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Le recenti dichiarazioni di Elon Musk sulla capacità delle vetture Tesla di raggiungere la guida autonoma completa hanno scosso il mondo automotive e sollevato numerosi dubbi. L’ammissione che l’hardware HW3, presente in quasi tutte le Tesla in circolazione, potrebbe non essere abbastanza potente per supportare la guida autonoma non supervisionata è un fulmine a ciel sereno. Questa rivelazione mette in discussione anni di promesse e apre scenari incerti per il futuro dei veicoli Tesla e per i suoi clienti. La guida autonoma, soprattutto ai livelli 4 e 5, richiede l’elaborazione di enormi quantità di dati in tempo reale.
Gli algoritmi che governano la guida autonoma sono estremamente complessi e necessitano di una potenza di calcolo che l’HW3, secondo Musk, potrebbe non essere in grado di fornire. La nuova piattaforma hardware, HW4, offre una potenza di calcolo “diverse volte superiore” rispetto alla precedente generazione. Questo la renderebbe adatta a supportare le funzionalità di guida autonoma avanzata. Tuttavia, l’HW4 non è compatibile con le vetture attualmente in circolazione a causa di differenze nella forma fisica e nella gestione delle telecamere. L’installazione dell’HW4 sui modelli esistenti richiederebbe una riprogettazione della piattaforma e non è chiaro come si possa risolvere l’incompatibilità con le telecamere dell’HW3, meno definite rispetto a quelle dell’HW4.
Per far fronte a questa situazione, Musk ha promesso un programma di upgrade gratuito per i possessori di Tesla con HW3. Tuttavia, i dettagli di questo programma sono ancora vaghi e non è chiaro come e quando verrà implementato. Inoltre, la complessità tecnica dell’upgrade solleva dubbi sulla sua effettiva fattibilità e sui tempi necessari per la sua realizzazione. La mancanza di risposte concrete da parte di Musk su come Tesla intende superare questi ostacoli tecnologici alimenta l’incertezza. Le ripetute promesse di una guida autonoma completa, fatte negli ultimi 5 anni, non si sono ancora concretizzate e l’ammissione dei limiti dell’HW3 getta un’ombra sul futuro della guida autonoma di Tesla.
La situazione si complica ulteriormente considerando che Tesla vende da anni il pacchetto “Full Self Driving” a 7.500 euro. Questo pacchetto promette una guida autonoma completa, ma alla luce delle recenti dichiarazioni di Musk. Se Tesla non dovesse riuscire a mantenere la promessa fatta ai suoi clienti, potrebbero esserci gravi ripercussioni legali, soprattutto negli Stati Uniti, dove le class action sono frequenti e spesso hanno successo. Le dichiarazioni di Elon Musk sulla limitata capacità dell’HW3 hanno creato un clima di incertezza attorno al futuro della guida autonoma di Tesla.
La promessa di un upgrade gratuito all’HW4 è un passo nella giusta direzione, ma la complessità tecnica e la mancanza di dettagli concreti lasciano aperte molte domande. Resta da vedere se Tesla sarà in grado di superare gli ostacoli tecnologici e legali che si profilano all’orizzonte e realizzare la promessa di una guida autonoma completa. Di solito Musk è in grado di raggiungere i suoi obiettivi sfidando l’impossibile, vedremo se stavolta riuscirà a fare altrettanto. Il rischio, tuttavia, è molto alto.
Data articolo: Wed, 30 Oct 2024 09:48:50 +0000La notizia della chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles, prevista per la fine di febbraio, ha scosso i circa 3.000 dipendenti che vi lavorano. La casa automobilistica tedesca ha comunicato la decisione ai sindacati, assicurando che i licenziamenti non avverranno prima della fine dell’anno. L’impianto, che produce esclusivamente il SUV elettrico Q8 e-tron, è da tempo al centro di valutazioni da parte di Audi, che ha avviato consultazioni con i comitati aziendali e i sindacati mesi fa, come previsto dalla legge belga. La direzione aziendale prevede di concludere questo processo di informazione e consultazione entro le prossime due settimane.
Le ragioni alla base della chiusura sono molteplici. In primo luogo, le vendite del SUV e-tron Q8 sono in calo, rendendo la produzione meno redditizia. Inoltre, lo stabilimento soffre di elevati costi logistici, dovuti alla scarsità di fornitori nelle vicinanze. La posizione stessa della fabbrica, incastonata tra una zona residenziale, la ferrovia e l’autostrada, ne limita le possibilità di espansione. A complicare ulteriormente la situazione, il gruppo Volkswagen, casa madre di Audi, sta attraversando una profonda crisi del marchio Volkswagen e ha escluso la possibilità di avviare la produzione di un nuovo modello a Bruxelles
Nonostante il quadro poco roseo, Audi non ha abbandonato del tutto la speranza di trovare una soluzione per il sito e per i suoi dipendenti. Sono ancora in corso trattative con potenziali investitori, anche se le precedenti discussioni con oltre 20 realtà del settore automobilistico non hanno portato a progetti concreti. La chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles rappresenta un duro colpo per l’economia locale e per i lavoratori. La speranza è che le trattative in corso possano portare a una soluzione che salvaguardi almeno in parte l’occupazione.
Le origini di questa fabbrica affondano le proprie radici in un passato molto lontano. Nel 1948, in un’Europa segnata inevitabilmente dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale, l’americana Studebaker investe in Belgio e realizza la fabbrica di Bruxelles, che all’epoca contava su 12.000 metri quadrati. L’anno seguente è già tempo di festeggiare il primo veicolo prodotto, una Champion Sedane, che strega tutti quanti con la sua linea massiccia e voluminosa, come andava di moda oltreoceano. Nel 1948, la Volkswagen si affaccia timidamente tra le catene di montaggio della capitale belga, con il suo Maggiolino e il Transporter T1, la prima generazione del van più famoso al mondo. Strada facendo il costruttore di Wolfsburg aumenta la propria presenza, fino a diventare il primo e unico interlocutore.
D’Ieteren, il fondatore, nel 1970 cede la sua creatura alla Volkswagen che trasformerà lo stabilimento in un cantiere attivo e dinamico, dove vengono assemblati modelli iconici come la Golf (per 5 generazioni) e la Passat (per 4 generazioni). Dopo un breve interregno di Seat, nel 2007 il sito della “Foresta” diventa un fortino di Audi, con la catena di montaggio destinata alla piccola A1 a partire dal 2010. Poi, nel 2016 viene scritto il primo capitolo della rivoluzione che si concretizza nel 2018, con il passaggio alla divisione e-tron, con i veicoli elettrici dei Quattro Anelli che qui trovano un avamposto moderno e sicuro. Almeno fino ai venti di tempesta di oggi.
Data articolo: Wed, 30 Oct 2024 09:22:51 +0000Il tuning è un fenomeno che va ben oltre la semplice modifica di un veicolo: rappresenta una vera e propria cultura, una passione che coinvolge milioni di appassionati in tutto il mondo. Nato con l’obiettivo di migliorare le prestazioni, l’estetica o la funzionalità dei veicoli, il tuning si è evoluto negli anni, diventando un’espressione di personalità e stile per chiunque desideri rendere unico il proprio mezzo di trasporto.
Ma cosa significa davvero questo termine? E, soprattutto, quanti stili diversi esistono e che tipo di modifiche possono essere applicate? Dalle modifiche meccaniche che potenziano il motore alle personalizzazioni estetiche che ne trasformano l’aspetto, il tuning è un mondo vasto e variegato, fatto di tecniche e filosofie differenti. In questo approfondimento esploreremo le principali categorie di tuning, scoprendo le particolarità di ognuna e come contribuiscono a definire l’identità di questa affascinante disciplina automobilistica.
Il termine tuning deriva dall’inglese “to tune” che significa “regolare”, e suggerisce l’idea di ottimizzare o adattare qualcosa per migliorare un determinato risultato. In ambito automobilistico, il tuning rappresenta il processo di modifica e personalizzazione di un veicolo, sia per migliorarne le prestazioni che per renderlo esteticamente unico.
Il tuning ha radici che affondano nella cultura automobilistica americana degli anni ’40 e ’50, quando le prime comunità di appassionati iniziarono a sperimentare modifiche sui motori per ottenere velocità e potenze superiori. Nel secondo dopoguerra, le corse su strada e le gare clandestine divennero popolari tra i giovani americani, desiderosi di spingere al limite le prestazioni delle loro auto. Le Ford, Chevrolet e Plymouth erano le più gettonate per queste modifiche, che venivano effettuate in garage privati con pochi strumenti ma tanta passione.
Negli anni ’70, il tuning iniziò a diffondersi anche in Europa e in Giappone, dove assunse connotazioni differenti. In Europa, ad esempio, si sviluppò soprattutto il tuning estetico, con modifiche che riguardavano carrozzerie, cerchioni e accessori esterni. In Giappone, invece, la cultura del tuning si legò strettamente al mondo delle corse, portando allo sviluppo di tecniche avanzate per il potenziamento dei motori. Le auto giapponesi sportive e leggere, come le Nissan, Toyota e Honda, divennero simbolo di un tuning tecnologico e all’avanguardia, dando vita a una vera e propria sottocultura giovanile chiamata JDM (Japanese Domestic Market).
Negli ultimi decenni, la popolarità di questa disciplina è cresciuta esponenzialmente grazie a film e videogiochi di auto modificate. Film come la serie Fast & Furious hanno portato il mondo delle elaborazioni sotto i riflettori, mostrando auto altamente personalizzate in azione e suscitando l’interesse di nuove generazioni. Anche i videogiochi, come Need for Speed, hanno reso la personalizzazione delle auto accessibile al grande pubblico, contribuendo alla crescita dell’interesse per questa cultura.
Oggi, il tuning è parte integrante della cultura automobilistica globale, con eventi dedicati in tutto il mondo, dai raduni in stile americano agli show in Europa e Giappone. Questi eventi offrono agli appassionati un’occasione unica per confrontarsi, scambiare idee e mostrare le proprie creazioni. Il tuning, così, è diventato una sorta di linguaggio universale, che unisce persone con passioni comuni e una visione condivisa dell’automobile come qualcosa di più di un semplice mezzo di trasporto.
Il mondo del tuning, come già anticipato, è estremamente variegato e abbraccia una gamma di modifiche che spaziano dall’aspetto estetico al miglioramento delle prestazioni, dalla personalizzazione tecnologica agli interventi dedicati al comfort. Ogni appassionato può scegliere di focalizzarsi su un particolare tipo di elaborazioni, a seconda delle proprie preferenze e dell’uso che intende fare dell’auto. I tipi di tuning, quindi, possono essere sintetizzati come segue:
La popolarità di questo mondo, alimentata da cinema, videogiochi ed eventi internazionali, dimostra come il tuning continui a ispirare e a coinvolgere appassionati di ogni età . Che si tratti di migliorare le prestazioni, rendere unico l’aspetto dell’auto o innovare sul fronte tecnologico, il tuning rappresenta oggi un punto di incontro tra creatività e ingegneria, una disciplina che celebra la libertà di personalizzare e innovare. In un mondo sempre più attento all’efficienza e alla sostenibilità , il tuning si apre a nuove prospettive, dimostrando che, anche nel rispetto dell’ambiente, l’auto può rimanere un simbolo di stile, passione e libertà .
Data articolo: Wed, 30 Oct 2024 08:00:37 +0000
Uno dei temi “caldi” per il settore delle quattro ruote continua ad essere quello dello stop alla vendita di auto con motori termici. L’UE punta a bloccare le vendite di auto benzina e diesel (oltre che delle ibride) entro il 2035. Il piano è oramai definito ma la domanda di auto elettriche è inferiore alle attese mentre le difficoltà dell’industria europea sono tante, con l’UE che è appena stata costretta ad applicare nuovi dazi sulle elettriche cinesi. In merito al futuro dei motori termici è arrivata una precisa presa di posizione di Gilberto Pichetto Fratin. Secondo il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, intervenuto all’evento #ForumAutomotive di Milano, la Commissione europea non può stabilire una data di scadenza per i motori termici in Europa. L’approccio ideologico adottato dall’UE, evidenzia il ministro, non può essere considerato come la soluzione giusta, anche in considerazione della realtà attuale del mercato. Vediamo cosa ha detto il ministro.
Il punto di vista del ministro dell’ambiente è chiaro e rispecchia anche la posizione del Governo che, con le parole di diversi esponenti, ha già chiarito cosa pensa in merito alle decisioni dell’UE sullo stop alle auto benzina e diesel. Secondo Pichetto Fratin: “La realtà è che al 2035 non si arriva, non si sta in piedi economicamente. Se l’obiettivo è la decarbonizzazione dobbiamo abbassare le emissioni mettendo dei vincoli, ma non vietare definitivamente una tecnologia.” Per il ministro, adottare un approccio “ideologico” oggi non serve a nulla. Anche se le auto elettriche sono destinate a diventare un punto di riferimento del mercato, nel corso dei prossimi, il presente è molto diverso. Il cambiamento non può essere forzato in questo modo.
