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Il corpo normativo di F1 2026 continua a suscitare discussioni e interrogativi non da poco. Questo malgrado oramai manchi giusto un’anno alla rivoluzione. La principale incognita risiede nel fatto che, sino a quando le nuove monoposto non scenderanno in pista, sarà assai difficile comprendere appieno i problemi derivanti da eventuali errori di progettazione. La FIA ha optato per un approccio coraggioso. Ha introdotto norme complesse, pensato sia per rimescolare le carte in gioco che per favorire l’ingresso di nuovi marchi di rilievo nella categoria regina del motorsport. Una strategia mirata a valorizzare il paddock e di riflesso accrescere la visibilità dell’ambiente.
Per incentivare l’ingresso di nuovi costruttori, secondo la Federazione Internazionale, era fondamentale garantire condizioni lavorative favorevoli. L’obiettivo era permettere ai nuovi arrivati di entrare in un mondo complesso come la F1potendo incidere da subito, anche se non alla pari con i team più esperti. Si puntava pertanto a evitare che trascorresse troppo tempo senza risultati, rischiando poi il ritiro come accaduto in passato. Da questa esigenza è nata l’idea di riscrivere per completo il regolamento tecnico. Ad oggi, l’unico nuovo marchio confermato per il 2026 è Audi, che ha acquisito Sauber, mentre altre case automobilistiche, come la Porsche, hanno definitivamente rinunciato. Il problema principale emerge pensando al recente passato.
La FIA ha faticato a controllare le dieci squadre presenti in griglia, che spesso hanno esplorato soluzioni tecniche al limite del regolamento, se non oltre. Pensando al 2024, episodi come il “Mini DRS” o l’acqua nelle gomme di McLaren, oltre alla questione del T-Tray della Red Bull, dimostrano la difficoltà dell’organo legislativo nell’individuare e sanzionare eventuali infrazioni. La mancanza di risorse della Federazione Internazionale, che conta circa una ventina di tecnici guidati da Nicholas Tombazis, rende difficile competere con le centinaia di ingegneri altamente qualificati che lavorano per le scuderie. Non sorprende, quindi, che il regolamento del 2026 abbia subito modifiche, molte delle quali suggerite dagli stessi team. Le perplessità restano pertanto irrisolte, specie se pensiamo ai propulsori turbo ibridi di nuova generazione.
I futuri motori stanno girando da tempi nei banchi prova delle varie scuderie, tramite i test condotti in “condizioni reali”. Ciò malgrado, gran parte delle valutazioni ottenute avviene attraverso il campo ipotetico. Parliamo delle simulazione che cercano di prevedere il comportamento delle unità di punta una volta che verranno installate sulle monoposto di F1. Uno dei principali problemi riscontrati, che preoccupa e non poco gli ingegneri di tutte le squadre, riguarda l’equilibrio tra il motore termico e il sistema ibrido. L’MGU-H (recupera entalpia dei gas di scarico) è stato eliminato, poiché trattasi di tecnologia al momento troppo complicata da sviluppare sulle vetture stradali.
La parte ibrida dei propulsori, di conseguenza, sarà interamente gestita dall’MGU-K fortemente potenziato. Il moto generatore di energia cinetica sarà in grado di generare sino al 300% di energia in più rispetto al presente. Dei circa 1000 cavalli totali stimati sulle future power unit, ben 475 saranno erogati dal sistema ibrido, con una distribuzione in pratica paritaria tra motore endotermico ed elettrico. Nel recente passato, alcuni team principal avevano espresso molta preoccupazione in merito alle implicazioni di questa scelta. Una gestione inefficace dell’energia, di fatti, potrebbe avere un impatto significativo sul rendimento in gara. Molto di più di quanto si possa pensare.
Secondo i dati forniti dai simulatori delle scuderie, sembra proprio che, per accumulare la giusta quantità di energia all’interno dei pacchi batterie, le fasi di frenata necessarie debbano essere più lunghe. Vanno quindi anticipate di parecchio, in alcuni casi addirittura di 100 metri. Questo elemento potrebbe rappresentare una sfida notevole, soprattutto su determinate tipologie di tracciati. Per fare qualche esempio possiamo parlare di circuiti come Baku, Spa-Francorchamps, Las Vegas o Monza, dove le alte velocità richiedono frenate intense ma più brevi per non perdere competitività . Sebbene di parli al momento solo di ipotesi, i simulatori hanno fornito dati piuttosto attendibili al riguardo.
Proprio per questo all’interno del paddock circolano una marea di dubbi. La nostra redazione ha raccolto diverse testimonianze di vari tecnici che, appunti, nutrono grandi incertezze inerenti la ripartizione di energia cinetica. Le strategie di questa gestione saranno fondamentali e sopratutto decisive, nel tentativo di non trovarsi nella condizione di scaso supporto ibrido nei tratti a lunga velocità di percorrenza. A tal proposito una considerazione: il pilota che sceglierebbe di frenare più tardi avrebbe sì ottime chance di sorpasso, pur consapevole di sacrificare energia preziosa nella retta successiva. Questo tipo di dinamica strategica è esattamente ciò che Liberty Media ha sempre cercato per aumentare l’imprevedibilità delle gare.
A tutto questo si aggiungono le perplessità legate al sistema “Override”, destinato a sostituire il DRS tramite un’altra innovazione discutibile. Stiamo parlando di un meccanismo che consente un aumento temporaneo di potenza propulsiva, a patto che ci sia energia disponibile nelle batterie, ovviamente. Inoltre, la Federazione Internazionale ha introdotto due modalità distinte per le F1 di nuova generazione: “X-mode” e “Z-mode“. Sistemi che permetteranno di regolare manualmente l’apertura delle ali per ridurre la resistenza aerodinamica in specifici tratti della pista. Anche queste novità , alla stregua delle precedenti sono accompagnate da molte incertezze. E a quanto ne sappiamo saranno ancora soggette a ulteriori modifiche malgrado il regolamento sia stato ufficializzato.
Nel tirare le somme di questo articolo emerge una possibilità concreta: osservare un possibile ribaltamento nei valori in campo, dove alcuni team meno blasonati potrebbero compiere un netto passo avanti, mentre qualche scuderia top potrebbe inciampare nelle pieghe normative e patire chiare difficoltà a causa di errori di valutazione nella fase di disegno. Con l’avvio ufficiale della progettazione relativo alle monoposto del 2026, previsto a breve, i primi feedback dei tecnici saranno importantissimi per capire la direzione in cui si sta andando. Non ci resta che attendere e vedere come si evolveranno gli equilibri di una F1 in continua trasformazione.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 17:55:03 +0000Il valore di un marchio è legato a molteplici fattori e questo vale, in particolare, per il settore automotive dove le Case devono farei conti con tanti elementi per poter ottenere una valutazione reale del valore. Appartenere a un segmento premium del mercato, ad esempio, non sempre si traduce in un valore elevato. Allo stesso modo, vendere tante vetture, magari con margini ridotti, non è una garanzia di valore per un brand automotive.
A far luce sulla questione è il nuovo rapporto di Brand Finance 2025 che ha stimato il valore delle principali Case automobilistiche attive sul mercato globale. L’indagine conferma un importante sorpasso al vertice della classifica. Dopo la crescita sostenuta registrata nel corso degli ultimi anni, Tesla ha registrato un brusco stop, probabilmente legato anche a risultati finanziari non straordinari oltre che all’impatto derivante dall’impegno politico di Musk, che ha fortemente sostenuto Trump nella corsa, poi vinta, per la presidenza americana.
La Casa americana di Elon Musk è stata costretta a cedere il ruolo di punto di riferimento, almeno per quanto riguarda il valore. La prima posizione è ora detenuta da un vero e proprio colosso del settore che, anno dopo anno, continua a confermarsi il punto di riferimento del mondo delle quattro ruote su scala globale, con attività ben radicate praticamente in tutti i principali mercati. Vediamo tutti i dettagli relativi al nuovo report.
Secondo il report di Brand Finance 2025, Toyota oggi guida la classifica del valore per le Case automobilistiche con una stima di quasi 65 miliardi di dollari e un incremento del 23% su base annua. Il dato in questione potrebbe essere legato anche agli ottimi risultati ottenuti dall’azienda in termini di vendite, sul mercato globale. Le ultime classifiche, infatti, confermano il ruolo di leader del mercato per Toyota che, nel corso del 2024 (ma i dati sono parziali e bisognerà attendere ancora qualche mese per i dati completi), ha staccato nettamente la concorrenza. Nonostante le sfide dell’elettrificazione, Toyota si conferma un punto di riferimento assoluto per il mercato delle quattro ruote, staccando nettamente le altre Case.
Sul podio della classifica delle Case con il maggior valore troviamo Mercedes-Benz, che si ferma a 53 miliardi di dollari, con un calo dell’11%, e il Gruppo Hyundai. Solo quarta, invece, Tesla, passata da 66 miliardi di dollari (dato rilevato a inizio 2023) e 43 miliardi di dollari. La Top 10 comprende BMW, Porsche, Volkswagen, Honda, Ford e Audi.
