ
Grandi maestri, soliti stronzi
La denuncia della propaganda è il più alto atto di propaganda. Sono, infatti, ossessionati dalla propaganda di Putin i migliori propagandisti del mainstream nostrano che si percepiscono giornalisti ma che, come diceva Schopenhauer, sono più che altro giornalieri, dunque maestranze pagate alla giornata, in base al servizio offerto. Tecnicamente sarebbero anche bravi ma più che altro sono capaci di tutto e incapaci per il resto. Inutile fare nomi perché sono quasi tutti quelli pesanti, veri maestri in mostra nella mostrificazione del nemico e nell’esaltazione della loro parte, cioè la parte giusta della Storia. Le strade della Storia sono pertanto lastricate di giuste ragioni e di altrettanti crimini perché ogni ragione non può che affermarsi attraverso molti delitti. Anzi, per avere completamente ragione delle ragioni altrui bisogna ammazzarne molto più della controparte. Altrimenti si finisce dalla parte sbagliata della Storia, quella in cui non solo se le prendono di santa ragione ma si è sottoposti anche alla damnatio memoriae, con l’attribuzione arbitraria di tutti i torti, i propri e quelli dei vincitori. In questo tourbillon di buoni e cattivi in parallasse ci sono anche quelli che passano da un lato all’altro della barricata della Storia, prima brutti e sporchi e poi belli e puliti, i quali al momento opportuno saltano sul carro dei trionfatori. Tra questi troviamo molti giornalisti (e non solo) volutamente non citati più sopra e anche altri del passato. Ecco cos’è la parte giusta della Storia, una bilancia che pende dove conviene e dove il cuore non duole. Pensate a tutti quei tromboni che hanno vergato articoli e partecipato a trasmissioni scandendo un solo concetto come se fosse indiscutibile: “c’è un aggressore e un aggreditoâ€. Non c’è nulla di più falso e sciocco di ciò ma lo hanno detto come una verità rivelata. Scriveva Lord Ponsonby in Falsehood in war-time: “l’aggressore è sempre il nemicoâ€. Appunto, grandi maestri, soliti stronzi.
Gianni Petrosillo
analisi di fase attualitÃ
Storia e teoria socialeanalisi di fase attualitÃ
Stato e terrorismo
Rifiuto, come da vulgata propagandistica dominante tesa a screditare i nemici, di associare alla parola Stato l’aggettivo terroristico. Uno Stato ha sempre il monopolio della forza, come diceva Gramsci è egemonia corazzata di coercizione, dunque i suoi atti, quando escono dalle forme “normali” di condizionamento e di dissuasione ideologica, o sono guerra o sono operazioni di polizia e di intelligence. Tertium non datur. Uno Stato può servirsi di tutto per salvaguardare la propria sicurezza. Può anche manovrare elementi terroristici, finanziarli e crearli dal nulla, ma di uno Stato sovrano non si potrà mai dire che esso è terrorista se non iperbolicamente. Il ricorso alla metafora non rende l’affermazione letteraria una verità indefettibile. Del resto, sono le forze costitute di Stato che controllano ordinamenti e apparati legali, sono esse a stabilire tramite leggi e tribunali cosa è al di fuori della legalità e, pertanto, sono i poteri costituiti ad affibbiare ad altri tale appellativo. I partigiani erano terroristi per gli Stati fascisti e nazisti del secolo scorso e tecnicamente avevano ragione. Tali gruppi attentavano all’ordine statale ufficiale con le sue norme e regole. Oggi gli Stati occidentali definiscono terroristi vari movimenti che attentano ad una certa conformazione dell’ordine internazionale. Ovviamente, chi avversa il sistema si percepisce del tutto diversamente anche quando ricorre ad azioni efferate come la strage del 7 ottobre dello scorso anno in Israele. Quest’ultima, dal loro punto di vista, resta un’azione di reazione e resistenza perché sul piatto della bilancia dei crimini complessivi pesano sempre di più i massacri causati dai bombardamenti che lo Stato Israeliano ha perpetrato nei decenni, in cui ha ucciso migliaia e migliaia di palestinesi. E vale lo stesso per i nemici degli americani che hanno portato devastazione in ogni angolo del pianeta. Anche se la narrazione statunitense commemora i suoi morti come se valessero di più, prendiamo le Torri Gemelle, in un’ottica statistica le lacrime versate a New York sono una goccia nel mare rispetto a quelle che gli yankee hanno fatto piangere agli altri.