La situazione di difficoltà in Germania, dove Volkswagen punta a chiudere ben tre stabilimenti, conferma le difficoltà dell’intera industria automotive europea che l’UE intende proteggere con dazi su auto elettriche cinesi per tentare di arginare, almeno nel breve periodo, i problemi dei costruttori. Anche in Italia la situazione è difficile: gli stabilimenti di Stellantis continuano a produrre a ritmo ridotto e gli incentivi hanno dato un contributo non particolarmente rilevante alla crescita del mercato delle auto elettrificate. Gli interrogativi sul futuro crescono di settimana in settimana. La crisi del settore automotive potrebbe peggiorare nel prossimo futuro.
La questione dello stop alla vendita di auto benzina e diesel è legata anche al tema dei biocarburanti su cui Pichetto Fratin evidenzia la presenza di “interessi nazionali” da parte dei vari Paesi europei che, in alcuni casi, starebbero “giocando contro” l’Italia che, attualmente, è il principale produttore europeo. Il Governo già da tempo ha confermato di essere interessato a sviluppare il settore dei biocarburanti come opzione aggiuntiva da esplorare per il futuro del mondo delle quattro ruote.
Si tratta di un tema destinato a diventare sempre più attuale, anche considerando le difficoltà delle auto elettriche e le vendite non particolarmente elevate registrate in questi mesi. Per avere le idee più chiare in merito a quelle che potranno essere le mosse dell’Europa sui biocarburanti sarà necessario attendere. Di certo, in ogni caso, si tratta di un’alternativa da non scartare.
Data articolo: Wed, 30 Oct 2024 06:30:14 +0000Dopo anni di attesa e delusioni, il sogno dei tifosi della Ferrari di conquistare il Mondiale Costruttori di F1 potrebbe realizzarsi. O meglio, finalmente i tifosi della Rossa possono sognarlo. Un successo che manca da tanti anni, dal 2008 per la precisione, un risultato che si potrà concretizzare solo se una serie di condizioni chiave si allineeranno.
La Ferrari ha mostrato importanti segnali di ripresa durante la stagione 2024, compiendo progressi nel rendimento della monoposto e nella gestione delle strategie di corsa. Tuttavia, per assicurarsi il titolo, ci sono alcuni aspetti cruciali su cui il team dovrà concentrarsi nelle ultime quattro gare della stagione. Con costanza, affidabilità e strategie impeccabili, la Ferrari può ancora realizzare il sogno e riportare il titolo a Maranello dopo troppi anni. Obiettivo difficile ma non impossibile
Con solo quattro gare rimaste, la Ferrari dovrebbe ottenere il massimo risultato possibile in ogni evento, idealmente assicurandosi vittorie, primo e secondo posto, con entrambi i piloti per massimizzare i punti. La F1 ci ha insegnato che nulla è impossibile ma probabilmente nemmeno si potranno vedere sempre doppiette sul podio. Fare calcoli è complicato. Brasile, Las Vegas, Qatar, Abu Dhabi e due Sprint Race, tanti punti importanti a disposizione, l’importante sarà vincere. Nelle Sprint sarà vitale per Ferrari ottenere punti extra anche lì, preferibilmente con piazzamenti al vertice. Oltre a una performance impeccabile, da abbinare qualche sfortunato imprevisto per Red Bull e McLaren.
Charles Leclerc e Carlos Sainz devono mantenere una costanza impeccabile. La doppietta sul podio di Austin e di Città del Messico rappresenta qualcosa di unico e straordinario. Forse non si ripeterà anche nella prossima gara di San Paolo in Brasile ma non è vietato sognare, si spera comunque in un ottimo piazzamento.
Entrambi i piloti Ferrari hanno già dimostrato di avere il talento per lottare per le prime posizioni, ma errori individuali o sfortunate penalità potrebbero compromettere i punti decisivi per la classifica finale Costruttori. La Ferrari avrà bisogno di prestazioni pulite e consistenti da entrambi i piloti, senza incidenti o ritiri che al contrario potrebbero privare il team di punti preziosi. Solo un impegno costante in ogni gara e la capacità di resistere alla pressione, potranno tenere viva la possibilità del titolo. Il tutto contando anche nella professionalità fin qui dimostrata da Carlos Sainz, separato in casa da inizio stagione.
Il supporto e la collaborazione tra i piloti e il team sarà cruciale. In una stagione che potrebbe decidersi per pochi punti, è essenziale che Leclerc e Sainz collaborino e lavorino come una squadra senza inopportune rivalità interne. Ogni punto è prezioso, e solo uniti potranno puntare a questo traguardo inaspettato fino a qualche mese fa.
Uno dei talloni d’Achille della Ferrari negli ultimi anni è stata la mancanza di affidabilità della vettura. Se i problemi tecnici e i guasti sono stati limitati in buona parte della stagione, la Scuderia dovrà continuare a evitare ritiri dovuti a problemi meccanici. Le competizioni con Red Bull e McLaren sono ormai molto serrate e ogni ritiro rappresenterebbe un colpo difficile da recuperare. Affidabilità sarà dunque una parola chiave, con un occhio particolare alle componenti del motore e alla gestione strategica delle gomme in gara.
Nelle ultime stagioni, alcune scelte sbagliate hanno penalizzato il team, ma nel 2024 sembra esserci stata una maggiore attenzione a questo aspetto. Le soste ai box, la scelta dei tempi tecnici e delle gomme devono essere perfetti per ogni gara, soprattutto nelle prossime quattro. Un’ottima strategia può fare la differenza tra un piazzamento di vertice e una posizione di metà classifica.
Oltre alle proprie performance, Ferrari potrebbe beneficiare anche di eventuali errori degli avversari diretti. La Red Bull, in particolare, non si è dimostrata più dominante come ci aveva abituato in un recente passato, ma qualche imprevisto o penalità per la troppa foga di Verstappen potrebbe aprire spazi cruciali in classifica. Anche Norris non sembra più imprendibile in pista e su di lui, la pressione gioca brutti scherzi, più volte ha indirettamente dimostrato di non essere pronto a vincere un mondiale. La Ferrari dovrà essere pronta a capitalizzare eventuali occasioni che si presenteranno magari anche nei prossimi duelli tra Verstappen e Norris.
La gioia nel team Ferrari è incontenibile, anche perché in Messico non si vinceva dal 1990 e soprattutto perché la gara messicana ha dimostrato quanto bene la squadra abbia lavorato da dopo la pausa estiva. Nello specifico, il Cavallino Rampante ha vinto tre delle ultime cinque gare disputate. Una serie di risultati che mancava da tanto.
Non c’è però troppo tempo per festeggiare visto che il team è già atterrato in Brasile per l’ultima tappa della tripletta americana, il Gran Premio di San Paolo. Tutto pronto in programma all’Autodromo José Carlos Pace di Interlagos, prove libere 1 e a seguire Sprintshootout nel pomeriggio di venerdì 1 novembre. Sprintrace sabato 2 novembre alle 15, qualifiche dalle ore 19 e bandiera a scacchi domenica 3 novembre alle ore 18.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 18:28:39 +0000Il futuro sarà delle auto elettriche e ibride, ma quel futuro non è ancora così vicino e per vetture con il motore termico non è ancora arrivato il momento di andare del tutto pensione. Prova ne è che la Bmw ha deciso di lanciare il suo nuovo modello, che arriverà nel mercato tra il 2027 e il 2028, anche nella versione proprio come il motore termico 6 cilindri ibrido leggero 48 Volt, oltre a quello nella versione elettrica. Di che modello stiamo parlando? Della nuova Bmw M3. Una notizia che è stata data dal magazine specializzato Carscoops e che sorprende, perché si pensava che sarebbe stata realizzata nella versione ibrida plug-in, così come la Bmw M5, invece è stato preferito realizzarla con una più classica alimentazione a benzina.
Il motivo per cui la Bmw M3 non verrà realizzata nella versione ibrida plug-in lo ha dato Dirk Häcker, ovvero il responsabile dello sviluppo della divisione ad alte prestazioni di Bmw fatte a margine del lancio della serie G90 M5 a Monaco. “Non ha senso aggiungere peso extra a meno che non si vogliano ottenere i vantaggi di poter utilizzare una autonomia elettrica“, ha spiegato.
Ecco perché la casa automobilistica ha scelto di non puntare sulla versione intermedia, come lo sarebbe stata quella ibrida plug-in, ma di rendere disponibile la nuova Bmw M3 in una versione ibrida leggera o in quella completamente elettrica.
La Bmw M3, sia nella Version con il motore termico che in quella completamente elettrica, sarà montata sulla nuova piattaforma Neue Klasse che debutterà nel corso del 2025 su un altro modello della casa automobilistica tedesca: la iX3. Ma la nuova piattaforma la vedremo anche nella nuova berlina Serie 3 che arriverà sul mercato nel corso del 2026.
Per quel che riguarda l’uscita della Bmw M3, abbiamo detto in precedenza che avverrà tra il 2027 e il 2028. Sempre il magazine Carscoops ha anticipato che la prima versione a essere lanciata sarà quella elettrica, che uscirà appunto nel 2027, l’anno successivo arriverà invece la versione con il motore termico 6 cilindri ibrido leggero 48 Volt.
La scelta di una delle più importanti case automobilistiche a livello internazionale, come lo è la Bmw, di far uscire un proprio modello nella versione ibrida leggera è la dimostrazione che il processo di transizione verso una mobilità completamente elettrica sta procedendo molto più a rilento di quanto in molti speravano.
Non è certo un mistero che le vendite di automobili elettriche (a livello globale) non stiano decollando, sono ancora pochi gli automobilisti che decidono di acquistare una vettura a zero emissioni, preferendo le auto termiche o quelle ibride. Diverse case automobilistiche hanno anche deciso di rivedere i propri piani rallentando i progetti legati alle vetture a zero emissioni per puntare maggiormente su quelle ibride.
In questo caso la scelta della Bmw è stata differente ed è così che la M3 verrà realizzata nella versione elettrica e anche in quella ibrida leggera, che grazie al peso maggiore può offrire prestazioni miglior, ma non in quella ibrida plug-in.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 18:24:35 +0000C’è una legge non scritta in F1 che vige da tempo immemore, da quando la massima categoria del motorsport ha mosso i primi passi nei lontani anni ’50. L’obiettivo di una gara automobilistica è vincere. Partecipare e basta non piace e non serve a nessuno. Il tuffo nel mare della banalità ci porta alla seguente riflessione: quando arrivare primi non è possibile, scatta in automatico il seguente target per un pilota: arrivare davanti al proprio compagno di squadra. Se il weekend è pessimo, ma stai davanti a chi divide con te il garage, la domenica sarà meno amara. Figuriamoci quando la possibilità di vincere fa presenza. La supremazia territoriale è importante, in quanto oltre a fornire fiducia nei propri mezzi, ricorda alla scuderia chi è il numero uno.
Essere il primo pilota, dichiarato o meno, ha i suoi vantaggi. L’occhio di riguardo è sempre rivolto alla tua figura e, in determinate situazioni, fa sì che alcuni vantaggi scaturiti dall’esecuzione del fine settimana siano tuoi. Non parliamo solo di una situazione di prestigio, quindi, ma di un vantaggio a livello competitivo. Scendiamo nello specifico. Nel caso della coppia di piloti Ferrari, la gerarchia è sempre stata ben definita. E sebbene Binotto stravedeva per Carlos, e si è permesso di riprendere Charles per le sue più che giuste rimostranze dopo la vicenda di Silverstone, anche l’ex team principal della Rossa aveva le idee chiare su quale pilota puntare per la lotta al vertice.
I “due Carlo” hanno formato una bellissima coppia in Ferrari. Non possiamo definirli amici, di quelli che si vedono in vacanza o decidono di dedicarsi del tempo lontano dai circuiti. Tuttavia, il rapporto è sempre stato più che buono. Tanto rispetto. Perché, se in diverse situazioni non si sono capiti e la lotta in pista è stata acerrima, c’è sempre stata la voglia di mettersi al tavolo, parlare, spiegare il proprio punto di vista e arrivare a un punto d’incontro. Questo è il segreto di una convivenza gioviale e mai fuori le righe. L’ambizione di Leclerc è sempre stata molto alta, ma quella di Sainz, benché l’opinione pubblica lo abbia sempre messo uno scalino sotto al monegasco, non è mai stata da meno.