Fuori dalla Top 10, invece, ci sono diversi altri colossi del mondo delle quattro ruote, a partire da Ferrari. Anche brand generalisti sono indietro: Chevrolet, Kia, Nissan e Renault, infatti, sono ben lontani dal trovare un posto tra le prime 10 Case, per valore. Da segnalare, invece, i buoni risultati di BYD. L’azienda cinese, sempre più punto di riferimento del mondo delle quattro ruote a zero emissioni, si trova al 12° posto per valore tra i brand del settore automotive. In futuro, con un’ulteriore crescita, BYD potrebbe ritagliarsi un posto di primo piano sul mercato, riuscendo a entrare tra le prime dieci Case per valore del marchio.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 15:00:13 +0000Mentre la diffusione delle auto elettriche procede a ritmi ridotti, gli automobilisti italiani continuano a dover fare i conti con il problema del prezzo alla pompa della benzina e del diesel, legato in buona parte anche al peso delle accise, tema tornato di grande attualità per via del nuovo aumento sul diesel. Si tratta di una questione di primo piano, soprattutto per gli automobilisti che percorrono tanti chilometri ogni anno e che, quindi, devono fare i conti con un costo di utilizzo elevato della propria auto, che sia benzina o diesel. Nel mese di gennaio si è registrata una nuova accelerazione dei prezzi.
A chiarire l’attuale situazione dell’Italia, in confronto al resto dell’Unione europea, è un’interessante analisi effettuata dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc). Attualmente, infatti, il prezzo di benzina e diesel per gli automobilisti italiani è superiore alla media UE ed è tra i più alti dell’area comunitaria. A pagare di più è chi ha un’auto benzina. In questo caso, infatti, il prezzo al litro italiano risulta superiore di 11 centesimi alla media UE. Il peso delle tasse è considerevole e penalizza notevolmente gli italiani rispetto a quanto avviene nel resto dell’UE. Vediamo i dettagli in merito a questa delicata questione:
Secondo l’analisi, basata sui dati forniti dal Mase, in Italia si registra un prezzo della benzina pari a 1,823 euro al litro. Sulla base delle analisi Crc, questo valore pone il nostro Paese è quarto posto in UE per quanto riguarda il costo al litro della benzina. A fare peggio del mercato italiano sono Danimarca (2,035 euro al litro), Olanda (1,970 euro) e Grecia (1,844 euro). Bisogna segnalare, però, che Danimarca e Olanda sono molto più avanti dell’Italia per quanto riguarda l’elettrificazione.
Secondo i dati ACEA, infatti, nel corso del 2024, in Danimarca, le elettriche hanno raggiunto il 51% di quota di mercato mentre in Olanda sono arrivate al 34% (mentre in Italia sono al 4%). La Grecia, dove le elettriche sono ancora poco diffuse, il costo della benzina potrebbe comunque essere influenzato dai costi più alti legati alla necessità di portare sulle tante isole del Paese il carburante.
Attualmente, la media UE sul prezzo della benzina è di 1,707 euro al litro. Calcolatrice alla mano, in Italia, gli automobilisti devono fare i conti con una spesa aggiuntiva di 11 centesimi in più al litro. La cifra può sembra esigua ma si traduce in un costo di circa 6 euro in più per un pieno. È interessante notare, inoltre, che il prezzo al litro al netto delle tasse risulta essere di 0,765 euro. In questo caso, l’Italia è all’11° posto in UE.
Anche per il diesel, gli italiani devono fare i conti con una spesa elevata. In questo caso, il prezzo medio è di 1,726 euro al litro, con un costo aggiuntivo di 8,6 centesimi in più rispetto alla media UE. Nella graduatoria europea per il costo del gasolio, attualmente, l’Italia si piazza al sesto posto. Considerando il prezzo al netto delle tasse, invece, il prezzo scende a 0,798 euro al litro. In questo caso, l’Italia è al 23° posto in UE. Il peso delle tasse sul gasolio è, quindi, molto rilevante in Italia.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 14:30:24 +0000Yabba-Dabba-Doo! Chi non ha mai sognato di sfrecciare per le strade di Bedrock a bordo della mitica Flintmobile? Ora quel sogno d’infanzia è diventato realtà grazie a un golf kart modificato, battuto all’asta da Bring a Trailer, che riproduce fedelmente l’auto della famiglia Flintstones.
La vettura di Fred e Wilma, entrata nell’immaginario collettivo grazie alla sigla e alle canzoni memorabili della serie, è stata ricreata con grande attenzione ai dettagli. Non si è badato a investimenti, né di tempo né di energie: la carrozzeria lascia spazio alle forme e allo stile dell’autentica Flintmobile. Realizzata con pannelli in finto legno, il richiamo è al look “preistorico†tipico dello show di Hanna e Barbera.
Sul frontale e sul posteriore sono presenti due rulli in finta pietra, che sembrano fungere da ruote, anche se in realtà sono solo decorativi: le vere ruote sono nascoste all’interno della struttura, invisibili dall’esterno. Questa soluzione consente di rispettare il design originale, senza sacrificare la funzionalità del mezzo. La parte superiore presenta una capote in tessuto, alla pari della versione animata, mentre gli interni sono stati curati in maniera certosina: il volante e altri elementi sono realizzati in materiale simil-legno, rafforzando l’illusione di guidare un veicolo d’altri tempi.
Nonostante l’aspetto volutamente “anticoâ€, la Flintmobile cela un cuore moderno. Il golf kart conserva la meccanica di base, con un motore elettrico alimentato da sei batterie che forniscono energia alle ruote posteriori. Il sistema è progettato per spostarsi con disinvoltura su terreni privati. Pur non essendo necessaria, data la mancanza di omologazione stradale, il simpatico esemplare monta una targa ornamentale sul retro con il nome della città immaginaria di Bedrock, ambientazione del cartone animato, e la scritta “Yabado”, una variazione della celebre esclamazione di Fred.
Il gioiellino messo all’asta costituiva un’opportunità da cogliere al volo per gli appassionati di auto e di cultura pop. Ma, si sapeva, il successo riscosso della serie poteva condurre a un prezzo di vendita significativo. E così è, in effetti, stato, visto che il fortunato acquirente se l’è aggiudicata mercoledì scorso, il 22 gennaio, a 19.999 dollari, circa 19.000 euro.
Riservata, come già detto in precedenza, ai terreni privati, la Flintmobile si presta a eventi e raduni. Nel caso in cui l’obiettivo sia di essere ricordati, è possibile stare tranquilli. E poi, volete mettere il piacere di mostrarla ad amici e parenti? Li inviti a casa tua, inventi una scusa per portarli in garage e… la sorpresa è servita! La trasposizione fedele all’originale, combinata alla meccanica elettrica, ne fanno una curiosità unica nel suo genere.
Il franchise dei Flinstones, inaugurato nel 1960, è diventato un’icona della televisione, amato da grandi e piccini per intere generazioni, frutto del suo umorismo, dei personaggi indimenticabili e della capacità di raccontare la vita moderna in chiave “preistoricaâ€. Fred, Wilma, Barney e Betty hanno strappato tante risate con le loro scorribande a Bedrock, e la quattro ruote di Fred ne era uno dei simboli. Oggi le emozioni rivivono attraverso il golf kart, una sapiente unione di nostalgia e innovazione.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 11:48:03 +0000Se arrivare al successo è difficile, confermarlo lo è ancora di più. Ma non per questo non bisogna provarci, cercando di adeguarsi alle richieste del proprio pubblico, e a un mercato in continua evoluzione. Svelata negli scorsi giorni, la Tesla Model Y 2025 può ora essere ordinata anche in Italia. Il modello, leader delle vendite a livello mondiale, ha contribuito a sdoganare l’elettrico.
Sebbene le auto elettriche abbiano finora conosciuto una diffusione frammentaria, il gioiello di Elon Musk funziona. Lo stile, la tecnologia, i motori: ogni elemento viene studiato con cura, affinché il pubblico ne rimanga irrimediabilmente attratto. Il restyling, soprannominato “Juniper†tra gli uffici interni, richiama in parte le modifiche in precedenza apportate alla Model 3. Così si scorge al primo sguardo una certa parentela tra le due “sorelleâ€, elementi centrali della gamma.
In un periodo storico dove le Case riducono le proposte a listino, l’azienda texana applica fin dalla nascita il principio “poche, ma buoneâ€. L’attenzione per la qualità caratterizza anche la nuova Tesla Model Y, che si presenta come un’evoluzione raffinata del modello precedente. Conserva, infatti, i punti di forza valsi il successo globale e introduce dettagli innovativi, capaci di elevare ulteriormente l’esperienza di guida.
L’aggiornamento mette in mostra un design rinnovato, una fusione di funzionalità aerodinamica ed estetica avanguardista. Ispirato ai tratti distintivi del Cybertruck, il frontale conferisce un look aggressivo e minimalista; la fascia luminosa posteriore da 1,6 m aggiunge un tocco di eleganza moderna, e ottimizzare al contempo l’efficienza aerodinamica. Gli aggiornamenti attuati rafforzano il fascino del veicolo, senza tradire l’essenza minimalista.
All’interno, spicca la rimozione delle leve dietro il volante. Al loro posto, trovano spazio comandi touch avanzati. Un nuovo touchscreen da 8 pollici dedicato ai passeggeri posteriori dovrebbe fare al caso di chi viaggia in famiglia o con amici. I materiali premium e i sedili ridisegnati contribuiscono a creare un ambiente confortevole, funzionale e in linea con le esigenze di utenti attenti ai dettagli.
Il debutto in Italia della Tesla Model Y MY25 avviene con la Launch Series AWD, una versione esclusiva che punta a soddisfare le aspettative degli appassionati del marchio e degli early adopters. Tra gli elementi distintivi troviamo cerchi Helix 2.0 da 20 pollici, carrozzeria disponibile in due colorazioni (grigio e nero), interni al 100% neri e impianto audio premium, dotato di 16 altoparlanti e un subwoofer.
Il prezzo di 60.990 euro la colloca nella fascia premium dei SUV elettrici. Un segmento affollato come non mai, occupato da proposte del calibro di Hyundai Ioniq 5, Kia EV6, Volkswagen ID.4, Ford Mustang Mach-E, BMW iX1 e iX3. Se le rivali cercano di competere attraverso prezzi inferiori o opzioni specifiche, Tesla si distingue per l’esperienza utente completa, comprensiva di aggiornamenti software continui, rete di Supercharger diffusa e un ecosistema unico.