Anche in quest’ultima rappresaglia Israele ha fatto più di 40 mila morti, cosa che continuerà ad alimentare la spirale infinita delle vendette reciproche e purtroppo sempre sproporzionate stanti gli attuali rapporti di forza che pur relativamente cominciano a modificarsi.
Come dicevo in apertura però sono gli Stati sovrani a non poter essere definiti terroristi. In questa casistica non rientra quello ucraino che non è più uno Stato per quanto nominalmente mantenga tale dicitura. Quello ucraino è uno Stato fantoccio che esercita la forza per conto di Stati terzi non essendo più padrone dell’esercizio coercitivo. I suoi apparati sono tenuti in vita dai fondi occidentali e anche la catena di comando, militare, politica, di intelligence, ha ormai il suo apice all’estero. Si tratta dunque di un simulacro di Stato, di uno Stato solo in apparenza, più amministrazione controllata che Entità politica. L’essere Stato dello Stato ucraino è quanto meno in uno stato sospeso. In questo caso, dare dei terroristi ai burattini ucraini non compromette le concezioni scientifiche espresse.
analisi di fase attualitÃ
Né Washington né Mosca. l’Illusione di una “terza posizione’.
analisi di fase attualitÃ
Decadenza culturale e politica italianaanalisi di fase attualitÃ
Per Nasrallah
Gli israeliani hanno ammazzato Nasrallah, leader degli Hezbollah. Per gli occidentali era un terrorista, per i musulmani un resistente che aveva lottato contro l’occupazione israeliana del sud del Libano, dunque prima simbolo vivente e ora anche martire della causa antisionista e anticoloniale in Medioriente. Biden, un vecchio rincoglionito che interpreta alla perfezione la decadenza americana, ha suggellato con queste parole la sua fine: “La morte di Nasrallah è giustizia”. Gli statunitensi hanno una strana idea di giustizia ma soprattutto nessuna decenza morale. Un tempo il nemico sconfitto e ucciso veniva onorato, soprattutto dopo morto. Un nemico valido dava maggior pregio al proprio trionfo. Gli yankee, popolo senza storia, non sono capaci di coltivare l’onore e il rispetto nemmeno per sé stessi, figuriamoci per gli altri. Ricorderemo la risatina imbecille di Hillary Clinton dopo la morte di Gheddafi, il suo veni, vidi, vici americanizzato in we came, we saw, he died. Così sono gli americani, iene ridens senza dignità con la lacrima facile solo per i loro casi umani. Guai ad averli nemici ma soprattutto amici, diceva Kissinger.
Nasrallah aveva un predecessore e avrà un successore. Chi crede che tolto di mezzo un capo finisca un movimento non ha capito nulla. Sono le situazioni che creano gli uomini e non viceversa. Finché lo Stato di Israle, sostenuto dagli Usa, godrà di impunità per i suoi crimini e non verrà ridimensionato nei suoi appetiti egemonici, sorgeranno sempre nuove organizzazioni con i loro trascinatori ad imbracciare le armi per combatterlo. E sarà anche peggio man mano che i competitori degli Usa aumenteranno la propria forza geopolitica con la quale sosteranno chiunque pur di estromettere Washington e alleati dalla gestione di vari teatri considerati strategici per la preminenza.
Ovviamente, anche sui nostri giornali non c’è nemmeno un cane a dire come stanno le cose. Nasrallah era un combattente con mille ragioni. Dalle nostre parti si definisce terrorista chiunque non la pensi come noi e non resti quieto ad assistere alla sottomissione del proprio popolo all’imperio Atlantico che in Medioriente assume la facciata sionistica.
Rammentiamo a costoro che per i fascisti i partigiani erano terroristi. Parimenti lo erano ebrei e oppositori per i nazisti.
Una volta, quella mente lucida di Cossiga provò a spiegare ad una brigatista che piagnucolava per i suoi errori che doveva tenere la schiena dritta. Loro, i brigatisti, erano soldati che avevano imbracciato i fucili perché non credevano nello stato democratico e lo avevano combattuto legittimamente per un’altra visione del mondo e della giustizia. Avevano perso ma non erano tenuti al rinnegamento. Si può ammettere la sconfitta senza umiliarsi. Una grande lezione di vita che in fondo spiegava anche perché a vincere era stato il potere costituito e non certi velleitari che lo avevano avversato. Per affermarsi bisogna essere superiori in tutto ai propri nemici e i brigatisti non solo non lo erano ma avevano anche sbagliato l’analisi concreta della situazione storica effettiva.
Purtroppo oggi non abbiamo più nemmeno un Cossiga ad insegnarci qualcosa sulla vita e dobbiamo assistere al coro idiota di chi insulta pure i morti che hanno combattuto con onore.