I tre paragrafi precedenti servivano per fare un rapido punto della situazione e introdurre la “tensione” via radio tra i ferraristi nel Gran Premio del Messico. Anzitutto, l’unico a lamentarsi non è stato Leclerc. Ma facciamo un minimo d’ordine per capire al meglio la situazione. Nelle prime fasi di gara, dopo la Safety Car, le due Ferrari balzano al comando del Gran Premio. Sainz svernicia Verstappen con una grande manovra, mentre Charles approfitta della battaglia tra Max e Lando, si prende la seconda piazza e si mette alla caccia del compagno di squadra. Non servono molte tornate per raggiungerlo, perché in quel momento il suo ritmo era davvero molto buono.
Ad ambedue i piloti della Rossa ordinano con parecchia urgenza di raffreddare l’impianto frenante delle loro auto. Un’operazione necessaria per non andare oltre il range stimato ottimale per le temperature e soffrire problemi in staccata. Nel frattempo si profila una lotta, perché nessuno dei due ha intenzione di subire il risultato dell’altro. Come detto nei paragrafi precedenti, Charles si avvicina progressivamente all’iberico e dopo qualche passaggio può utilizzare il sistema DRS. I suoi freni, però, alla stregue di quelli del teammate, continuano a essere un problema. Un grattacapo più grande per Leclerc in quanto, subendo la scia turbolenta della numero 55, faceva molta più fatica nel mantenere le temperature nella finestra di utilizzo ideale.
Al madrileño non piace vedersi incollato al diffusore l’altra Ferrari e lo fa presente senza filtri. Sostiene che un’ulteriore pressione in questa fase della corsa non è necessaria. Bisognava mantenere il tempo target, secondo Carlos, e Charles non lo stava facendo secondo il giudizio dello spagnolo. Tuttavia, Sainz non aveva considerato che oltre alla volontà di primeggiare, normale per un competitor di F1, il suo compagno di squadra doveva prendere del gap utile sul duo Norris-Verstappen, per creare un “cuscinetto” utile a non rischiare un eventuale undercut alla sosta ai box. Bryan Bozzi, ingegnere di pista del monegasco, a quel punto inizia a bersagliare il suo pilota di messaggi in merito alla gestione della vettura.
Serve maggiore lift & coast perché, oltre ai freni, ci sono anche le temperature di esercizio delle componenti interne da tenere d’occhio e, oltretutto, anche le coperture non sono nel range ottimale. Le Pirelli a banda gialla dell’ex Alfa Romeo, gomme Medium per intenderci, hanno un battistrada troppo caldo che limita la prestazione e di riflesso il tempo sul giro. Per questo, sebbene il suo passo era comunque buono, la necessità di evitare i micro-bloccaggi in frenata era doverosa. Nel dopo gara, davanti ai microfoni delle televisioni, Vasseur ha dichiarato che non ci fosse nessun problema con le gomme della numero 16. Ma i team radio che lo smentiscono ci sono, basta andarli ad ascoltare.
Il sospetto che tutti questi “reminder” fossero mirati a rallentare Charles è stato sollevato da vari media. Le cose sono andate in maniera differente, però. La tecnica del lift & coast è molto utile in F1, specie in determinati scenari competitivi come quello messicano, dove la rarefazione dell’aria crea non pochi problemi alle monoposto. Leclerc, specie nel primo stint, è stato costretto ad adottare questa tecnica in maniera continua. In pratica, doveva alzare il piede dal pedale del gas in anticipo, in modo sistematico, circa una cinquantina di metri prima del punto di frenata prestabilito, per poi lasciare scorrere la sua vettura verso la curva. Tattica utilizzata in vari punti del tracciato.
Farlo significava preservare la sua monoposto ed evitare problemi di affidabilità che, ovviamente, potevano compromettere l’integrità della sua corsa. Il pilota nato a Monte Carlo non era affatto contento della situazione e, alle insistenti richieste del suo ingegnere, davvero molteplici e pressanti, in un paio di occasioni ha risposto con toni seccati. Niente che non si possa ascoltare ogni domenica, su qualsiasi canale radio di altri piloti. Il fastidio derivava dalla noia di dover guidare in quella maniera, che, oltre a limitare le performance della vettura, tarpa le ali a un vero competitor come Leclerc. Nessuna polemica, insomma, o tattiche comunicative per preservare la prima posizione di Sainz.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 17:43:41 +0000La Cina fa paura e l’UE prende le dovute contromisure: è stato pubblicato in queste ore il regolamento attuativo che dà il via ufficiale ai dazi sulle auto elettriche cinese, con un provvedimento retroattivo fino a 3 mesi e, soprattutto, con l’obiettivo di proteggere il settore industriale europeo che, anche per via delle decisioni dell’UE di accelerare il programma di elettrificazione, sta attraversando un periodo molto difficile. Vediamo cosa prevede il nuovo regolamento e quali potrebbero essere le risposte da parte della Cina e dei produttori locali per affrontare le misure UE di protezione del mercato.
I nuovi dazi sulle auto cinesi entrano in vigore, andando a sommarsi alle tariffe già valide in precedenza, che prevedevano un costo aggiuntivo del 10% del valore commerciale dell’auto per i produttori di auto elettriche importate dalla Cina. I nuovi dazi potranno essere riscossi in modo retroattivo, fino a tre mesi, e resteranno in vigore per i prossimi cinque anni, con possibilità di estensione.
I costi aggiuntivi non sono uguali per tutti: le Tesla prodotte in Cina, ad esempio, dovranno affrontare dazi del 7,8% mentre per BYD si arriverà al 17%. Più alti i costi extra per Geely, che arriverà al 18,8% e, soprattutto, per Saic, con costi aggiuntivi del 35,3%. La misura, come confermato dal commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, rappresenta una risposta “proporzionata” per difendere la base industriale europea.
Per il futuro, in ogni caso, lo stesso Dombrovskis, chiarisce quale sarà la posizione dell’UE in merito ai dazi alle auto cinesi: “rimaniamo aperti a una possibile soluzione alternativa che sarebbe efficace nell’affrontare i problemi identificati e compatibile con l’Organizzazione mondiale per il commercio“. C’è spazio, quindi, per un tavolo di trattativa con la Cina, in modo da arrivare a un accordo tra le parti che possa garantire vantaggi per tutti. Nel frattempo, in attesa di tale accordo, l’UE si tutela con i nuovi dazi.
La scelta dell’UE di applicare dazi alle auto elettriche cinesi non ha sorpreso il Governo locale, che ha già predisposto delle ritorsioni commerciali legate al nuovo regolamento UE. Anche i produttori cinesi stanno iniziato a prendere le misure e hanno già definito un trucco per evitare i dazi o almeno parte di essi.
I prossimi mesi saranno fondamentali per valutare l’evoluzione del mercato europeo delle quattro ruote, alle prese con un programma di elettrificazione fortemente voluto dall’UE ma che non sembra convincere gli utenti finali. I produttori europei hanno accelerato lo sviluppo di nuovi modelli elettrici ma, soprattutto in alcuni segmenti, la risposta del mercato è stata piuttosto fredda.
L’evoluzione del settore auto europeo, quindi, è tutta da valutare. L’effetto dei nuovi dazi potrebbe rallentare la crescita dei costruttori cinesi, spingendoli, sempre di più a creare fabbriche in Europa per evitare i costi aggiuntivi voluti dall’UE. Sarà necessario valutare con attenzione le prossime mosse per poter capire quali saranno le reali contromisure dell’industria cinese che oramai ha scelto di puntare sull’espansione in Europa per continuare il suo programma di crescita.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 17:40:56 +0000BYD punta a ritagliarsi uno spazio di primo piano sul mercato italiano nel corso del prossimo futuro. Per raggiungere quest’obiettivo, la Casa cinese, il cui nome è un acronimo della locuzione inglese Build Your Dreams ( ovvero “costruisci i tuoi sogni”), punta a espandere in modo significativo la sua rete di vendita, rendendo molto più semplice per gli utenti italiani l’acquisto delle sue auto elettriche. Per il costruttore di Shenzhen, i piani futuri sono chiari.
A chiarire quali saranno i prossimi passi di BYD in Italia è stata Stella Li, executive vice president. La manager, come riporta Ansa, ha evidenziato: “la nostra idea è di arrivare nel 2025 ad avere 105 punti vendita in Italia con più di 40 concessionari“. Per BYD, l’Italia ricopre il ruolo di “mercato di riferimento” dove è importante investire per sostenere la crescita, al pari di Regno Unito, Spagna e Francia (Li non cita la Germania e altri mercati del Nord Europa dove le elettriche sono molto forti).
La crescita della rete di vendita italiana andrà di pari passo alla crescita della rete europea e, soprattutto, all’avvio delle attività produttive nel continente. BYD, infatti, prevede di operare sul mercato europeo con una divisione dedicata alla ricerca e sviluppo e, nello stesso tempo, sta per avviare le attività in due fabbriche, una in Ungheria e una in Turchia. La fabbrica ungherese, in particolare, sarà operativa a partire dalla seconda metà del 2025.
Sul suo futuro, BYD ha le idee chiare, come confermano le novità presentate al Salone di Parigi. Li, infatti, ha chiarito quale sarà la strategia che guiderà le attività dell’azienda nel corso dei prossimi anni. Per BYD, l’obiettivo è “localizzare e distribuire la produzione prevalentemente nelle stesse zone in cui operiamo perché le macchine devono essere fatte secondo i gusti del mercato“. Per crescere in Italia e in Europa, quindi, la Casa cinese è pronta a sviluppare le sue attività nel continente per quanto riguarda progettazione, fabbricazione e distribuzione dei veicoli.
La strategia di diffusione in Europa di BYD è ancora in una fase iniziale. C’è ancora tanto lavoro da fare, anche e soprattutto per quanto riguarda il marketing, con l’obiettivo di rendere il brand più noto. Nel frattempo, l’azienda deve fare i conti con un mercato delle auto elettriche che cresce ma non secondo i ritmi attesi. Attualmente, la gamma BYD è composta da diversi modelli elettrici, come la BYD Dolphin e la BYD Atto 3, oltre a un nuovo SUV ibrido plug-in, BYD Seal U DM-i.
Come indicato anche nel report mensile di UNRAE, nel corso del 2024, BYD ha distribuito 1.065 unità in Italia, con una quota di mercato dello 0,09%. I primi segnali di crescita, però, sono già evidenti dai dati di settembre con 235 unità distribuite e una quota di mercato che arriva allo 0,19%. Nel corso dei prossimi anni, BYD potrebbe registrare una decisa accelerazione, diventando un punto di riferimento del mercato italiano delle quattro ruote. Sarà necessario attendere le prossime mosse dell’azienda per verificare se alle parole seguiranno i fatti.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 15:20:29 +0000Volkswagen completa la sua gamma con il nuovo Volkswagen Tayron. Il SUV da quasi 4,8 metri, disponibile sia con 5 posti che con 7 posti, rappresenta un’importante aggiunta per il costruttore tedesco, alle prese con diverse difficoltà legate all’elettrificazione. Tayron è un SUV “tradizionale” che arriva sul mercato con motori benzina e diesel e con la possibilità di sfruttare l’elettrificazione.
C’è spazio anche varianti con trazione integrale 4×4 che vanno ad affiancarsi ai modelli a trazione anteriore. In occasione dell’apertura degli ordini, Volkswagen, a breve distanza dalla presentazione del SUV, ha pubblicato il listino prezzi del nuovo Volkswagen Tayron che arriverà nelle concessionarie a partire dal prossimo mese di marzo 2025. Vediamo, quindi, quali sono i prezzi di tutte le varianti del SUV, che sarà ordinabile in cinque allestimenti (Life, Edition Plus, Elegance, R-Line e R-Line Plus).
Il nuovo Volkswagen Tayron arriverà sul mercato con un solo motore benzina. Si tratta della versione 1.5 eTSI da 150 CV con cambio automatico DSG e trazione anteriore. Il motore è dotato di un sistema mild hybrid a 48 V. Il listino parte da 45.900 euro per l’allestimento base Life e arriva fino a 51.000 euro per la versione R-Line Plus.
È più ricca la gamma diesel del nuovo Volkswagen Tayron. Il motore è il “solito” 2.0 TDI SCR che viene proposto, però, in due step di potenza. La versione è da 150 CV, abbinata alla trazione anteriore e al cambio DSG. Il prezzo di partenza è di 48.050 euro. C’è poi una seconda variante da 193 CV che viene abbinata alla trazione integrale 4MOTION, con un prezzo di partenza di 53.350 euro (servono 5.300 euro in più per una variante 4×4 rispetto alla diesel con trazione anteriore quindi). Il top di gamma con allestimento R-line Plus arriva a 58.450 euro.
A completare la gamma del nuovo Volkswagen Tayron ci sono due varianti Plug-in Hybrid con motore 1.5 TSI eHybrid abbinato a una batteria da 19,7 kWh e al cambio automatico DSG. Si tratta delle stesse soluzioni ibride già viste con la nuova Volkswagen Tiguan 2024. La prima versione ha 204 CV di potenza ed è ordinabile a partire da 53.200 euro, con possibilità di scegliere tra tutti e cinque gli allestimenti in gamma. C’è poi una variante da 272 CV che può essere abbinata solo agli allestimenti R-Line e R-Line Plus. Il prezzo di listino parte da 59.750 euro. Le ibride plug-in sono disponibili solo con configurazione a 5 posti.