In alternativa, il produttore ha scelto di mantenere a listino la versione precedente della Model Y, disponibile a partire da 39.675 euro, grazie a un bonus promozionale di 4.000 euro. Con il MY2025, il SUV ribadisce che visione e innovazione possono ancora fare la differenza in un mercato in rapido sviluppo.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 10:42:19 +0000C’è un confine sottile, quasi impercettibile, che separa il genio dalla follia. Un confine che artisti, visionari e creatori hanno sfidato fin dalla notte dei tempi, dando vita a opere tanto affascinanti quanto destabilizzanti. Alexandre Danton, il customizzatore francese, ha recentemente varcato la linea con la sua trasformazione della Ferrari Testarossa.
Partendo da una base già inconfondibile, Danton ha osato spingersi oltre, fino a trasformarla in un “mostro mitologicoâ€: una creatura a sei ruote, capace di lasciare a bocca aperta chiunque la osservi. Si tratta di una visione estrema, quasi provocatoria, una reinterpretazione radicale della supercar, simbolo degli anni Ottanta e Novanta.
Ma, a questo punto, dove sta il limite? È ancora genio o è pura follia? Forse, per comprendere appieno un’elaborazione tanto audace, occorre mettere da parte le regole non scritte del mondo automobilistico. E lasciarsi trasportare in un universo in cui tutto è possibile.
La Testarossa a sei ruote lotta contro ogni schema precostituito, e sembra quasi uscire da un film di fantascienza. Le sue linee inconfondibili si faticano quasi a riconoscere: amplificate fino al limite, trasformano lo storico modello in qualcosa di mai visto prima. Osare rappresenta il mantra della trasformazione, con modifiche in grado di conferire alla vettura un’estetica e un’aerodinamica nuove. Sul risultato finale, i puristi del Cavallino Rampante e i fan del tuning appaiono in disaccordo, tra chi apprezza il progetto di Danton e chi, invece, pensa abbia esagerato.
L’intervento di Dalton va al di là della semplice aggiunta di ruote: ciascun dettaglio viene rivisto in maniera radicale. Tanto per cominciare, il frontale è stato allargato mediante un bodykit, con un paraurti dotato di nuove linee angolari. Inoltre, ha trasformato i caratteristici fari pop-up in prese d’aria, così da rendere il muso ancora più aggressivo e funzionale.
Sul tetto, ha integrato una feritoia aerodinamica, accentuante il look da “macchina da corsa futuristicaâ€. E il motore? Purtroppo, mancano i dettagli specifici a riguardo. In origine, montava un potente dodici cilindri da 4.9 litri, capace di sprigionare 390 CV: chissà se sarà stato confermato o abbia lasciato spazio a un propulsore di recente nascita. Ma è chiaro: l’attenzione si concentra sull’immagine.
A ogni modo, sul posteriore che la Testarossa si trasforma. La coda è stata allungata per ospitare il secondo passo, necessario a montare le due ruote aggiuntive. Un altro dettaglio degno di nota è la scomparsa dei passaruota laterali, al fine di lasciare le ruote completamente esposte. Una parte del lavoro ha riguardato la griglia che copre i fanali posteriori: le lamelle, forate, ospitano due terminali di scarico centrali, e ciò aggiunge ulteriore aggressività al design.
Bene o male, l’importante è che se ne parli. Proprio questa nota massima descrive forse meglio di ogni altra la filosofia adottata da Danton e Gas Monkey Garage nella Ferrari Testarossa a sei ruote. Piuttosto di realizzare un veicolo comune, incapace di distinguersi rispetto alla massa, il tuner ha preferito abbandonare le remore. Come qualsiasi opera d’arte estrema, la creazione invita a riflettere su dove finisce il restauro e dove inizia l’eccesso.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 09:48:26 +0000La stagione F1 2025 non è ancora iniziata, ma Ferrari e i suoi sponsor hanno già motivo di brindare. Secondo un’analisi condotta da Sponsorlytix, la prima immagine di Lewis Hamilton in tuta da gara Ferrari, pubblicata sui suoi canali social, ha generato un ritorno economico stimato di ben 400mila euro per i partner commerciali della Scuderia.
L’arrivo di Lewis Hamilton alla Ferrari ha catalizzato l’attenzione mediatica del mondo intero, un’opportunità senza precedenti per i partner commerciali della Scuderia. Soltanto la foto condivisa il 22 gennaio, quella che ritrae il britannico per la prima volta con la celebre tuta rossa, è stata un’operazione da puro manuale di marketing sportivo. Secondo Sponsorlytix, l’immagine ha ottenuto oltre 5 milioni di like e più di 100mila commenti in meno di 24 ore. Ma ciò che colpisce di più è il valore commerciale associato alla foto. Ogni logo ben visibile sulla tuta, ha beneficiato di una visibilità straordinaria, tradotta in un ritorno economico immediato e tangibile.
Forse in molti hanno già dimenticano che Hamilton non è solo un pilota ma un’icona globale del motorsport. La sua mossa alla Ferrari ha creato una sinergia senza precedenti tra il fascino Ferarri e la sua fanbase che vanta oltre 40 milioni di follower solo su Instagram. Numeri che superano nettamente quelli fin qui registrati da Charles Leclerc nei suoi canali social.
Hamilton non è nuovo a record e primati, ma il suo valore fuori dalla pista è altrettanto impressionante. Negli anni, il britannico ha costruito un brand personale che va ben oltre la F1. Le sue collaborazioni spaziano dalla moda al lifestyle, fino all’impegno per l’ambiente, ogni sua mossa è attentamente studiata e amplificata dai media globali.
Non sorprende, quindi, che il suo arrivo alla Ferrari sia stato accolto con entusiasmo anche dai partner commerciali del team. La sua capacità di attrarre pubblico, sia online sia offline, è un asset che pochi atleti possono vantare. E le prime foto ne sono la dimostrazione più lampante. Da riconoscergli anche la capacità di programmare e di circondarsi di professionisti altamente competenti. La presenza del fotografo Andre D. Wagner a Maranello la dice lunga.
Ferrari non può che essere il palcoscenico perfetto su cui Hamilton si può esprimere. Il team di Maranello rappresenta un’istituzione unica nel mondo dello sport, capace di combinare tradizione, prestigio e un pubblico fedele e appassionato. Ogni logo che appare su una Ferrari, guadagna in credibilità . Una partnership col Cavallino rappresenta un’associazione di valori come l’eccellenza, l’innovazione e il successo. L’arrivo di un sette volte campione del mondo, ha amplificato tutto questo.
La foto di Hamilton in tuta rossa non ha solo generato un valore economico immediato, ma ha anche segnato l’inizio di una nuova narrativa per la stagione F1 2025. Una narrativa fatta di grandi aspettative, sia sul piano sportivo che commerciale.
L’unione d’intenti tra Hamilton e Ferrari offre spunti interessanti per chiunque operi nel marketing sportivo. Il campione britannico con il suo stile unico e la sua comunicazione efficace, è riuscito a trasformarsi in un’icona capace di attrarre sponsor e fan da tutto il mondo. Il legame con Ferrari funziona perché unisce due dei marchi più riconoscibili e ammirati del pianeta. Questa combinazione non solo amplifica il valore per gli sponsor, ma crea anche un legame emotivo con il pubblico.
Il successo di questa operazione dimostra il potenziale dei social media come strumento per generare valore economico. Una semplice foto, se ben pianificata e strategicamente condivisa, può trasformarsi in un evento globale, capace di muovere centinaia di migliaia di euro in pochi giorni. La stima di Sponsorlytix mette sul piatto della bilancia ben 62 mila dollari per HP o 52 mila dollari di introiti generati per Shell. Ben 50 mila dollari per la stessa Ferrari o 40 mila di Puma, da non sottovalutare anche i 36 mila dollari per l’ultimo arrivato UniCredit.
Con l’inizio ufficiale della stagione 2025 è facile immaginare che l’impatto mediatico di Hamilton e Ferrari non farà che crescere. Dalla presentazione della nuova monoposto di febbraio fino alle prime gare, ogni apparizione del pilota britannico sarà un’opportunità per generare valore per i partner commerciali e non solo. Numeri che confermeranno, semmai ce ne fosse bisogno, l’enorme potere mediatico del sette volte campione del mondo e la straordinaria portata della sua nuova avventura.
Nonostante il focus resti, ovviamente, sulle performance in pista, è evidente che questa nuova stagione a Maranello sarà ricordata anche per ciò che accade anche fuori dal tracciato. Hamilton non è solo un pilota di F1, è un fenomeno culturale e mediatico.
E con la Ferrari al suo fianco, il potenziale per riscrivere le regole del marketing sportivo è praticamente illimitato. Soprattutto in un’era in cui lo sport è sempre più intrecciato con il business, l’operazione Hamilton si conferma un esempio da manuale di come trasformare talento e immagine in valore concreto. A Maranello, gli sponsor sono pronti a godersi lo spettacolo.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 07:30:16 +0000
Le auto storiche Euro 0 sono un simbolo del passato automobilistico e un elemento culturale di grande valore. Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni previste dalla riforma del Codice della Strada, l’accesso di queste vetture ai centri urbani e alle zone a traffico limitato è soggetto a regolamentazioni più stringenti. La riforma, in vigore dal 14 dicembre 2024, introduce un approccio che punta a bilanciare le esigenze di tutela ambientale con quelle di conservazione del patrimonio automobilistico, aprendo la strada a un futuro incerto per gli appassionati e i collezionisti.
In tutti i casi, il veicolo deve disporre di una documentazione che ne certifichi l’autenticità e la storia, tra cui il libretto di circolazione originale, eventuali attestati di partecipazione a eventi storici e, se possibile, fotografie dell’auto nelle sue condizioni originali.
Secondo quanto stabilito dalla normativa, i veicoli di interesse storico e collezionistico possono accedere alle aree soggette a limitazioni della circolazione attraverso modalità agevolate. A oggi i dettagli operativi non sono pronti ma saranno definiti da un decreto congiunto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero dell’Ambiente. Questo decreto dovrà essere emesso entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della riforma, ma il termine non è perentorio e lascia spazio a possibili ritardi nella sua approvazione.
Il decreto specificherà le condizioni di accesso per le auto storiche Euro 0, stabilendo requisiti e vincoli per garantire che queste vetture possano circolare senza compromettere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Tra i criteri che potrebbero essere inclusi ci sono l’iscrizione a registri ufficiali, come quello dell’ASI (Automotoclub Storico Italiano), e l’applicazione di limiti temporali o geografici per l’accesso alle ZTL.
In Italia, il riferimento principale è il Codice della Strada (articolo 60) e il riconoscimento ufficiale è attribuito da organizzazioni come ASI o la Federazione Motociclistica Italiana (FMI) per le motociclette. Per essere classificata come di interesse storico, un’auto deve generalmente avere almeno 20 anni dalla data di prima immatricolazione.
L’auto deve essere iscritta in un registro storico ufficiale riconosciuto, come il Registro ASI o, in alternativa, il Registro Storico della casa automobilistica specifica (Storico Lancia, Italiano Fiat, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI). Il veicolo deve essere in condizioni originali o restaurato nel rispetto delle specifiche tecniche e di design dell’epoca. Sono ammesse solo modifiche minime, purché coerenti con i criteri storici.
Le auto Euro 0 sono in genere associate a livelli elevati di emissioni, una caratteristica che le rende incompatibili con gli standard ambientali attuali. L’obiettivo delle nuove disposizioni è minimizzare l’impatto di questi veicoli sull’ambiente, pur riconoscendone il valore storico. Per questo motivo, il decreto potrebbe comprendere soluzioni innovative, come l’obbligo di utilizzare carburanti meno inquinanti o di installare sistemi per il controllo delle emissioni.
La tutela dell’ambiente resta una priorità , soprattutto nei centri storici delle città italiane, molti dei quali già soffrono di alti livelli di inquinamento. Per le associazioni di settore le auto storiche sono una percentuale minima del traffico complessivo e che il loro utilizzo è spesso limitato a eventi specifici o a brevi tragitti. Questa considerazione può favorire una regolamentazione meno restrittiva per questi veicoli e consentire di continuare a circolare in modo controllato.
Il termine Euro 0 è stato adottato retroattivamente per distinguere i veicoli prodotti prima dell’entrata in vigore della normativa Euro 1, avvenuta nel 1992. Questi veicoli non devono rispettare i limiti per le emissioni di sostanze come monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), idrocarburi (HC) e particolato (PM), che sono oggi regolamentati. I veicoli Euro 0 sono dotati di tecnologie come il catalizzatore o il filtro antiparticolato, introdotti successivamente per ridurre l’impatto ambientale.
Le auto di interesse storico sono solitamente destinate a un uso limitato, come raduni, manifestazioni storiche, mostre e brevi spostamenti. Non sono pensate per un utilizzo quotidiano. L’interesse storico di un’auto non si limita al suo valore economico, ma anche il suo ruolo come testimonianza culturale e tecnologica di un’epoca, contribuendo alla conservazione della storia automobilistica.
La riforma del Codice della Strada punta a trovare un equilibrio tra il rispetto delle normative ambientali e la salvaguardia del patrimonio culturale rappresentato dalle auto storiche. Molti appassionati temono che le nuove disposizioni possano limitare la possibilità di utilizzare questi veicoli, ma il legislatore sembra intenzionato a trovare soluzioni che preservino il valore culturale delle auto d’epoca.
Tra le proposte avanzate c’è la possibilità di prevedere permessi speciali per eventi culturali o manifestazioni storiche, così da valorizzare il ruolo delle auto storiche come testimonianza del passato. Allo stesso tempo, si discute dell’introduzione di contributi economici per i proprietari, destinati a finanziare interventi di compensazione ambientale o progetti di restauro ecosostenibile.
In molte regioni italiane, le auto storiche possono già fruire di esenzioni o riduzioni sul bollo. Dopodiché le polizze assicurative per veicoli storici tendono ad avere costi inferiori rispetto a quelle tradizionali. Quindi le auto storiche, in alcuni casi, possono accedere a zone a traffico limitato o godere di esenzioni dai blocchi della circolazione per motivi ambientali.
In attesa dell’emanazione del decreto ministeriale, i proprietari di auto storiche Euro 0 devono fare i conti con un futuro da scrivere nei dettagli. La mancanza di regole chiare può creare difficoltà nell’organizzazione di eventi o nella pianificazione degli spostamenti. Allo stesso tempo, la necessità di adeguarsi a eventuali nuovi requisiti può comportare costi aggiuntivi e rendere più impegnativo il mantenimento di questi veicoli.
Le associazioni di settore, come l’ASI, stanno lavorando per rappresentare gli interessi dei collezionisti e per garantire che il decreto tenga conto delle esigenze di chi possiede e utilizza auto storiche. Tra le richieste c’è l’introduzione di agevolazioni fiscali o di incentivi per il restauro, così da promuovere la conservazione di questo patrimonio culturale.
A oggi i veicoli Euro 0 sono spesso soggetti a limitazioni di circolazione nelle città e nelle zone soggette a regolamentazioni ambientali. Molti comuni, in particolare nelle aree a traffico limitato o nelle zone a bassa emissione, vietano completamente la circolazione di questi veicoli, a meno che non siano considerati di interesse storico.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 07:03:47 +0000L’Italia è sempre stata un Paese non solo attento alle quattro ruote, ma anche alle due. Negli anni, infatti, ha dato vita ad alcuni modelli leggendari che ancora oggi fanno innamorare mezzo mondo. Naturalmente non ci riferiamo solo alle moto, ma anche agli scooter, dove tra Vespa e Lambretta, per anni, abbiamo letteralmente monopolizzato il mercato.
Uno dei marchi più importanti in assoluto è la Piaggio, che non solo ha dato i natali alla già citata Vespa, ma anche ad altri modelli che sono poi entrati nell’immaginario collettivo. Chi è stato ragazzo negli anni ’90 non può non ricordarsi del mitico Zip, uno scooter che entrò in produzione dal 1992 e che ha letteralmente stregato tutti.
I principali componenti del Piaggio Zip, che era nato per sostituire il Quartz, erano prodotti a Pontedera, mentre lo scooter veniva assemblato negli stabilimenti spagnoli di Piaggio per poi essere esportato in tutta Europa. Originariamente era raffreddato ad aria e dotato di forcella telescopica e due freni a tamburo. Negli anni ha poi vissuto vari aggiornamenti e modifiche.
Oggi però, a distanza di 33 anni dal suo esordio, il Piaggio Zip va in pensione. Il noto modello, infatti, non verrà più aggiornato. A pesare sulla decisione di Piaggio c’è la nuova normativa Euro 5+ per le due ruote. Lo Zip, infatti, già da tempo non aveva più quel successo che faceva registrare sino a qualche anno fa e quindi per l’azienda di Pontedera sarebbe stato un inutile spreco di energie e denaro quello di aggiornarlo ai moderni standard.
Dopo l’exploit della prima serie, nel dicembre del 1999 fu presentato al Motor Show il nuovo modello di Zip con carrozzeria ridisegnata. La produzione di questo scooter venne così spostata a Pontedera. Nel maggio del 2001, invece, è la volta dello Zip SP H2O, versione sportiva con raffreddamento a liquido che vede anche un restyling nella parte frontale con nuova mascherina a V più ampia e prese d’aria nella parte superiore con una livrea specifica.
A partire dal 2003, invece, è uscito di scena il motore 125, mentre i modelli 50 vengono omologati Euro 2. Passano 3 anni e Piaggio presenta anche la versione da 100 cm³ HiPer4 quattro tempi. Infine, nel 2018, per andare incontro all’omologazione Euro 4, lo Zip diventa disponibile solo con motore 4 tempi da 50 cm³. Al momento, nel listino ufficiale Piaggio, ci sono solo tre versioni di questo modello: Zip 50, Zip S 50 e Zip Special Edition 50. Per quanto concerne i prezzi di partenza costano rispettivamente: 2.199 euro, 2.299 euro e 2.399 euro.
Presto però anche questi ultimi esemplari dello Zip lasceranno il listino di Piaggio. Si tratta dell’ennesimo addio di uno storico cinquantino dopo quelli già avvenuti in passato dello Scarabeo e del Typhoon. Siamo dinanzi ad una vera e propria rivoluzione dettata dai tempi. I 14enni, infatti, preferiscono sempre di più la minicar al classico scooter. Il lancio poi di alcuni nuovi modelli come la Fiat Topolino e la Citroen Ami non hanno fatto altro che dare ulteriore impulso a tutto il mercato delle cosiddette macchine 50. Questi veicoli, infatti, stanno catturando in maniera trasversale tutte le fasce d’età : dal ragazzino alle prime armi al business man che vuole un veicolo agile per il traffico cittadino.
Data articolo: Mon, 27 Jan 2025 06:00:34 +0000Il mercato delle auto usate, specie in questo momento in cui le nuove costano cifre esorbitanti, è sempre molto florido. In alcuni casi in fondo si riescono a fare dei veri e propri affari. Ci sono dei veicoli che sono praticamente immacolati e possono essere acquistati a prezzi anche relativamente modici. Così facendo queste vetture riescono ad avere una seconda vita tra le mani dei nuovi proprietari.