Il nuovo SUV di Volkswagen ha una buona dotazione di serie, già a partire dall’allestimento base Life che include cerchi in lega “Napoli” da 18′, digital cockpit pro da 10,2′′, display per il sistema multimediale da 12,9′′, sensori di parcheggio, parcheggio semiautomatico, clima automatico a 3 zone, frenata automatica d’emergenza e cruise control adattivo.
Con gli altri allestimenti è possibile aggiungere la vernice metallizzata, i fari iq.light led performance e molti altri elementi come nuovi cerchi in lega da 19 pollici e 20 pollici, nuove opzioni per la selleria, il tetto panoramico, il parcheggio automatico da remoto e altro ancora. Per avere la terza fila di sedili servono 985 euro. Tramite il sito ufficiale di Volkswagen è già possibile accedere al configuratore del nuovo Volkswagen Tayron per personalizzare il SUV sulla base delle proprie preferenze.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 14:30:40 +0000Il passaggio a una gamma completamente elettrica per Porsche è stato rimandato. La Casa tedesca deve adattarsi a quella che è la realtà del mercato, rivedendo i suoi piani di elettrificazione a causa di risultati inferiori alle attese. La domanda di auto elettriche premium, infatti, non è elevata e la richiesta di modelli con motore termico, con o senza elettrificazione, resta alta. Di conseguenza, nei prossimi anni, Porsche si prepara ad adottare una strategia più flessibile, adattando la sua gamma alla realtà attuale del mercato.
I piani di Porsche cambiano con un riposizionamento legato all’attuale stato del mercato. Per il futuro, infatti, non è ancora possibile immaginare una gamma completamente elettrica. Allo stesso modo, non si potrà concentrare gli investimenti su piattaforme in grado di garantire la realizzazione di auto elettriche “native”. C’è bisogno di maggiore flessibilità e servono investimenti mirati a realizzare una gamma di nuova generazione che comprenda motori termici, motori elettrici e soluzioni ibride. In questo modo, Porsche potrà soddisfare appieno la sua clientela, garantendo modelli in grado di registrare una domanda elevata.
L’elettrificazione del settore auto è stata, in gran parte, forzata dai Governi. Il caso più evidente è proprio l’Europa, con lo stop alla vendita di auto benzina e diesel voluto dall’UE per il 2035. I produttori, per adattarsi alle varie normative, hanno definito piani industriali ben precisi, con l’obiettivo di puntare sull’elettrificazione per ridurre, progressivamente, le emissioni, fino ad azzerarle con la vendita di sole auto elettriche.
A chiarire l’attuale stato del mercato è il responsabile dell’area Finanza di Porsche, Lutz Meschke. Secondo il manager, infatti, attualmente “c’è una chiara tendenza” da parte della clientela del segmento premium e luxury verso “auto con un motore termico” che vengono preferite, con sempre maggior frequenza, alle alternative elettriche realizzate negli ultimi anni dalle Case costruttrici.
Il futuro prossimo di Porsche, quindi, non potrà che adattarsi alla realtà del mercato. Di conseguenza, nei prossimi anni, l’azienda tedesca andrà a realizzare modelli elettrici a cui affiancherà auto ibride e con motore termico, modulando l’offerta in base al mercato e alle richieste della clientela locale. Si tratta di una strategia flessibile che si rivela necessaria per poter proseguire con la crescita e rendere sostenibili gli investimenti nell’elettrico.
Porsche, di recente, ha lanciato la nuova Porsche Macan su piattaforma PPE. Il nuovo SUV di segmento D della Casa è completamente elettrico e doveva rappresentare il primo passo di un programma più ambizioso che, però, è stato rimandato. La Nuova Porsche Cayenne, attesa tra un paio d’anni, sarà , quindi, elettrica ma arriverà anche con una variante termica, con varianti elettrificate e varianti più “tradizionali”.
Alla base del futuro di Porsche potrebbe esserci la piattaforma PPC, realizzata da Audi per i modelli di segmento D ed E che richiedono motori termici. Questa piattaforma sarà utilizzata in parallelo alla PPE, in modo da arricchire la gamma con varianti in grado di soddisfare le richieste del mercato.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 13:50:01 +0000La decisione del Governo di tagliare 4,6 miliardi di euro dal Fondo Automotive per le auto elettriche colpisce il cuore dell’industria in una fase critica. La riconversione richiede investimenti strategici per sviluppare tecnologie e infrastrutture dedicate. Tagliare i fondi potrebbe rallentare il processo. La produzione nazionale rischierebbe, perciò di diventare meno competitiva in confronto a Paesi come Germania e Francia, le quali stanno investendo in misura massiccia in soluzioni ecologiche.
Inoltre, la mossa potrebbe compromettere gli obiettivi di sostenibilità europei. In carenza di risorse, il settore avrebbe difficoltà a rispettare le normative ambientali, che implicherebbe, fra l’altro, delle sanzioni economiche. Dipinge uno scenario oscuro Anfia durante il Forum Automotive, intervenuta a gamba tesa contro l’improvviso dietrofront.
“Il taglio previsto dal Disegno di Legge di Bilancio alle già scarse risorse stanziate nel 2020 – spiega l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica – è un’inaccettabile fulmine a ciel sereno che contraddice in modo clamoroso l’importante attività che il governo sta svolgendo in Europa a favore del settore per migliorare la regolamentazione.
Annulla mesi di intenso lavoro del Tavolo Sviluppo Automotive, che hanno portato Anfia, parti sociali e Regioni a proporre al governo un piano d’azione per supportare la filiera. di vedere fortemente ridotto il taglio nell’iter di approvazione della manovra in Parlamento. In caso contrario, questo tragico ridimensionamento delle risorse, segnerebbe una profonda frattura nella fin qui ottima collaborazione tra la filiera e il governo”.
In una nota, anche Motus-E, gruppo interessato allo sviluppo e al successo della mobilità elettrica lungo lo Stivale, ha espresso profondo disappunto: “La filiera dell’auto rappresenta un elemento fondamentale dell’economia italiana e stupisce che dopo la meritoria attenzione prestata al settore dall’esecutivo possa arrivare ora una decisione di questo tipo, le cui conseguenze sarebbero gravissime per l’occupazione e per le prospettive dell’industria nazionale, che necessita del pieno supporto delle Istituzioni per poter innovare e affrontare con fiducia le sfide del futuro.
Comprendiamo e condividiamo lo sconcerto manifestato in modo trasversale nella filiera e auspichiamo che si attivino immediatamente tutte le interlocuzioni del caso per fermare questa distrazione di fondi indispensabili per proteggere lavoratori, industria e consumatori, e che anzi si apra un dialogo costruttivo e aperto per mettere a terra quanto più velocemente possibile le risorse per il settore”.
Soltanto un giorno prima, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva rilasciato delle dichiarazioni rassicuranti sul tema: “Non c’è tempo da perdere – aveva esortato l’onorevole -. Non si può aspettare la fine del 2026, come previsto dal regolamento sui veicoli leggeri, per esaminare quello che è accaduto ed eventualmente modificare la rotta.
Non si può aspettare la fine del 2027, come previsto dal regolamento sui veicoli pesanti, per vedere quello che accade e poi eventualmente modificare la rotta. Non ci sarà più l’industria dell’auto nel 2027. È necessario anticipare le decisioni su quelle clausole di revisione già previste nei regolamenti all’inizio del prossimo anno, così da decidere cosa modificare per salvaguardare l’industria europea. Perché altrimenti, alla fine del percorso, nel 2035, non avremo un’industria net zero, avremo zero industria in Europa”.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 12:07:00 +0000La più potente di sempre. Abarth registra un nuovo primato nella sua gamma, lanciando la sua tanto attesa 600e, descritta come uno dei progetti più impegnativi ed elettrizzanti. Basata sull’esemplare di casa Fiat, i tecnici dello Scorpione si sono adoperati affinché diventasse ancora più divertente da guidare. E, da quanto assicurano i portavoce, la missione è compiuta. I dati prestazionali fanno venire i brividi: il powertrain a zero emissioni eroga 280 CV, tradotti in uno spunto da 0 a 100 km/h in 5,85 secondi.
Oltre agli esperti del Costruttore, hanno apportato il loro contributo gli ingegneri di Stellantis Motorsport. La sinergia tra le parti ha dato vita all’architettura Pergo e-CMP, il “transfer tecnologico†dietro all’ambizioso piano. Per ottenere la combinazione perfetta, sono intervenute pure parti terze, quali Michelin, Sabelt, JTEKT e Alcon, ognuna in grado di conferire un valore aggiunto alla produzione finale.
Salta subito all’occhio la stretta parentela con la vettura originale, ma emerge un’anima grintosa, fin qui “messa a tacereâ€. La presenza massiccia, le ruote e lo spoiler posteriore aerodinamico danno un’iniezione di personalità , idem, gli interni, aggressivi e, al contempo, sportivi. Ordinabile a partire da oggi, martedì 29 ottobre 2024, la 600e è declinata in due versioni: la briosa Turismo e la Scorpionissima, un’edizione limitata in 1.949 esemplari, l’anno di nascita dell’azienda.
In cima alla scala delle priorità , la nuova Abarth 600e pone le performance. Ed emerge fin da un rapido sguardo alla carrozzeria, ispirata a due temi principali: il primo rimanda al passato, al volume e alle forme del radiatore frontale della 850 TC, da cui mutua il soprannome “cassettoneâ€; il secondo ammicca ai ragazzi (e alle ragazze) di oggi, attraverso una geometria squadrata e dettagli grafici accattivanti, sublimati in linee incise sulla superficie, che confluiscono nella griglia. La stessa filosofia è alla radice del paraurti posteriore, contraddistinto da un effetto finale esaltante.
Evidentemente non pago del risultato, il centro stile ha operato su quattro aree chiave: i paraurti anteriori e posteriori, lo spoiler e le ruote. Davanti, le energie di ingegneri e progettisti sono convogliate sulla silhouette. In particolare, è pieno di mordente il cosiddetto “muso di squaloâ€, il che ottimizza la performance aerodinamica: ne scaturisce un paraurti dal volume distintivo, presentante la scritta Abarth in tre dimensioni. L’assetto si traduce in un abbassamento di 30 mm davanti e 25 mm dietro.
Lo spoiler e l’estrattore posteriore sono stati studiati in galleria del vento per migliorare la dinamica del veicolo. Invece, i cerchi in lega diamantati da 20 pollici a cinque razze richiamano la resa stilizzata del pungiglione dello scorpione, visibile attraverso le fessure che mettono in evidenza i freni sportivi e le pinze colorate.
Con una finitura sfaccettata moderna che ricorda i bulloni monoblocco, il coprimozzo aggiunge un tocco elegante. Il simbolo dello scorpione elettrificato, introdotto sulla 500e, adorna il cofano, i parafanghi e altre superfici. La Scorpionissima si distingue con un bodykit nero lucido e un adesivo laterale, insieme a pinze anteriori di colore specifico.
Arricchito dalla placchetta esclusiva per il fanale posteriore dalla forma a cassettone, il design complessivo trasmette una forte personalità . Gli specchietti e le maniglie nere esprimono aggressività , accentuata dai contrasti cromatici nei due modelli. L’Abarth 600e Turismo si presenta nelle vivaci tinte Verde Acid, Bianco Antidote, Arancione Shock e Nero Venom, mentre la variante Scorpionissima è disponibile nel suggestivo Verde Acid e nel Viola Hynotic, un omaggio al potere ipnotico dello scorpione. I nomi delle tonalità riflettono la strategia “Scorpion Sting†del brand, esaltando il lato audace.
La conformazione degli interni completa il fascino degli esterni. Inserti in pelle e Alcantara caratterizzano il volante, mentre i montanti e il tettuccio in nero creano un’atmosfera grintosa, arricchita da cuciture a contrasto. Sviluppati su misura, i sedili dispensano comfort elevato, accompagnati da pedali in alluminio e tappetini speciali nella Scorpionissima.
Con dettagli esclusivi come il battitacco Abarth, un display TFT da 7 pollici di diagonale, e ambient light solo sulla versione limitata, l’abitacolo rispecchia la cura e la personalità del brand. Se la Turismo presenta sedili con tessuto a strisce, la Scorpionissima ne annovera di tipo racing Sabelt in Alcantara, con fori accentuanti la leggerezza. In più, la seconda integra sedute e parabrezza riscaldabili, adatti ad affrontare le basse temperature.
Convince altrettanto la tecnologia a bordo, costituita da sistemi ADAS avanzata, tra cui la frenata d’emergenza autonoma e l’Adaptive Cruise Control. La Scorpionissima include la guida assistita di livello 2, con funzionalità aggiuntive per il traffico e la gestione automatica delle luci. La controparte Turismo, invece, comprende sensori per il parcheggio, la rilevazione della pioggia e la visibilità crepuscolare.
Entrambi i modelli contano sei airbag, Drowsy Driver Detection – capace di rilevare segnali di stanchezza del conducente (come bruschi cambi di corsia o movimenti inconsueti) e di avvisarlo qualora fosse opportuno – e Isofix, il sistema standard di aggancio dei seggiolini a bordo.
Sotto il piano di intrattenimento e connettività , l’Abarth 600e accoglie un impianto d’infotainment da 10,25 pollici, con NAV e strumenti per la guida racing nella Scorpionissima, incluso un sound generator che si adatta in modo dinamico alla velocità . Il sistema Connect ONE e Connect PLUS garantisce aggiornamenti in tempo reale, mappe stradali e assistenza vocale basata su IA ChatGPT.
Avanzata e sicura, la gestione dei dati permette al conducente pure di monitorare e controllare da remoto elementi del veicolo quali luci, chiusura porte e ricarica della batteria. Il navigatore EV seleziona i percorsi più efficienti, mediante le mappe TomTom e l’app Free2Move Charge, che aiutano a ottimizzare le ricariche e a ridurre i tempi di viaggio.
Frutto di test eseguiti con simulatori della Formula E, il motore elettrico avanzato produce 280 CV (207 kW). Con 345 Nm di coppia motrice e una velocità massima di 200 km/h, accelera da 0 a 100 in circa 6,24 secondi nella Turismo e 5,85 secondi nella Scorpionissima. L’autonomia arriva fino a 334 km nel ciclo WLTP. Ambo le versioni offrono tre modalità di guida: la Turismo, dalla potenza regolata per il comfort quotidiano, la Scorpion Street, dalla risposta più aggressiva, e la Scorpion Track, esaltante nello scatto. Il prezzo di listino della Turismo in Italia è di 42.950 euro, che salgono a 48.950 euro nel caso della Scorpionissima.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 11:29:39 +0000I furti d’auto sono una piaga che colpisce l’Italia intera. Come dimostrano vari studi di settore, la nostra penisola occupa la seconda posizione dei Paesi più bersagliati nel Vecchio Continente, dietro solo alla Francia. Nessun veicolo è davvero al sicuro, né le supercar né le utilitarie. In realtà , sono proprio queste ultime il bersaglio preferito dei criminali, che alimentano così il mercato nero dei pezzi di ricambio.
Il colpo preferito è pure la vettura best seller da decenni nel panorama nazionale, vale a dire la Fiat Panda. Il successo riscosso dall’utilitaria torinese, fresca di passaggio alla generazione elettrica (ribattezzata Grande Panda), ha attirato l’interesse pure dei “furbetti”, pronti a sfruttare ogni minima opportunità .
Sul web capita di assistere a tecniche più o meno credibili, mostrate tramite i social agli internauti. Peccato (anzi, per fortuna viste le circostanze) che la maggior parte delle volte non ci sia nulla di vero. In un’interessante servizio trasmesso durante l’ultima puntata de Le Iene, lo show condotto da Veronica Gentili e Max Angioni su Italia 1, lo sottolinea Sebastian Gazzarrini. Forse il nome vi suonerà vagamente familiare, ma soprattutto il volto: oltre a svolgere la professione di meccanico, è a sua volta conosciuto in rete.
Attraverso le pagine personali cerca di fare informazione vera agli utenti, nell’eterna lotta ai ‘furbetti’. Mentre spesso circolano contenuti falsi, dettati esclusivamente dalla necessità di acchiappare click, Gazzarrini invita a focalizzarsi sui reali pericoli. Quando si parla di ladri, è opportuno effettuare una netta distinzione, tra professionisti organizzati e piccoli delinquenti, che possono, però, creare, a loro volta, un mare di problemi. Tra le metodologie applicate con successo, l’influencer invita a non sottovalutarne un paio: è sufficiente un uovo o una bottiglia di plastica per farsi beffa del conducente di turno. Delle strane trovate, ma efficaci.
Relativamente alla tecnica dell’uovo, il modus operandi richiede un complice: “In qualunque tipo di strada ti lancia un uovo, mentre sei in piena corsa– spiega Gazzarrini -. Scendi per litigare con la persona che ti ha lanciato l’uovo e il collega, magari nascosto dietro un albero o una macchina, sale velocissimo sull’auto e se ne va con leiâ€.
Dunque, si passa al trucchetto della bottiglia di plastica: “Si inserisce una bottiglia di plastica tra il passaruota e la gomma, ovvero la parte della carrozzeria dell’auto, nella parte dietro della ruota – illustra il meccanico -. Si va a incastrare, quindi fa tanto, tanto rumore. In questo modo, quando tu sei sul punto di partire, metti in moto, e dici ‘Ma è un problema alla macchina. Cos’è successo? Si è rotto qualcosa?’. Perciò, scende e nel momento in cui gira attorno alla macchina, allontanandosi dalla zona di guida, il malvivente prende il veicolo e fuggeâ€.
A questo punto, è l’ora di assistere a una dimostrazione sul campo. Ed È evidente, le idee funzionano: in entrambi i test, l’ignaro guidatore cade nella trappola. Morale della favola? Prima di lasciare il veicolo, togliere le chiavi dal quadro e chiudere la vettura.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 09:48:25 +0000Nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 ottobre, una volante della Polizia, nello specifico un’Alfa Romeo Tonale, si è capovolta all’improvviso a Torino, lungo corso Vittorio Emanuele II, all’incrocio con via San Massimo e via Ormea. La vettura non ne ha urtate altre, ma gli eventi avrebbero potuto prendere una piega assai meno rassicurante, qualora fossero accaduti in un differente momento della giornata.
Numerosi passanti hanno prontamente aiutato a raddrizzare il mezzo, consentendo agli occupanti di uscire prima dell’arrivo dei soccorsi, comunque puntuali. I due, feriti in modo lieve, sono stati trasportati in ospedale, con una prognosi di circa dieci giorni.
Le dinamiche dell’incidente non sono ancora del tutto chiare: nessun altro veicolo, come già detto in apertura, è rimasto coinvolto, e il motivo del ribaltamento rimane imprecisato. Nei caotici istanti seguenti, l’intervento dei presenti si è rivelato essenziale. Diversi testimoni si sono subiti avvicinati alla Tonale, contribuendo a riportarla sulle quattro ruote per dare supporto agli agenti. L’operazione ha richiesto uno sforzo collettivo ed è terminata nel modo migliore.
La scena è stata documentata anche sui social media, con il profilo Instagram Welcome to Turin pronto a condividere immagini dell’accaduto, utili a comprendere l’entità del danno. Poco dopo, sono giunte le ambulanze e una squadra dei Vigili del Fuoco, che hanno contribuito a mettere in sicurezza la zona e ad aiutare gli occupanti della vettura.
A bordo si trovavano due agenti, entrambi trasferiti in ospedale, dove il personale sanitario li ha sottoposti agli opportuni accertamenti. I medici hanno subito rassicurato le rispettive famiglie circa le loro condizioni, dichiarandoli fuori pericolo. Sebbene spettacolare nella dinamica, il sinistro non ha fortunatamente provocato ferite gravi.
L’Alfa Romeo Tonale protagonista dell’episodio fa parte di una recente serie di veicoli assegnati alla Polizia di Stato nell’ambito di un rinnovamento della flotta operativa. Rappresenta la nuova generazione della “Panteraâ€, con caratteristiche avanzate sia in termini di prestazioni che di sicurezza. Dotata di un powertrain ibrido da 1.500 cc e 160 CV, in abbinamento al cambio automatico a sette rapporti, risponde a precisi requisiti tecnici.
Le modifiche attuate agevolano i controlli e le attività di pattugliamento delle Forze dell’Ordine, inclusi sistemi di protezione balistica e antifurto. Inoltre, la flotta è provvista del cosiddetto “Mercuro Extendedâ€, un sistema innovativo tramite il quale consultare banche dati ed eseguire controlli rapidi durante gli accertamenti. Sebbene l’equipaggiamento debba favorire la sicurezza degli agenti in servizio, quanto accaduto a Torino solleva dubbi sulla gestione. Si riaccende il dibattito sull’efficacia delle tecnologie presenti e sulle modalità di addestramento degli agenti affinché li utilizzino nella maniera corretta.
La testimonianza in rete funge da pretesto per un confronto tra schieramenti opposti. Se la tecnologia può semplificare notevolmente le mansioni alle autorità , è cruciale assumervi la giusta familiarità . La Polizia Locale ha avviato una serie di accertamenti, volti a comprendere cosa abbia scaturito il malfunzionamento. Oltre all’ipotesi di un malfunzionamento tecnico, non vengono scartata nemmeno quelle di una manovra errata o una causa esterna, ad esempio la superficie stradale non ottimale.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 08:42:38 +0000Un altro pezzo della produzione auto Fiat è in vendita, ma questa volta non per colpa di Stellantis. Parliamo dell’ex Fiat Ricambi, lo stabilimento di Volvera già dismesso da quattro anni e ora messo in vendita online a cifre da capogiro. Una decisione, presa dalla proprietà (che ricordiamo essere un fondo d’investimento) che sottolinea la crisi delle quattro ruote nella zona e nel territorio italiano, ma che lascia suggerire che qualcuno di più forte potrebbe arrivare con i soldi a prelevare la struttura, magari per far ripartire il settore.
Girando sugli annunci online di grandi strutture ci si imbatte anche in quella che fu a Volvera la grande fabbrica Fiat Ricambi. Su Immobiliare.it, come già successo con lo stabilimento Maserati e con la palazzina uffici Mopar di Rivalta, ci finisce anche l’impianto di 127.000 metri quadri che da quattro anni era ormai dismesso.
Una struttura che ha avuto i suoi alti e tanti bassi, che tra gli anni Settanta e Ottanta dava lavoro a duemila persone e che nel passato recente era stata rimessa in moto prima del definitivo ko per Covid. Era stata scelta come sede della Mopar, salvo poi far ricredere Stellantis che aveva deciso di far rinasce la Fiat di Rivalta.
E Fiat Ricambi, in buona sostanza, resta a bocca asciutta. Motivo per cui la proprietà della struttura, un fondo di investimento, ha deciso di metterla in vendita a una cifra che soltanto i più facoltosi e i reali interessati possono sborsare: 15 milioni. Insomma, una cifra da “non perditempo” che potrebbe far gola a chi è alla ricerca di un polo produttivo.
I 15 milioni richiesti nella vendita su Immobiliare.it non sono di certo raggiungibili dai comuni mortali. Motivo per cui l’annuncio può interessare a chi viene da lontano, magari a chi sta cercando un posto dove poter produrre e non soltanto smistare. Leggasi Cina, non poi così tanto velatamente, che dopo l’apertura dell’Italia come altro produttore sul territorio è in cerca di luoghi giusti dove arrivare.
Tra i possibili investitori, ora, si guarda alla cinese Jac, che sarebbe in cerca di un sito per una fabbrica di assemblaggio dei suoi veicoli in Italia, e alla Chery con la controllata Omoda Jaecoo, che è pronta a realizzare un centro di design e stile in collaborazione (o joint venture) con Pininfarina.
“Questa soluzione rappresenta un’opportunità unica per investitori e aziende alla ricerca di spazi versatili e una posizione strategica“, sottolineano su Immobiliare.it.
Chi arriverà sarà comunque chiamato a risollevare gli animi. Perché nell’hinterland torinese l’auto continua a parlare di crisi nera, di cassa integrazione e di chiusura. E dopo la minaccia di Volkswagen, anche in Italia il sentimento è di sfiducia.
Gli occhi a questo punto sono tutti su Mirafiori, che il prossimo 4 novembre riaprirà dopo due mesi di stop, con Stellantis che ha comunicato alle organizzazioni sindacali che si rialzano le saracinesche sulla produzione di vetture. Alcune centinaia di lavoratori saranno coinvolti già da lunedì prossimo nelle operazioni di riavviamento delle Carrozzerie.
Data articolo: Tue, 29 Oct 2024 06:30:18 +0000Che splendida vittoria quella della Ferrari in Messico. Un trionfo questa volta atteso, non inaspettato come quello del Texas. Un successo guadagnato sul campo dal “mestierante” Sainz, decisivo nel mettere tutto il suo talento per coprire alcune défaillance della rossa, che non facevano della SF-24 la migliore vettura nel fine settimana di gara numero 20 della stagione. E allora bravo Carlos, che già pensa al suo futuro in Williams ma continua a voler bene al Cavallino Rampante. Un amore che ha sedotto lo spagnolo per poi abbandonarlo sul più bello, proprio nel momento in cui il teamitaliano sta diventando grande, pronto a lottare per stringere l’anelata bramosia: essere campione del mondo.