Alcune auto durano lo spazio di qualche anno e poi spariscono, altre, invece, restano nel tempo e si evolvono in svariate declinazioni e restyling. Un fulgido esempio di tutto ciò è dato dalla Fiat 500, un modello che negli anni la Casa torinese ha trasformato varie volte riscontrando quasi sempre il medesimo successo.
Stando a quanto rilevato da uno studio di carVertical, proprio la citycar di FIAT ha ottenuto il primato nel 2024 di vettura preferita dagli italiani tra quelle usate. Con una percentuale di ricerca del 3,4% la 500 conferma la prima piazza già conquistata un anno fa. La Casa torinese continua quindi a stregare il nostro Paese dopo aver conquistato con la Panda anche il titolo di auto più venduta.
Nella graduatoria stilata da carVertical però c’è tanta Stellantis oltre alla 500, tra le vetture usate più desiderate dagli italiani. Nella top 10, infatti, la FIAT trova spazio con 3 modelli: al 7° posto la Panda (2,1%) e al 9° posto la Punto (1,8%). A queste due si affiancano l’Alfa Romeo Stelvio (2,7%) che si piazza al terzo posto e l’Alfa Romeo Giulietta (2,6%) che si trova ai piedi del podio. Gli italiani poi sembrano attenzionare particolarmente le vetture tedesche: seconda piazza per Volkswagen Golf (3,2%), 5a l’Audi A3 (2,5%), 6a la Mercedes-Benz Classe A (2,5%) ed infine 10° posto per l’Audi A4 (1,8%). Al top anche la Land Rover Range Rover che con l’1,9% delle ricerche è 8a.
Se da un lato le tedesche mostrano una presenza massiccia nella graduatoria delle vetture usate più desiderate dagli italiani, dall’altro portano a casa anche un primato poco piacevole con Volkswagen Golf che è risultata essere la vettura più danneggiata tra quelle cercate nel 2024 sulla piattaforma: il 20,5% di tutti i modelli presentava danni. Alle sue spalle si sono poi piazzate: l’Audi A3 (16,2%), l’Audi A4 (17,1%), la Fiat 500 (11,2%) e la Mercedes-Benz Classe A (8,8%).
Per quanto riguarda invece la quantificazione dei danni, il primato è invece andato all’Alfa Romeo Stelvio, che ha fatto registrare un valore medio dei danni pari a 12.111 euro. Il valore più bassò in tal senso, invece, l’ha fatto registrare la Fiat Punto con appena 2.482 euro. Spesso, proprio il mancato accesso ai registri dei danni complica poi il processo d’acquisto della vettura in questione poiché non si riesce poi ad avere l’effettiva visione dello “stato di salute” del mezzo.
Un altro problema che attanaglia gli acquirenti di vetture usate è poi quello del contachilometri truccato. Nel 2024 l’Audi A4 è risultata il modello che più di tutti ha subito questa fastidiosa manomissione. CarVertical segnala che il 4,7% degli esemplari controllati mostrava poi delle discrepanze nel contachilometri. Alle spalle della tedesca si sono poi piazzate: l’Alfa Romeo Stelvio (4,5%), l’Alfa Romeo Giulietta (3,7%), l’Audi A3 (3,5%) e la Fiat 500 (3,3%). Infine la Golf è l’auto che ha fatto registrare il più alto numero medio di chilometri manomessi (98.409 km). Si consigli quindi di fare sempre dei controlli approfonditi sulle vetture usate che si desidera acquistare.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 16:43:00 +0000Negli ultimi anni uno dei temi al centro del mercato dell’auto, oltre alla famosa transizione ecologica, è stato sicuramente quello legato alla sicurezza. Le vetture raggiungono velocità sempre più elevate in minor tempo e va da sé che bisogna studiare nuovi metodi per rendere questi veicoli super sicuri. Per questo motivo le moderne auto sono dotate di un mix di dispositivi, alcuni dei quali prevengono gli incidenti, mentre altri aiutano a ridurre i danni alle persone in auto durante un sinistro.
C’è ad esempio la frenata assistita, il sensore di carreggiata, quello per l’angolo cieco e molti altri. Non a caso questi ADAS sono stati resi obbligatori in Italia dal luglio scorso sulle auto nuove in vendita. C’è poi da tenere in considerazione l’auto in sé e la sua resistenza. In tal senso l’Euro NCAP si occupa di andare a definire le modalità di valutazione della sicurezza attiva e passiva delle auto nuove grazie ad alcuni precisi protocolli.
Proprio l’Euro NCAP ha deciso di premiare la nuova Mazda CX-80 proclamandola “Best in Class”. Un riconoscimento prestigioso per questo SUV, che dimostra la grande attenzione del marchio giapponese per la sicurezza. Nell’arco del 2024, l’Euro NCAP ha fatto i suoi test su ben 44 vetture, inclusa naturalmente anche la Mazda CX-80, che è arrivata davanti all’Audi Q6 e-tron.
Per quanto concerne la sicurezza degli occupanti adulti, il SUV nipponico ha ottenuto una valutazione del 92%. A punteggio pieno nei test di impatto laterale e posteriore, nella sicurezza per bambini ha invece ricevuto un ottimo 88%. Buono anche il risultato dell’84% per la sicurezza degli utenti vulnerabili della strada, mentre nei sistemi di assistenza alla sicurezza ha ottenuto il 79%.
Insomma un vero e proprio trionfo per questo veicolo. Mazda CX-80 è il SUV di punta del marchio giapponese ed incarna non solo alti standard di sicurezza, ma anche design ed eleganza. Punto di forza di questa vettura è l’architettura scalabile Skyactiv Multi-Solution di Mazda, che riesce a rendere la dinamica di marcia più fluida e piacevole. Il motore è disposto in maniera longitudinale con una trazione integrale, che nasce da uno schema a trazione posteriore. Nella gamma Mazda, grazie alle tre file di sedili, il CX-80 è il veicolo più spazioso.
L’Euro NCAP è stata fondata nel 1996 e da anni offre valutazioni sulla sicurezza dei vari veicoli, così da guidare il consumatore verso la scelta migliore. Per assegnare il titolo di Best in Class, vengono valutate 4 aree diverse legate alla sicurezza: sicurezza adulti, sicurezza bambini, sicurezza pedoni e assistenza per la sicurezza. Si fa poi una somma ponderata delle 4 aree e si mettono a confronto i punteggi ottenuti dalla varie vetture. Questi test vengono effettuati con gli equipaggiamenti di serie.
Naturalmente Mazda ha vinto con la CX-80 quello che era il suo segmento di riferimento, l’Euro NCAP però ha pubblicato anche in generale la lista delle vetture che hanno toccato il top in fatto di sicurezza nei vari settori di appartenenza. In particolare, come si può notare, dai risultati ottenuti, non compaiono utilitarie tra le vetture premiate, ma solo auto premium. Il motivo può sembrare scontato, ma banalmente i veicoli più costosi prevedono da parte delle varie Case un’attenzione maggiore anche per quanto concerne la sicurezza.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 14:35:41 +0000L’inverno è arrivato, e con esso il freddo, il gelo e il parabrezza ghiacciato! Una situazione che ogni automobilista conosce bene e che può trasformare la partenza mattutina in un vero e proprio disagio. Vediamo come comportarci, quali sono i sistemi più sicuri ed efficaci per sbrinare il vetro e perché è sconsigliato usare l’acqua calda sul parabrezza ghiacciato.
Durante l’inverno, con le basse temperature, il parabrezza dell’auto può diventare una lastra di ghiaccio. La tentazione di usare acqua calda per sbrinare velocemente il vetro è molto forte, ma attenzione, questo gesto apparentemente innocuo può innescare un fenomeno inaspettato causando danni irreparabili.
Immaginiamo il parabrezza ghiacciato, le molecole del vetro, a causa delle basse temperature, si contraggono e si irrigidiscono. Quando gettiamo acqua calda sul vetro, queste molecole si dilatano improvvisamente nel tentativo di adattarsi al cambio di temperatura, causando un fenomeno detto shock termico. Tuttavia, questa dilatazione non avviene in modo uniforme. Alcune zone del vetro si dilatano più rapidamente di altre, creando tensioni interne che possono portare a:
Lo shock termico, quindi, non solo danneggia il parabrezza nell’immediato, con crepe e scheggiature, ma può anche compromettere la struttura e la resistenza nel tempo.
Sappiamo che l’acqua calda non è la soluzione ideale per il parabrezza ghiacciato. Esistono però diversi metodi sicuri ed efficaci, che ci permettono di sbrinare il vetro senza rischiare danni, alcuni di questi richiedono solo pochi minuti e un po’ di manualità , altri sono perfetti per chi preferisce prevenire il problema. Vediamo quindi quali sono le alternative all’acqua calda:Â
La tecnologia ci viene in aiuto anche per combattere il ghiaccio sul parabrezza! Le auto moderne, infatti, sono dotate di sistemi di sbrinamento integrati, progettati per garantire una visibilità ottimale durante la guida. Tra le soluzioni più diffuse troviamo:
Queste tecnologie innovative semplificano la vita degli automobilisti, eliminando la necessità di utilizzare raschietti o spray deghiaccianti, eliminando così il rischio di danni al parabrezza.