Il tracciato centroamericano ha messo in luce alcuni limiti della scuderia di Maranello. Dettagli che non fanno della SF-24 la monoposto di F1 più completa. Parliamo del rendimento nelle curve rapide e in successione, dove il trasferimento di carico non è gestito bene come sa fare la Red Bull, e il livello di spinta verticale generato dal fondo non è all’altezza di quello McLaren, aspetto che abbassa le velocità di percorrenza. Per questo, malgrado l’iberico della Ferrari abbia fatto la pole position, scopriamo che in curva 7, durante la qualifica, la numero 55 ha registrato all’apice 17 km/h in meno rispetto alla MCL38 di Lando Norris. Un gap significativo che evidenzia il limite suddetto.
Al sabato si può mascherare un rendimento deficitario. Sul giro secco lo ha fatto alla grande, Sainz, molto intelligente nell’adottare l’handling che potesse limare questa carenza e ridurre al minimo il delta nel T2. In Q3, in questo tratto, Carlos si è beccato solo un decimo di distacco da Norris, per poi costruire le sue fortune nei restanti due settori del tracciato messicano. Ha sfruttato la tendenza all’eccesso di rotazione per entrare più forte in curva e ottenere riscontri all’altezza nelle restanti curve che compongono la porzione di pista in questione. In gara, per 71 tornate, non era possibile farlo. E anche per questo il dominio sciorinato nella pista di Austin non ha fatto presenza.
Per entrare nello specifico della gara e capire le motivazioni della mancata doppietta Ferrari, ci sono diversi aspetti tecnici interessanti che, all’indomani della vittoria, vale la pena menzionare. Utili per collegare i pezzi di un puzzleinteressante. Il lavoro con il software “driver in the loop” serve per stabilire un assetto di base. Si realizza in fabbrica inserendo i dati nel simulatore relativi al layout di interesse, con all’interno tutte le variabili del caso. I piloti “girano” in pista nella sfera ipotetica e, in collaborazione con gli ingegneri, modificano l’assetto per costruire una messa a punto idonea. Set-up sul quale si lavora successivamente, nel campo reale, per validare gli studi effettuati.
Tramite questa ricerca Ferrari si presenta in pista con l’ala posteriore ad alto carico aerodinamico, la versione utilizzata per il Gran Premio di Monaco, per intenderci. D’altronde, l’aria rarefatta dovuta alla particolare ubicazione del circuito abbassa la valenza del carico e favorisce l’utilizzo di una deportanza maggiore senza innalzare la resistenza all’avanzamento. Il venerdì della rossa è andato alla grande. Tuttavia, il team ragiona sulla downforce installata e, un po’ a sorpresa, le due SF-24 si ripresentano in pista al sabato con un altro tipo di ala. La specifica di Monte Carlo lascia spazio a quella da medio-alto carico introdotta in Spagna.
La scelta di diminuire la spinta verticale è arrivata pensando alla gara. Per non sovraccaricare di lavoro le gomme, si mette in atto il tyre management abbassando le velocità di percorrenza. Lo si fa nelle curve dove il carico trasversale e il suo relativo trasferimento mettono sotto grande stress lo pneumatico e ne accelerano il degrado. In Messico parliamo del tratto che va dalla 7 alla 11. Dovendo andare più piano, una downforce minore poteva essere sufficiente. Decisione che ha sì concorso ad alzare le velocità in rettilineo ma, contestualmente, ha reso più complicata la gestione generale dei compound. I “due Carlo” si sono visti costretti a limitare la prestazione nel T2 più di quanto calcolato. Punto della pista dove invece la McLaren andava molto forte.
Gestire le gomme non è stato semplice. I ferraristi hanno lottato non poco per stabilizzare le temperature del battistrada e non ci sono riusciti alla come volevano. Il problema si è presentato maggiormente per la vettura numero 16. Nel primo stint, dopo il contro sorpasso di Sainz su Verstappen, lo spagnolo ha goduto sempre di aria fresca davanti a lui. Mentre il monegasco, girando vicino al compagno, ha sofferto maggiormente per via della scia turbolenta. Questo elemento ha alzato la temperatura di esercizio delle componenti interne, obbligando Charles a un lift and coast maggiore. Inoltre, anche le coperture ne hanno risentito, incapaci di trovare il bilanciamento termico ottimale.
Ma il problema più grande per Leclerc è arrivato dopo la prima e unica sosta, alla tornata 32, quando ha imboccato la corsia box per la sostituzione delle gomme. Un set di Pirelli a banda bianca, le Hard, per affrontare il secondo stint sino alla bandiera a scacchi. Quando una vettura di F1 cambia i compound e torna in pista, serve del tempo per attivare le mescole e stabilizzarne la temperatura. A differenza della qualifica, si utilizza una tecnica chiamata “slow introduction“. Strategia che va a completare il ciclo di isteresi in maniera progressiva, senza stressare le gomme. Il team studia un “tempo target” da seguire per diverse tornate, sino a quando la deformazione dello pneumatico non è completa.
Accelerare questo processo significa compromettere l’integrità dei compound e accorciare la loro vita utile, con un rendimento minore a livello di grip, aggiunto ad un “cliff” (decadimento prestazionale) che arriva più rapidamente. Leclerc era pressato da Norris, che avendo sostituito un giro prima le gomme, stava spingendo parecchio. Per mantenere intatto il gap sul britannico, circa 6 secondi, Charles non ha rispettato il ritmo prestabilito. Si è visto costretto a spingere, e questo fattore ha pesato nell’economia del long run. La somma dei vari fattori descritti ha reso più vulnerabile il suo ritmo. I doppiati hanno fatto il resto, sino a quando la pressione asfissiante con Lando negli scarichi, ha condotto all’errore fatale il ferrarista.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 16:59:34 +0000Guidare un’auto elettrica completamente gratis, ovvero senza doversi preoccupare dei costi di ricarica, potrebbe presto essere possibile. È infatti il progetto che l’ex numero 1 di Volkswagen, Herbert Diess, sta cercando di portare avanti col suo socio Thomas Raffeiner, per rendere ancor più sostenibile, e soprattutto allettante, l’opzione della mobilità alla spina senza eccessivi costi e peso ulteriore nelle tasche dei guidatori.
Il futuro dell’auto elettrica potrebbe non essere così distante, quello capace di attirare a sé sempre più clienti per far crescere un mercato che ancora oggi fatica a convincere. La mobilità alla spina, infatti, potrebbe giovare di un’idea rivoluzionaria che l’ex Volkswagen Herbert Diess sta mettendo a punto col suo socio Thomas Raffeiner.
Con il fondatore di The Mobility House, infatti, l’ex dirigente nel board di BMW avrebbe messo a punto un sistema interessante, quanto rivoluzionario, per permettere alle auto elettriche di viaggiare in maniera totalmente gratuita.
Come? A spiegarlo è stato lo stesso Diess in occasione del lancio di Renault 5. L’ex VW, mentre i suoi ex datori di lavoro sono nella bufera per la possibile chiusura di diversi stabilimenti, ha infatti svelato che la novità del futuro potrebbe essere lo zero-zero col vehicle-to-grid.
Lo stesso Diess, su LinkedIn, ha spiegato: “In Francia, lo zero-zero, l’idea del nostro fondatore Thomas Raffeiner, sta diventando realtà . I proprietari di Renault 5 E-Tech possono ricaricare e guidare con il primo prodotto vehicle-to-grid al mondo a emissioni zero, gratuitamente“.
Come aggiunto dallo stesso ex componente del board BMW, l’auto elettrica “si carica quando i prezzi dell’elettricità sono bassi e si scarica un po’ quando i prezzi sono alti”. Con l’aggiunta che gli automobilisti possono guadagnare semplicemente collegando la loro auto elettrica.
In poche parole, ha spiegato, si garantirebbero le esigenze di ricarica senza andare oltre con i costi. E The Mobility House, sullo sfondo, avrebbe il compito di ottimizzare la ricarica della batteria fornita in modo dinamico e in pochi secondi sui mercati dell’energia.
Il progetto svelato da Diess e dal socio Raffeiner, si basa quindi sulla carica bidirezionale che è stata definita una vera e propria formula magica: “Lo è per molte delle sfide più urgenti del nostro tempo. Accelerare la transizione energetica. Accelerare la mobilità elettrica. Integrare ulteriormente le energie rinnovabili. Stabilizzare la rete riducendone i costi di espansione: il V2G può avere un’influenza positiva decisiva su tutto questoâ€.
Ma di che tecnologia stiamo parlando? Il V2G, o Vehicle-to-grid, è il sistema che permette alle auto di ricaricarsi, ma anche di vendere l’energia in eccesso. In poche parole, i proprietari di veicoli elettrici possono sì ricaricare quando vogliono, ma anche decidere di rivendere l’energia in eccesso per fare cassa.
Per esempio, i proprietari di veicoli elettrici potrebbero rivendere la loro energia in eccesso alla rete durante il giorno e quindi ricaricare le batterie del loro veicolo elettrico in maniera più economica durante la notte, quando le tariffe sono generalmente più basse e vantaggiose per i consumatori.
Una tecnologia che è attualmente disponibile tramite utility e grandi gestori di flotte e consente all’energia in eccesso di agire come un buffer e stabilizzare la rete elettrica in progetti specifici.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 16:41:33 +0000Alfa Romeo ha presentato un’auto unica nel suo genere, che verrà prodotta in soli tre esemplari. Parliamo della 4C – Collezione GT “Nicola Larini”, la supercar dedicata a Nicola Larini, campione del DTM 1993 con Alfa Romeo 155 V6 TI, che il dipartimento Heritage di Stellantis ha deciso di celebrare con una vettura spettacolare. Un’auto, la 4C, che lo stesso pilota ha sempre ammirato per la sua qualità e velocità .
Tre soli esemplari in tre colorazioni diverse per celebrare un campione. Questa è 4C – Collezione GT “Nicola Larini”, la supercar caratterizzata da un design audace e aerodinamico, ispirato alle icone del passato di Alfa Romeo. Si tratta di una vettura sportiva a “2 posti secchiâ€, con trazione posteriore e motore in posizione centrale, che ancora oggi brilla nel panorama delle compatte sportive facendo battere il cuore agli appassionati della sportività Alfa Romeo nel mondo.
E la presentazione è arrivata con un video realizzato presso le Officine Classiche e la sala virtuale del Centro Stile di Alfa Romeo, dove Nicola Larini ha incontrato Alessandro Ravera, Special Vehicles Operations manager di Stellantis Heritage, e Alessandro Maccolini, attuale Alfa Romeo Design Project Manager e allora responsabile del design della 4C, col Biscione che ha svelato il nuovo progetto con tanto carico emozionale. Un corto che mette in mostra un racconto chiaro, che mette in luce l’estetica esclusiva di questi pezzi da collezione.
La scelta della 4C, tra l’altro, non è casuale in quanto Nicola Larini ha infatti sempre espresso grande ammirazione per questa vettura, riconoscendole qualità che solo un pilota professionista può apprezzare pienamente, come leggerezza, velocità , reattività e tenuta di strada.
Lo stesso Larini, infatti, ha sottolineato: “Credo che la 4C rimarrà nel cuore di tutti gli appassionati e, soprattutto, dei nuovi possessori della nuova collezione che porta il mio nome ai quali auguro di godersi un’esperienza di guida sportiva ai massimi livelli”.
Destinata ai collezionisti e agli appassionati del marchio, di tutto il mondo, Alfa Romeo 4C “Nicola Larini†è già ordinabile e sarà prodotta, certificata e venduta direttamente dal dipartimento Heritage di Stellantis che tutela e conserva il patrimonio storico dei marchi italiani Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth.
Le tre esclusive 4C “Nicola Larini†sono il risultato della trasformazione di auto esistenti, con tre livree accattivanti, una per ciascuna vettura, che il pilota toscano ha selezionato insieme a Stellantis Heritage e il Centro Stile Alfa Romeo. Prendendo ispirazione dalle livree originali dell’iconica Giulia GT degli anni Sessanta, le tre tonalità scelte per la 4C – Collezione GT “Nicola Larini†sono il Verde Pino, il Rosso Prugna e il Giallo Ocra, tutte accentuate da inserti bianchi sul frontale e sulla coda posteriore.
Nicola Larini, come detto, è stato campione del DTM 1993 con Alfa Romeo 155 V6 TI, ma non solo. Nel 1192 ha conquistato il Campionato Italiano Superturismo con la 155 GTA e l’anno successivo il citato Campionato Tedesco Turismo infrangendo tutti i record in quello che allora era considerato il campionato più prestigioso per le vetture turismo.
L’ingresso di Alfa Romeo in un campionato dominato dai tedeschi, infatti, fu uno choc e l’esordio del Biscione fu difficile da digerire per gli altri perché  Alessandro Nannini e Nicola Larini lasciarono subito il segno, vincendo al primo appuntamento e conquistando 12 vittorie in totale (10 con Larini e 2 con Nannini) conquistando il titolo Costruttori e quello dei Piloti.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 15:09:37 +0000Carlos Sainz conquista il GP del Messico, una vittoria dal sapore speciale per lui, i suoi tifosi e tutta la Scuderia Ferrari. Lo spagnolo ha vinto con una prestazione impeccabile che ha segnato la sua seconda vittoria della stagione. Un risultato che aspettava fin dal GP di Australia e che permette al team di Maranello di conquistare di fare una importante doppietta che segue quella di Austin.
Visibilmente emozionato nelle interviste post-gara, il pilota spagnolo della Ferrari ha descritto la vittoria come particolarmente significativa, grazie anche al supporto del pubblico messicano, sempre caloroso e affettuoso verso di lui. “Per me è come una seconda gara di casa” ha affermato Sainz, rivelando come il legame speciale con i numerosi tifosi locali abbia aggiunto un tocco unico a questo trionfo.
La giornata è stata resa ancora più indimenticabile dalla presenza della sua famiglia, un fattore che ha contribuito a dare alla vittoria un valore personale importante. Sainz, infatti, ha detto di non poter chiedere di più, un sentimento che riflette anche la soddisfazione per una gara gestita alla perfezione dal team Ferrari e da lui stesso. “Sapevo che avremmo potuto perdere la posizione al via, ma l’abbiamo riconquistata rapidamente in curva 1 e quella è stata la chiave della gara” ha dichiarato lo spagnolo, riassumendo il momento critico della corsa che gli ha permesso di mantenere il comando.
Una volta riconquistata la testa della gara, Sainz ha dovuto concentrarsi principalmente sulla gestione delle gomme e del passo. Ha descritto l’intera gara come una “smooth operation” sottolineando la perfetta sinergia tra il team e la sua capacità di mantenere il controllo fino alla bandiera a scacchi. La Ferrari ha dimostrato ancora una volta la solidità della sua strategia, riuscendo a fare la differenza in un campionato che si è dimostrato molto competitivo dopo la prima parte della stagione.
Questa vittoria ha anche importanti implicazioni per la classifica costruttori, un obiettivo prioritario per la Ferrari che sta lottando per avvicinarsi alla vetta del campionato. “Questa seconda vittoria di fila rende pieno merito al grande lavoro svolto dalla squadra negli ultimi mesi” ha riconosciuto Sainz, lodando gli sforzi congiunti del team che, gara dopo le ultime gare, ha migliorato costantemente le proprie prestazioni.
Con il campionato che si avvicina alla fase finale, Carlos Sainz ha ribadito l’impegno della Ferrari nella lotta per il titolo costruttori. La squadra è determinata a mantenere alta la concentrazione e a continuare su questa scia positiva per raccogliere più punti possibili e provare a lasciare indietro Red Bull. Sainz, nonostante la posizione da sperato in casa, ha confermato che il team continuerà a combattere compatto fino alla fine, un messaggio che sottolinea la mentalità unita del gruppo e l’obiettivo comune di finire il campionato in posizione di rilievo. “Ci siamo avvicinati alla vetta e combatteremo compatti fino alla fine” ha detto, ringraziando tutti i meccanici e ingegneri per il lavoro svolto.
Nelle dichiarazioni post GP di Città del Messico, Carlos Sainz ha dedicato anche un messaggio speciale ai suoi tifosi, che hanno reso la vittoria ancora più emozionante. L’atmosfera del GP del Messico è sempre caratterizzata da un pubblico entusiasta e partecipe e Sainz ha evidenziato come questo legame speciale gli abbia fornito una motivazione extra. Un supporto che il pilota spera di ritrovare anche in Brasile, prossimo appuntamento strategico del campionato.
Con questa vittoria, Carlos Sainz non solo rafforza la sua posizione come uno dei protagonisti della stagione, ma conferma anche il grande potenziale della Ferrari per il futuro. Le sue parole cariche di entusiasmo e gratitudine riflettono un pilota determinato a chiudere l’anno e il rapporto con la Rossa nel miglior modo possibile, l’obiettivo è quello di portare il team sempre più in alto.
I complimenti sono arrivati da tutti, anche da Charles Leclerc che ha commentato così la tappa messicana: “La mia gara non è stata facile e la terza posizione è stato il massimo che abbiamo potuto portare a casa dopo un weekend che fin dall’inizio mi ha visto rincorrere. Dopo il pit stop il focus è stato unicamente sulla gestione gomme, che qui è tutt’altro che facile, e in definitiva direi che abbiamo massimizzato il nostro potenziale.
Carlos è stato autore di una grande gara e abbiamo di nuovo portato a casa un gran numero di punti utili per la classifica. La squadra sta davvero lavorando bene e possiamo dire con una discreta certezza di essere tornati al livello che vogliamo, e questo è fantastico. La lotta per il titolo Costruttori è ancora aperta e nelle ultime settimane ci siamo avvicinati molto alla vetta: ora non resta che concentrarci sull’ultima tappa di questa tripletta americana, in Brasile, dove vogliamo spingere al massimo per continuare questo momento così positivo”.
Nonostante tutto o meglio nonostante il mancato rinnovo a inizio stagione del contratto di Sainz, Fred Vasseur celebra la sua impresa: “Questa seconda vittoria consecutiva ci rende davvero felici: il weekend di Carlos è stato perfetto, ha dettato il passo fin dal primo giro in FP1 e in gara ha guidato in maniera molto intelligente, anche quando ha perso il comando della corsa nel giro di apertura.
Il sorpasso messo a segno ai danni di Max è stato grandioso e da lì in poi ha avuto la gara sotto controllo. Questi risultati non solo legati al potenziale della vettura, ma anche al modo in cui il team gestisce le varie fasi di gara. Non è scontato che a San Paolo saremo davanti, quel che è certo è che affronteremo anche la prossima gara con lo stesso approccio.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 14:23:22 +0000Sindacati dei lavoratori Volkswagen in rivolta dopo l’annuncio della decisione della Casa di chiudere tre stabilimenti. Il Cda di Volkswagen, infatti, avrebbe svelato l’intenzione del marchio di fermare la produzione in tre impianti, con decine di migliaia di dipendenti a rischio i cui posti, almeno per il momento, sarebbero tutt’altro che al sicuro senza prospettive di trasferimento presso altre sedi.
A finire nella bufera della polemiche dei sindacati è Volkswagen Germania, col brand che ha annunciato la chiusura prossima di tre stabilimenti. Come scritto da numerose testate tedesche, tra cui Bild e die Welt, la Casa avrebbe comunicato alle sigle l’intenzione di fermare la produzione in tre dei dieci stabilimenti presenti sul territorio.
Nello specifico, si legge, tra gli stabilimenti interessati potrebbe esserci anche quello di Osnabrueck, che di recente ha perso una commessa sperata da Porsche. E stando a quanto riferito da Daniela Cavallo, presidente del Consiglio di fabbrica del Gruppo. VW chiederebbe una riduzione generalizzata del 10% della scala salariale aziendale e zero aumenti nei prossimi due anni.
Una situazione che preoccupa, e non poco, i lavoratori e anche la politica tedesca. Il portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz, Wolfgang Buechner, in conferenza stampa a Berlino, rispondendo a una domanda sui piani trapelati dalle informazioni divulgate dal consiglio di fabbrica di Volkswagen ha infatti sottolineato: “Che Vw sia in una situazione difficile è risaputo. Ma per ora non ci sono notizie ufficiali e dobbiamo aspettare che Vw chiarisca. Eventuali decisioni sbagliate del management non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori. Si devono mantenere i posti di lavoro”.
Una notizia che ha lasciato di stucco i sindacati dei lavoratori Volkswagen che si batteranno affinché la decisione presa dal Gruppo non abbia impatti negativi sulla forza lavoro. “È una profonda pugnalata al cuore” dei lavoratori della Volkswagen ha detto il sindacato IG Metall che ha contestato e respinto i piani di chiusura in Germania, definendoli “inaccettabili”.
Il sindacato ha minacciato conseguenze, sottolineando che i “piani aggressivi del consiglio di amministrazione non sono in alcun modo accettabili e rappresentano una rottura con tutto ciò che abbiamo sperimentato in azienda negli ultimi decenni”. Secondo il Consiglio di fabbrica del Gruppo, il gruppo sta pianificando la chiusura di almeno tre siti in Germania e il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro.
“Ci aspettiamo che Volkswagen e il suo consiglio di amministrazione delineino concetti validi per il futuro al tavolo delle trattative, invece di fantasticare sui tagli ai posti di lavoro, dove la parte datoriale ha finora presentato poco più che frasi vuote” ha fatto sapere il sindacato. VW e il sindacato si incontreranno a Wolfsburg per il secondo round di contrattazione collettiva: “Se mercoledì VW confermerà il suo percorso distopico, il consiglio di amministrazione dovrà aspettarsi le dovute conseguenze da parte nostra”, ha dichiarato Thorsten Gröger, responsabile distrettuale dell’IG Metall.
Una decisione, quella della chiusura degli impianti, che se dovesse essere confermata saprebbe quasi di unicum nella storia della Casa. Infatti mai dalla sua fondazione, un secolo fa, Volkswagen ha chiuso una fabbrica in Germania. Una scelta che rappresenterebbe una rottura storica col passato.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 13:50:57 +0000La notizia dell’ultima ora ha descritto uno scenario interessante: le multe stradali hanno fornito agli enti locali un introito che sfiora 1,3 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2024, come rilevato da un’indagine del Codacons sui ricavi dei comuni italiani provenienti da multe stradali. Denaro fresco nelle casse delle amministrazioni locali, liquidità che le varie comunità sperano che possa essere usate nel modo più intelligente possibile.
Le entrate da sanzioni per infrazioni al Codice della Strada, al giorno 17 ottobre 2024, ammontano a un totale di 1.294.799.772 euro in tutta Italia, secondo le stime del Codacons. La Lombardia è la regione che mette a segno il maggiore incasso, con 324 milioni di euro, seguita dal Lazio con 130 milioni e dall’Emilia Romagna con 129 milioni di euro. Il Molise, invece, si trova fanalino di coda di questa graduatoria, con entrate pari a 1,4 milioni di euro nello stesso periodo. Tra le principali città italiane con oltre 250 mila abitanti, Milano guida la classifica per entrate da multe, totalizzando 128,7 milioni di euro, seguita da Roma con 88 milioni e Torino con 43,7 milioni di euro. Il capoluogo lombardo prende il distacco dalle altre metropoli italiane.
Nel corso dell’anno 2024, i comuni con meno di 5 mila abitanti hanno ricevuto 72,7 milioni di euro tramite le multe stradali, cifra che sale fino a 93 milioni per i comuni con popolazione tra i 5mila e i 10mila abitanti. Le città con oltre 250mila residenti hanno generato oltre 410 milioni di euro in sanzioni. In totale, i piccoli comuni rappresentano il 12,8% dei proventi da multe, mentre le grandi città coprono quasi un terzo delle entrate totali, con una quota del 31,7%, secondo sempre le stime elaborate del Codacons.
I cittadini liguri sono quelli che pagano più multe derivanti da infrazione del Codice della Strada in Italia, con una media pro-capite di 40,1 euro. Seguono la Toscana, con 34,9 euro per residente, e la Lombardia, dove la media è di 32,3 euro. Il Sud del Bel Paese dimostra invece valori tutto sommato inferiori: in Molise l’importo medio delle multe stradali si ferma a 4,9 euro per abitante, mentre in Calabria e Sardegna si attesta a 8,9 euro e in Sicilia a poco più di 9 euro.
“Abbiamo sempre sostenuto l’importanza di sanzionare duramente chi infrange le regole e mette in pericolo la sicurezza, ma mentre si discute della riforma del Codice della strada e si attendono gli effetti della nuova regolamentazione sugli autovelox proposta dal Ministro Salvini, le multe continuano a costituire un’enorme fonte di introito per gli enti locali,†afferma il presidente Carlo Rienzi. “Se da un lato aumentano le entrate comunali derivanti dalle sanzioni, dall’altro manca trasparenza nell’utilizzo di queste risorse. Un esempio è lâ€Osservatorio sulle multe stradali’ del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, introdotto con il decreto legge P.a. bis del 2023, che avrebbe dovuto essere attivo già dallo scorso anno, ma di cui non si hanno più notizieâ€.