Se l’auto non è dotata di queste tecnologie innovative e si vuole evitare il fastidioso rituale dello sbrinamento mattutino, vediamo alcuni semplici accorgimenti che possiamo adottare:
Lo spray deghiacciante è un’ottima soluzione per liberare il parabrezza dal ghiaccio in modo rapido. Tuttavia, come per ogni prodotto chimico, è fondamentale utilizzarlo con la dovuta attenzione, seguendo alcune semplici precauzioni. Un uso scorretto può infatti comportare rischi per la salute e per l’ambiente. Ecco perché è importante seguire questi semplici consigli:
Queste semplici precauzioni permettono di utilizzare il deghiacciante in modo sicuro ed efficace, senza correre rischi per la salute e per l’ambiente.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 13:56:40 +0000CATL punta ancora sull’Europa per realizzare una nuova fabbrica di batterie: il Vecchio Continente diventa ancora più importante a livello strategico per il colosso cinese che vuole arrivare a quota quattro stabilimenti sul territorio europeo.
In Europa esistono già due stabilimenti CATL: uno si trova in Germania e l’altro in Ungheria. Il brand cinese, a dicembre del 2024, ha annunciato anche una joint venture con Stellantis, finalizzata alla costruzione di un impianto per le batterie al litio fosfato (LFP) su larga scala a Saragozza, in Spagna. Tutto ciò, però, non basta all’azienda che vuole espandersi ulteriormente.
Il vicepresidente Pan Jian, nel corso del World Economic Forum di Davos, ha pubblicamente dichiarato che CATL ha intenzione di presentare una nuova joint venture per uno stabilimento di batterie per auto elettriche in Europa, con una Casa automobilistica locale, quest’ultima ancora avvolta nel mistero.
Sono iniziate a circolare diverse indiscrezioni al riguardo: c’è chi parla di un possibile accordo con Renault e chi, invece, restringe il campo ai tre grandi Gruppi tedeschi, quindi Mercedes, BMW e Volkswagen. Durante il mese di aprile del 2024, CATL aveva ottenuto proprio da Volkswagen la certificazione per il suo nuovo centro di sperimentazione costruito nella città di Erfurt, in Germania, quindi l’eventuale joint venture con la Casa di Wolfsburg non sarebbe da scartare.
Si ragiona comunque nel campo delle ipotesi, perché la Casa automobilistica verrà svelata nel corso del 2025: al momento non sono stati resi noti altri dettagli riguardo il progetto futuro, ma sono stati ipotizzati i motivi che hanno portato il colosso cinese a voler puntare sempre di più sull’Europa.
Tra i motivi che avrebbero influenzato la scelta di CATL potrebbe esserci anche il ritorno di Donald Trump alla Casa bianca: il neo Presidente degli Stati Uniti d’America, al suo secondo mandato, ha già dichiarato di voler rivedere gli accordi del suo predecessore in materia di transizione energetica. Il mercato cinese potrebbe risentire delle scelte di Trump e rallentare negli Stati Uniti, facendo aumentare l’appeal dell’Europa agli occhi delle aziende cinesi.
Arrivare a quota quattro stabilimenti in Europa permetterebbe a CATL di continuare la sua scalata sul mercato, crescere ulteriormente e confermare il proprio status di leder nel mercato delle batterie per auto elettriche. L’azienda cinese possiede già un market share che oscilla tra il 36% e il 38%, numeri che le permettono di tenere a distanza di sicurezza i suoi principali rivali, nella maggior parte dei casi cinesi, come BYD per esempio.
Nel frattempo CATL ha perfezionato lo sviluppo di batterie agli ioni di sodio di seconda generazione, in grado di fornire ottime prestazioni anche in ambienti con temperature molto rigide: nel 2025 è previsto il lancio delle nuove batterie in Cina, mentre nel 2027 ci sarà il via alla produzione di massa e alla commercializzazione a livello globale.
Quelle agli ioni di sodio sono batterie composte da celle agli ioni di sodio anziché litio, come nelle tradizionali batterie. I vantaggi delle batterie agli ioni di sodio sono di natura economiche, in quanto costano meno e vengono realizzate con elementi meno rari, come il nichel e il cobalto; in più sarebbero anche più sicure, perché i materiali avrebbero una maggiore tolleranza alle temperature estreme e un rischio minore di incendio.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 11:01:01 +0000Cambio di rotta per SMART: la Casa automobilistica che fa capo a Mercedes e Geely ha deciso di rivedere i piani legati alla produzione di sole vetture elettriche, optando per un nuovo modello ibrido già in fase di sviluppo.
Anche SMART entra a far parte dell’elenco dei brand che stanno cambiando idea sulla dismissione dei motori endotermici-ibridi in nome di una transizione all’elettrico diventata più sofferta del previsto.
Dopo la fuga di notizie che mostravano una versione endotermica della SMART #5, la stessa Casa tedesca ha confermato che una variante ibrida del modello è già in fase di sviluppo e verrà commercializzata insieme alle versioni 100% a zero emissioni.
La nuova versione ibrida della SMART #5, stando alle indiscrezioni circolate fino a questo momento, dovrebbe essere equipaggiata con un motore benzina turbo da 1.5 litri a quattro cilindri, unito a una trasmissione ibrida elettronica a doppia modalità (E-DHT) per una potenza complessiva combinata di 110 CV.
Il sistema ibrido dovrebbe comprendere batterie al litio-ferro-fosfato da 8,5 kWh o 19,1 kWh, con un’autonomia in elettrico che sarebbe rispettivamente di 54 e 121 chilometri. L’autonomia totale, invece, dovrebbe superare i 1.400 chilometri. SMART non ha ancora annunciato la data della possibile uscita del nuovo modello ibrido, ma è probabile ipotizzare che avvenga per il 2026.
La volontà di compiere un passo indietro nel piano di elettrificazione di tutti i modelli è dettata da diversi fattori, e continuare a proporre vetture ibride all’interno del listino SMART consentirebbe all’azienda di superare alcune criticità del full-electric, come le infrastrutture di ricarica limitate e i tempi prolungati di rifornimento.
L’annuncio dell’uscita della nuova Smart #5 era arrivato in occasione di un evento andato in scena a Byron Bay, in Australia: in quell’occasione la Casa aveva svelato l’arrivo di un nuovo modello fondamentale nella strategia di crescita.
La #5 è la SMART più grande di sempre e nelle intenzioni del brand dovrebbe diventare un veicolo di riferimento per il segmento mid-size SUV premium. Già al momento del lancio SMART aveva fatto intendere che il modello avrebbe incluso diverse varianti, così da poter soddisfare le esigenze di tutti i potenziali acquirenti e le ultime indiscrezioni confermano l’arrivo di una variante ibrida.
La decisione presa da parte di SMART è in linea con quella di tante altre Case che negli ultimi mesi hanno deciso di rivedere i propri piani in fatto di transizione energetica. Di recente sono diverse le aziende che hanno annunciato di continuare lo sviluppo di motori termici.
Porsche, per esempio, avrebbe intenzione di riportare in auge il motore a benzina per Macan, uno dei suoi SUV più apprezzati: la versione elettrica del modello era stata lanciata nel mese di luglio del 2024, mentre ad aprile era stato ritirata la versione a benzina in Europa.
Anche Volvo ha fatto retromarcia sull’elettrico: l’obiettivo di diventare un’azienda di auto completamente elettriche resta, ma la scadenza è stata rimandata di un decennio, passando dal 2030 al 2040. La scelta è dettata da fattori di mercato, con una domanda ancora troppo debole nei confronti dei veicoli 100% a zero emissioni.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 10:00:36 +0000L’azienda britannica JCB ha ottenuto l’approvazione per l’utilizzo commerciale in Europa del suo innovativo motore a combustione interna a idrogeno: una notizia che può aprire nuovi scenari nel mercato continentale.
Undici diverse società hanno rilasciato le licenze necessarie alla commercializzazione del motore a idrogeno di JCB in Europa: potenzialmente si tratta di un passo avanti fondamentale nella transizione energetica per le attrezzature per l’edilizia e l’agricoltura.
JCB, infatti, è una multinazionale britannica che produce attrezzature per la costruzione edilizia, la demolizione e l’agricoltura ed è anche il terzo più grande produttore di macchine agricole in tutto il mondo. Il brand produce 300 diversi tipi di macchinari tra terne, escavatori, trattori e motori diesel. I prodotto di JCB sono venduti in oltre 150 Paesi e i suoi 22 stabilimenti si trovano sparsi tra l’Europa, il Nord America, il Sud America e l’Asia.
L’innovativo propulsore a idrogeno, il primo destinato alle macchine movimento terra con alimentazione a H2, è il frutto di un piano di investimenti da 120 milioni di euro, e di un lavoro che ha visto impegnati 150 ingegneri per oltre tre anni.
La prima nazione ad aver rilasciato la certificazione per l’uso commerciale del motore è stata l’Olanda, seguita poi dal Regno Unito, dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna, dal Belgio, dalla Polonia, dalla Finlandia, dalla Svizzera e dal Liechtenstein. Agli 11 già citati, seguiranno altri Paesi in procinto di rilasciare la certificazione nel corso del 2025, facendo così ampliare la quota di mercato del propulsore.
Quello prodotto da JCB è il primo motore a combustione completamente alimentato a idrogeno: a differenze delle soluzioni elettriche a batteria, sfrutta l’architettura tradizionale dei motori termici, fornendo un’alternativa economicamente sostenibile per i macchinari pesanti.
Fino a questo momento JCB ha già prodotto più di 130 motori a idrogeno a fini sperimentali che a livello attuale sono utilizzati su escavatori, carrelli telescopici Loadall e gruppi elettrogeni. I test sul campo dei propulsori a idrogeni sono in un fase avanzata e come annunciato dalla stessa azienda britannica, stanno procedendo con successo.