Probabilmente con il nuovo Codice della Strada, che promette di essere ancora più severo, le casse dei Comuni italiani potrebbe beneficiare di ancora più denaro derivato dalle multe.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 11:00:29 +0000È stato presentato come un modello destinato a fare grandi volumi e a riportare l’Alfa Romeo al vertice delle vendite. Dopo alcuni mesi dall’esordio ufficiale a Milano, la città che le avrebbe dovuto dare anche il nome, l’Alfa Romeo Junior ottiene il primo importante traguardo della sua brevissima storia: oltre 10.000 ordini. Un successo così roboante non si vedeva da tempo nelle concessionarie del Biscione, anzi, bisogna tornare ai fasti del lancio della MiTo, della Giulietta e della 159 per riscontrare una frenesia del genere. La cura Junior, nonostante le critiche della frangia più intransigente degli “Alfisti“, sembra funzionare. Ed è solo l’inizio.
L’Alfa Romeo Junior è un modello inedito, perché mai prima d’ora il marchio italiano si era cimentato nella sfida dei B-SUV. Il segmento B, tra l’altro, è rimasto sguarnito per un sacco di tempo: l’addio della MiTo è del 2018, un modello che questa Junior ha nel mirino. I clienti tipo di questo veicolo sono infatti coloro che ancora non hanno sostituito le vecchie MiTo e Giulietta, anche se quest’ultima fa parte del segmento C. In ogni caso, come abbiamo già anticipato, le cose per la Junior sembrano andare bene. Alcuni mesi fa Jean-Philippe Imparato aveva fissato il target, quando la Junior sarà a pieno di regine, di 50-70.000 unità all’anno. Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo sulla buona strada.
I 10.000 ordini già ricevuti stanno dando ossigeno vitale ai concessionari Alfa, un po’ sottotono con i gioielli Giulia e Stelvio, e al di sotto delle aspettative con Tonale. “Abbiamo 10.000 ordini – ha raccontato Jean-Philippe Imparato – e durante gli Open Days in Francia si sono registrate 300 richieste in piùâ€. Per l’ex CEO, di recente sostituito da Santo Ficili, “Si tratta del miglior risultato ottenuto dal marchio dal 2011â€, aggiungendo che non si vedeva nulla di simile “Dai tempi della MiTo, della Giulietta o della 159. I concessionari tirano un bel respiroâ€.
L’Alfa Romeo Junior viene commercializzata sia in versione ibrida che elettrica, e al momento prevale nelle scelte quella con il motore a combustione interna anche se il modello green sta ottenendo dei numeri incoraggianti: “Il 24% degli ordini riguarda la versione elettricaâ€, ha detto Imparato, notizie positive in vista del 2025 quando entreranno in vigore le nuove norme sulle emissioni di CO2, ancora più dure di quelle attualmente in vigore.
Imparato, inoltre, ha spiegato che la maggior parte dei clienti che ha prenotato la Junior è contraddistinta da vecchi clienti che avevano lasciato il marchio a malincuore, ma che adesso sono tornati volentieri: “Spesso si tratta di persone che ci hanno lasciato quando non avevamo più molti veicoli nella nostra gammaâ€. Dei 10.000 ordini della Junior, circa la metà provengono dall’Italia, precisamente 4.500, aggiungendo che: “Nei paesi più elettrificati, come Francia, Belgio o Germania, le cose sono iniziate beneâ€, precisando anche che le ordinazioni sono giunte non solo dai privati: “In Italia abbiamo Leasys (la filiale noleggio di Stellantis) che è molto attiva con 1.800 ordiniâ€. Insomma, la Junior ha messo a segno il primo gol, ma la partita è ancora lunga.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 10:37:00 +0000La scadenza del 30 ottobre inizia a scalpitare, fra pochi giorni si decide l’imposizione dei dazi definitivi alle auto elettriche prodotte in Cina e che potrebbero sbarcare nell’Unione Europea. Con le parti in causa impegnate a ricercare una soluzione alternativa quasi sul gong, arriva la notizia della richiesta, da parte del governo cinese ai costruttori del Dragone, di ridurre drasticamente gli investimenti in Europa. È quanto registra l’agenzia Bloomberg. Due sono le motivazioni trainanti: la prima è una ritorsione contro i i dazi; la seconda riguarda preoccupazioni generate dalla potenziale sovracapacità produttiva in Europa di vetture elettriche visto l’andamento di questo mercato nel Vecchio Continente.
Fra coloro che rinuncerebbero volentieri a un’espansione in Europa si fa il nome di Dongfeng, tra i costruttori che avrebbero già bloccato le potenziali volontà di produzione nel Vecchio Continente, nonostante i numerosi contatti legati con il ministro Adolfo Urso e le pressioni di quest’ultimo su scegliere l’Italia come destinazione produttiva. Dalla Cina, al momento, non arrivano né conferme né smentite ufficiali.
In Italia, invece, proseguono le indiscrezioni sull’interesse da parte dei giganti di Pechino nei riguardi degli impianti industriali, aziende di design e ingegnerizzazione – si fa il nome di Chery per Torino Design -, e anche brand automobilistici. L’attenzione di più realtà , sempre che la Cina non conservi il divieto di investimento in Europa per le ragioni dichiarate, riguarda lo stabilimento in stato di semi abbandono di Pininfarina a Bairo Canavese, in provincia di Torino. “Le intenzioni ci sono – spiega una fonte al quotidiano Il Giornale – come anche non poche indecisioni. Si vedrà ”. Nella fabbrica, fino a pochi anni fa, la Bluecar del gruppo Bolloré produceva piccole vetture elettriche da utilizzare nei servizi di car sharing. Questa soluzione potrebbe riprendere campo, seppur con altri investitori di mezzo.
La Cina con le sue importanti realtà continua a fare la voce grossa, mettendosi in posizione dominante. Ci sono dei gruppi industriali asiatici che seguono con particolare cure la situazione complessa di Stellantis, un Gruppo in forte difficoltà e coinvolto in una preoccupante crisi di liquidità che lo ha costretto a interrompere i pagamenti ai fornitori. C’è un marchio prestigioso all’interno della grande galassia franco-italiana che fa gola agli investitori cinesi: Maserati, le cui produzioni e fatturato sono ridotte al lumicino. L’ultima news coinvolgerebbe Geely, lo stesso colosso già azionista di maggioranza di Volvo, Polestar, Lynk&Co e Lotus, in possesso del 9,7% di Mercedes-Benz e del 50% della joint venture per Smart sempre con Stoccarda, che farebbe carte false per mettere le mani sul Tridente.
Alla luce delle ultime dichiarazioni del CEO di Stellantis, Carlos Tavares, il gruppo cinese dovrebbe aspettare il 2026, quando “saranno esaminate le prestazioni di ciascun marchio a circa due terzi del piano Dare Forward 2030, il che significa che le decisioni saranno prese entro due o tre anni“. Decisioni e valutazioni che riguarderanno, però, il successore di Tavares, dato che il manager lusitano è in uscita per sopraggiunti limiti di età . Lui si godrà la pensione, mentre il suo successore (forse Imparato) avrà dei grattacapi notevoli da governare.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 09:52:22 +0000Prosegue il testa a testa tra Francesco Bagnaia e Jorge Martin in questo finale di stagione MotoGP che sembra infinito. Sotto il diluvio, la gara di Buriram ha regalato sorprese ed emozioni a non finire, ma l’ordine di arrivo ha visto primo il due volte campione del mondo, precedere il leader della classifica. Terzo Pedro Acosta, che con grande abilità anche su pista bagnata e un avversario come Marquez arretrato dopo la caduta, si è meritato un podio da grande campione. Martin ha mantenuto il vantaggio e lascia la Thailandia con diciassette punti in più di Bagnaia. Vediamo come si sono comportati i protagonisti della classe regina nelle nostre pagelle.
Francesco Bagnaia: 10 – in questa fase del campionato, Bagnaia può solo vincere e sperare di recuperare più punti possibili a Martin. Mai primo a Buriram, in Thailandia confeziona la sua ventisettesima vittoria in MotoGP, trentasettesima totale nelle classi del motomondiale, la nona di quest’anno e la prima in questo Gran Premio. È stato il migliore, arginato solamente dal secondo posto del leader del campionato. Trovatosi in testa, ha gestito bene il vantaggio che, con l’uscita dalla lotta di Marc Marquez, si è stabilizzato nella seconda parte di gara dove ha colto una vittoria pulita quanto meritata.
Jorge Martin: 9,5 – partito molto bene guadagnando la testa della corsa, decisivo per l’andamento della gara è stato l’errore al quinto giro quando andando largo è stato superato da Bagnaia e Marquez. Abile a non farsi beffare dalla pioggia e finire a terra come molti corridori, Jorge Martin si è salvato più volte. La caduta di Marquez davanti a lui gli ha spianato la strada, lasciandolo solo all’inseguimento dell’italiano della Ducati. Una rincorsa regolata dall’alto rischio di buttare tutto che il leader del campionato ha gestito bene, mantenendo il secondo posto fino alla bandiera a scacchi. Complessivamente si è fatto recuperare tre punti in questo weekend, ma può sperare di fare meglio nel prossimo round e arrivare in vantaggio a Valencia.
Fabio Di Giannantonio: 7 – ultima gara prima di salutare questa stagione e sottoporsi a intervento chirurgico. Per Fabio Di Giannantonio non poteva concludersi meglio questo 2024 di gare e in una prova tutt’altro che facile e viziata dalla pioggia, il suo quarto posto è un grande risultato. Piazzamento ottenuto nel finale dopo aver lottato aspramente nelle posizioni di rincalzo al podio con la firma sul giro più veloce dalla gara arrivato al diciottesimo passaggio e essersi “mangiato†l’esperto della pioggia Jack Miller negli ultimi tre giri. Quando i giochi sembravano fatti, “Diggia†ha dato il giusto colpo di reni prima di parcheggiare la sua Ducati e salutare tutti.
Pedro Acosta: 8 – è certamente lui l’eroe di giornata poiché non ci s’aspettava che fosse così bravo a gestire la pioggia in quella che è stata probabilmente la più difficile gara dell’anno per le condizioni atmosferiche. Dal caldo umido al diluvio, Acosta si è lanciato in un paio di scorrerie, smorzate da svolte lunghe e imprecise. Riordinate le idee, ha trovato il giusto ritmo e si è messo a martellare su ritmi costanti fino a risalire le posizioni dietro al podio e raggiungere le KTM che parevano poter andare in recupero sui primi. Infilati Brad Binder e Jack Miller, si è preso un terzo posto meritatissimo dietro ai due mostri che da inizio stagione hanno monopolizzato il campionato.
Marc Marquez: 4,5 – con l’errore che aveva relegato Martin in terza posizione, Marc Marquez sembrava potesse battere Bagnaia con la sua proverbiale grinta, capacità e padronanza del mezzo. La prima staccata al decimo giro e la seconda al tredicesimo, prontamente ripassato da Bagnaia, sembravano le misurazioni a quello che più avanti nella gara poteva essere l’attacco decisivo. Peccato che al quattordicesimo passaggio sia stato tradito dall’anteriore in inserimento di curva otto e si sia ritrovato nella ghiaia del Buriram. Ripartito, la sua rimonta non è stata efficace e ha concluso la corsa con una penalità per non aver effettuato un long lap penalty dopo il clamoroso contatto con Joan Mir della Honda, finito nei campi per colpa sua. Se poteva mantenere accesa una piccola luce sul suo trionfo finale, con la scivolata di metà gara l’ha spenta del tutto. Obbiettivo podio stagionale.
Lorenzo Savadori: 3 – nella pioggia non è mai stato un “asso†e la sua moto, una Trackhouse, non è certo la migliore delle Aprilia disponibili. Se poi ci aggiungi che fa anche il sostituto con un ruolo costante di collaudatore, si comprende bene che andare in Thailandia dove le MotoGP non fanno mai test è un terno al lotto. Un esperto come il cesenate dovrebbe però limitare i danni e invece è caduto due volte, all’inizio al sesto giro e verso metà corsa quando al diciannovesimo passaggio ha nuovamente accarezzato l’asfalto del Buriram ritirandosi. Spesso chiamato in causa tra squadra ufficiale e team clienti, non è per nulla facile per lui essere il Savadori promettente di una volta.
Franco Morbidelli: 4 – bisognoso di fare risultato e portare via punti agli avversari per aiutare il compagno nella volata verso il titolo, Franco Morbidelli ne ha combinata qualcuna di troppo. Al quarto giro ha fatto cadere Fabio Quartararo con un contatto forse involontario, ma nettamente in ritardo sulla manovra del francese. Scontato il long lap penalty ricevuto dalla direzione gara, al nono giro è caduto mestamente, con una banale scivolata da troppa foga di rimonta. Bella la sua grinta e la voglia di spaccare tutto dimostrata sin dalle prime curve, ma un po’ più di moderatezza avrebbe premiato lui con un risultato nella top ten e aiutato il compagno. Perché in certe condizioni come la pioggia, un podio inaspettato può sempre capitare a chiunque.
Data articolo: Mon, 28 Oct 2024 09:13:49 +0000