Anthony Bamford, il Presidente di JCB, ha parlato così dopo che l’azienda britannica ha ottenuto l’autorizzazione all’utilizzo commerciale del suo nuovo motore a combustione interna alimentato a idrogeno:
“Questo è un momento molto significativo per JCB – si legge su ‘HydroNews.it’ – iniziare il nuovo anno con la certificazione già approvata in così tanti Paesi europei è un segnale molto promettente per il futuro della tecnologia a combustione a idrogeno. La nostra azienda negli ultimi anni ha dimostrato che il motore a idrogeno costituisce una reale soluzione a zero emissioni per le attrezzature nei settori delle costruzioni e dell’agricoltura”.
Parlando dell’omologazione formale per la commercializzazione dei motori a idrogeno, il numero uno di JCB ha spiegato che “apre la strada alla vendita e all’uso dei motori a idrogeno in tutto il Regno Unito e anche in Europa”. Bamford ha confessato che non poteva “sperare in un inizio d’anno migliore”, dichiarando di essere orgoglioso del “team di ingegneri britannici che hanno lavorato instancabilmente per raggiungere questo traguardo”.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 09:00:18 +0000Le automobili moderne sono equipaggiate con diversi sistemi di sicurezza e svariati set di luci, ma nessun modello in commercio è progettato per poter comunicare con i pedoni, gli utenti della strada più vulnerabili.
Per questo motivo un 74enne imprenditore veronese, Angiolino Marangoni, ha ideato e perfezionato un dispositivo salvapedoni chiamato Elvia98: il kit è stato brevettato a livello europeo già nel 2017 e nel corso degli ultimi anni è stato adottato dagli scuolabus di alcuni comuni della provincia di Verona.
Il funzionamento di Elvira98, il kit salvapedoni ideato da Angiolino Marangoni, è abbastanza semplice: sotto le targhe delle vetture si installano due dispositivi luminosi collegati all’impianto elettrico e pronti a entrare in azione in concomitanza di ogni frenata.
Il dispositivo posizionato sulla targa posteriore non fa altro che replicare il funzionamento delle normali luci rosse di stop, ma si illumina di verde, mostrando la scritta “Ostacoli pericolo”.
L’altro, quello anteriore, funziona allo stesso modo, ma fa lampeggiare la scritta “Salvavita pedone”. Il kit completo risulta molto utile a chi, per esempio, si trova su un marciapiede: al pedone basterà un semplice sguardo per capire, in una frazione di secondo, le intenzioni del conducente, così da regolarsi di conseguenza. Come detto Elvia98 è già stato brevettato a livello europeo e adottato dagli scuolabus di alcuni Comuni della provincia di Verona come Vigasio e San Martino Buon Albergo.
Angiolino Marangoni, l’imprenditore che ha brevettato il kit salvapedoni e ha passato gli ultimi mesi a metterlo a punto, ha parlato così della sua creazione: “Voglio che le persone possano capire se l’automobilista si ferma o meno”.
Lo stesso imprenditore, come riferito dal ‘Corriere della Sera’, ha inviato due lettere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, chiedendo l’omologazione del dispositivo chiamato Elvia98:
“Il mio obiettivo è quello di sanare un vuoto normativo – ha affermato Marangoni – Ho chiesto l’omologazione di Elvia98 o di un prodotto tecnologicamente simile senza mai ottenere risposte. Nel nuovo Codice della Strada si è lavorato con l’alcolock ma sembra che a nessuno interessi la sicurezza dei pedoni. Basterebbe così poco per proteggerli dalle auto. Inizierò a parlarne nelle scuole, le nuove generazioni devono poter conoscere le tecnologie salvavita che oggi il Governo ignora”.
In attesa di capire se le istituzioni risponderanno all’appello dell’imprenditore, l’ultimo report Asaps-Sapidata consente di conoscere i numeri degli incidenti che riguardano i pedoni in Italia: nel 2024, nel nostro Paese, sono stati uccisi 475 pedoni, uno ogni 18 ore. Le vittime sono state il 7,8% in più rispetto all’anno precedente.
Di tutti i decessi avvenuti dal primo gennaio al 31 dicembre del 2024, in 313 occasioni si è trattato di uomini e in 162 casi le vittime sono state donne. Andando ad analizzare le singole regioni d’Italia, quella dove i pedoni hanno avuto le conseguenze peggiori è stata la Lombardia con 79 decessi (51 nel 2023); seguono il Lazio con 59 decessi, la Campania con 53, l’Emilia Romagna con 41 e la Toscana con 38.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 08:00:38 +0000L’eliminazione dei motori a combustione entro il 2035 è un obiettivo ambizioso dell’Unione Europea, che mira dritto e con determinazione a ridurre l’impatto ambientale all’interno dei suoi confini limitando l’uso di questa tecnologia nel mondo delle quattro ruote. Tuttavia, il raggiungimento di questo target necessita di un approccio coordinato e incentivi efficaci per accelerare l’adozione dei veicoli elettrici. Intanto, si vocifera da più parti la possibilità di introdurre degli incentivi di tipo europeo, che andrebbero a sostituire quelli nazionali. Vediamo meglio.
L’ecobonus, che in Italia non è previsto per il 2025 mentre i fondi del 2024 sono andati esauriti, ha svolto un ruolo fondamentale nella iniziale diffusione delle auto elettriche (anche se in Italia la quota di mercato si è fermata al 4%). In ogni caso, la sua mancanza rischia di rallentare la transizione verso la mobilità “green“, rendendo necessario un intervento a livello comunitario. In questo contesto, l’Unione Europea sta considerando di introdurre incentivi per l’acquisto di BEV che non siano più a carico dei singoli stati membri, ma bensì comunitari. Questa proposta riflette una visione più ampia e coordinata della politica di incentivazione, con l’obiettivo di superare le differenze tra i singoli paesi e di realizzare un mercato più uniforme per i veicoli elettrici.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha proposto di istituire incentivi armonizzati a livello europeo, riconoscendo la necessità di sostenere le Case automobilistiche europee in un momento di difficoltà . Questa proposta è stata accolta positivamente dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. L’armonizzazione degli incentivi rappresenta un cambiamento significativo rispetto alle politiche nazionali, che spesso risultano disomogenee e meno efficaci nel promuovere una transizione su larga scala. Gli incentivi europei dovrebbero essere declinati in maniera diversa nei vari paesi dell’Unione, ma con l’obiettivo comune di dare una scossa al mercato e di accelerare l’adozione dei veicoli elettrici.
La vicepresidente della Commissione Europea, Teresa Ribera RodrÃguez, ha confermato l’importanza di sviluppare un piano in prospettiva europea, sottolineando la necessità di evitare una competizione tra i diversi modelli nazionali. Le soluzioni adottate negli anni sono state molteplici, dagli incentivi a fondo perduto a quelli legati al prezzo di listino dell’auto, dagli sgravi fiscali per i privati a quelli per le aziende. Ribera mette in guardia contro il rischio di creare “gare in cui si mettono a confronto i diversi modelli nazionali“.
In questo scenario emergono anche le preoccupazioni sulla competitività dei costruttori europei, rispetto a quelli cinesi. La transizione verso la mobilità alla spina potrebbe favorire i produttori di altri Paesi, se le Case automobilistiche europee non riuscissero a soddisfare la domanda in termini di quantità e qualità . Per questa ragione, è necessario un “attento bilanciamento” tra l’accelerazione del processo di elettrificazione e la capacità dei costruttori europei di fornire le vetture necessarie. Il rischio è che, per assurdo, gli incentivi europei finiscano per favorire proprio i costruttori asiatici (in particolare cinesi), se questi ultimi saranno più competitivi in termini di prezzo e di disponibilità . Vedremo se le divergenze nazionali verranno appianate a livello comunitario, considerando che l’obiettivo da raggiungere è comune a tutti quanti i membri dell’UE.
Data articolo: Sun, 26 Jan 2025 06:30:01 +0000Easyrain si impegna nella sicurezza stradale, sviluppando soluzioni tecnologiche avanzate che affrontano uno dei rischi più significativi per i conducenti: l’aquaplaning. Si stima che questo fenomeno causi tra l’8 e il 10% degli incidenti mortali che avvengono nel mondo, sottolineando – se ce ne fosse bisogno – l’importanza di introdurre sistemi efficaci per prevenire questi tragici eventi. Easyrain, in collaborazione con Wipro Engineering Edge, ha creato la piattaforma D.A.I. che riesce ad anticipare il pericoloso fenomeno prima che si verifichi, avvisando il guidatore.
La piattaforma D.A.I non solo rileva i pericoli legati all’aquaplaning, ma anche situazioni avverse come neve, ghiaccio, ghiaia e buche, oltre a problemi legati alla dinamica del veicolo. Questa capacità di rilevamento permette di prevenire incidenti e migliorare la sicurezza stradale. Inoltre, Easyrain si è impegnata a introdurre funzioni volte all’ottimizzazione delle emissioni di CO2 e al contenimento dei consumi di carburante/energia, dimostrando un impegno verso la sostenibilità ambientale.
La partnership con Wipro Engineering Edge ha portato alla realizzazione di una piattaforma software avanzata, dotata di un sensore di precisione, che si rivela fondamentale per la sicurezza stradale. Easyrain sta collaborando con una Casa automobilistica (non ancora precisata) per portare sul mercato il sistema D.A.I nel corso di quest’anno, dimostrando la crescente attenzione del settore verso queste tecnologie1.
Easyrain ha recentemente completato un nuovo equity round da 2,5 milioni di euro, che servirà a supportare la crescita delle attività grazie a Indaco Venture Partners SGR e ai fondi europei della Regione Lombardia. Questo finanziamento sottolinea la fiducia degli investitori nel potenziale innovativo di Easyrain e nella sua capacità di introdurre sul mercato soluzioni efficaci per la sicurezza stradale.
Nel corso del 2025 è previsto un ulteriore aumento di capitale, che supporterà lo sviluppo e la commercializzazione delle tecnologie di Easyrain. L’azienda, infatti, sta investendo nello sviluppo e nell’industrializzazione dell’AIS, con l’obiettivo di renderlo disponibile sul mercato insieme al D.A.I. Il supporto di Indaco Venture Partners SGR e dei fondi europei della Regione Lombardia garantisce a Easyrain le risorse necessarie per continuare a innovare e a crescere nel mercato della sicurezza automobilistica.
Easyrain rappresenta un esempio di eccellenza nell’innovazione tecnologica per la sicurezza automobilistica in Italia. Le sue soluzioni, basate sulla combinazione di sensori virtuali e sistemi proattivi, offrono un approccio integrato alla prevenzione dell’aquaplaning e alla gestione dei rischi legati alla guida in condizioni difficili. L’introduzione sul mercato del DAI e dell’AIS segnerà un passo importante verso una mobilità più sicura e responsabile.
Easyrain, inoltre, mira ad estendere l’utilizzo delle sue tecnologie a tutti i veicoli, garantendo un livello di sicurezza più alto per tutti gli utenti della strada. L’approccio di Easyrain potrebbe diventare un modello per l’intero settore automobilistico, incentivando altri produttori a investire in tecnologie innovative per la sicurezza stradale, che non è mai troppa, dato i rischi sono elevati e dietro l’angolo quando meno ci si aspetta. L’azienda prosegue nella sua volontà di investire in ricerca e sviluppo per trovare soluzioni più efficaci ed efficienti, mantenendo un impegno costante verso la sicurezza stradale e l’innovazione tecnologica.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 14:39:48 +0000Dacia è sinonimo di praticità e “money for value†e, per questa ragione, ha recentemente presentato Starkle, un innovativo materiale composito che segna un passo in avanti nel campo della sostenibilità e dell’efficienza nella produzione delle quattro ruote. Questo materiale offre vantaggi ambientali significativi, ma si distingue anche per le sue notevoli proprietà meccaniche, nonché estetiche. L’introduzione di Starkle rappresenta un nuovo capitolo per la Casa romena, che potrebbe essere emulata anche dalla concorrenza.
Starkle è un materiale composito che si distingue per l’elevata percentuale di polipropilene riciclato che contiene fino al 20%. Questo aspetto è fondamentale in un’epoca in cui la riduzione della dipendenza dalle materie prime vergini e il riutilizzo dei materiali diventano imperativi categorici per la salvaguardia del pianeta. La composizione di Starkle non si limita solo all’utilizzo di plastica riciclata, ma prevede anche la possibilità di riciclare la stessa quantità di materiale a fine vita, creando un ciclo virtuoso che minimizza gli sprechi e massimizza l’efficienza delle risorse. Questa combinazione di materiali di seconda mano e riciclabili permette di ridurre l’impronta di carbonio associata alla produzione di veicoli.
Starkle è stato appositamente progettato per rispondere alle esigenze dell’industria automobilistica. La sua struttura esterna è resistente agli urti, ai graffi e all’esposizione prolungata ai raggi UV2. Questo lo rende un materiale ideale per le parti esterne del veicolo, che sono costantemente esposte agli elementi e a potenziali danni. Nonostante la sua natura robusta, Starkle non rinuncia all’estetica poiché ha un aspetto attraente e brillante, immediatamente riconoscibile. Inoltre, la superficie di Starkle è stata pensate per essere facilmente pulibile. Questa caratteristica non soltanto migliora l’esperienza del cliente, ma riduce anche la necessità di prodotti chimici aggressivi per la manutenzione del veicolo.
La scelta di lanciare Starkle produce una serie di vantaggi significativi, sia dal punto di vista ecologico che economico:
Il primo modello Dacia a beneficiare delle caratteristiche innovative di Starkle è la Duster, un SUV che ha guadagnato popolarità per il suo ottimo rapporto qualità -prezzo e la sua versatilità . L’introduzione di Starkle sulla Duster non solo dimostra l’impegno di Dacia verso la sostenibilità , ma evidenzia anche come l’innovazione possa essere applicata a modelli accessibili e popolari.
Il materiale è stato utilizzato per le protezioni esterne della carrozzeria, ovvero per la parte inferiore della scocca, i passaruota, gli elementi verticali delle portiere anteriori, i triangoli del paraurti anteriore e le piastre di protezione. Queste zone sono particolarmente soggette a urti e graffi, quindi l’utilizzo di Starkle assicura una maggiore protezione e durabilità . Grazie all’impiego di Starkle, la Dacia Duster presenta una percentuale di materiali plastici riciclati superiore alla media del suo segmento, con un incremento dell’8% rispetto alla generazione precedente.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 14:00:20 +0000La Fiat Panda è una delle auto più apprezzate e vendute in Italia, e una recente promozione ha suscitato grande interesse tra i consumatori. Per tutto il mese di gennaio, la piccola della Casa torinese è in offerta a un prezzo molto allettante, inferiore ai 10.000 euro: 9.950 euro. Questa soluzione abbassa drasticamente il costo di listino che corrisponde a 15.950 euro. Dunque, questa scelta commerciale potrebbe dare un ulteriore spinta alla proliferazione della Fiat Panda nel nostro contesto urbano e, di conseguenza, a dominare le classifiche di vendita, confermandosi una delle auto preferite dagli italiani anche nel 2025.
La promozione pubblicizzata per la Fiat Panda, valida fino al 31 gennaio, permetterà ai consumatori di portare a casa la citycar torinese a un prezzo – come anticipato –  di 9.950 euro, ben 6.000 euro in meno rispetto al prezzo di listino. Tuttavia, è fondamentale analizzare nel dettaglio le condizioni per comprendere il costo effettivo dell’auto. Lo sconto totale di 6.000 euro è suddiviso in due parti:
Quindi, per ottenere il prezzo pubblicizzato di 9.950 euro, è necessario non solo avere un’auto da rottamare che rispetti i requisiti, ma anche aderire a un piano di finanziamento.
La promozione prevede un anticipo zero, 35 rate mensili da 138 euro ciascuna e una rata finale di 8.521,8 euro. A prima vista, potrebbe sembrare un’offerta molto conveniente, ma è essenziale considerare gli interessi e le spese associate al finanziamento. Il TAN (tasso annuo nominale) è dell’8,75% fisso, mentre il TAEG (tasso annuo effettivo globale) è del 12,72%. Questi tassi indicano il costo reale del finanziamento, che incide notevolmente sul prezzo finale dell’auto.
Considerando gli interessi e le varie spese durante i tre anni del finanziamento, l’importo totale dovuto per la Fiat Panda sale a 13.395 euro. Questo significa che si pagheranno circa 3.400 euro in più rispetto al prezzo pubblicizzato di 9.950 euro. Nonostante l’aumento, il prezzo finale resta comunque inferiore al costo di listino della vettura.
Nonostante l’incremento dovuto agli interessi del finanziamento, 13.395 euro per una Fiat Panda nuova con motore ibrido FireFly, da 1 litro e 70 CV, resta un prezzo competitivo all’interno del mercato italiano. È doveroso sottolineare che a questa cifra è difficile trovare alternative nuove con le stesse caratteristiche.
La Dacia Sandero, auto più venduta in Europa nel 2024, ha un prezzo di listino di 13.850 euro, escludendo oneri finanziari, rendendo la Fiat Panda un’opzione valida considerando il prezzo finale. A onor del vero, la romena è di categoria superiore, perché è un’utilitaria e non una citycar come l’italiana. Tuttavia, la Fiat Panda col suo piccolo motore ibrido permette un buon risparmio di carburante e una ottima efficienza, il che rappresenta un vantaggio significativo per molti acquirenti che stanno attenti al portafogli. Senza contare che insieme agli ultimi aggiornamenti tecnologici la mitica best-seller del Belpaese è diventata più appetibile e al passo coi tempi.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 12:46:40 +0000Il nuovo Codice della Strada 2025 ha introdotto cambiamenti per il rilascio e l’utilizzo del foglio rosa, il documento per gli aspiranti conducenti che vogliono esercitarsi alla guida prima di conseguire la patente. Le modifiche si inseriscono in un piano pensato per migliorare la sicurezza stradale e la qualità della formazione dei futuri automobilisti, attraverso misure che richiedono maggiore preparazione e consapevolezza.
Le modifiche al foglio rosa si allineano agli standard europei di formazione alla guida, che enfatizzano la sicurezza e la preparazione pratica. Questo allineamento rende i conducenti italiani più competitivi a livello internazionale e migliorano la loro adattabilità a guidare in altri Paesi dell’Unione europea.
Il foglio rosa, regolamentato dall’articolo 122 del Codice della Strada, è l’autorizzazione necessaria per consentire agli aspiranti patentati di esercitarsi alla guida dei veicoli per cui è stata richiesta la patente, come la categoria B per le automobili. Per poter praticare, il conducente in possesso del foglio rosa deve essere affiancato da un accompagnatore che fa da istruttore. Questa figura deve avere meno di 65 anni, essere in possesso di una patente valida per la stessa categoria o una superiore, e aver conseguito tale titolo da almeno 10 anni.
Una delle innovazioni riguarda l’introduzione delle esercitazioni pratiche obbligatorie prima del rilascio del foglio rosa. Per ottenere il documento, gli aspiranti conducenti devono completare un percorso formativo di sei ore in autoscuola, sotto la guida di un istruttore abilitato. Questa formazione preliminare è progettata per garantire che i candidati acquisiscano competenze prima di esercitarsi autonomamente.
Le ore di esercitazione sono distribuite in modo da coprire scenari di guida specifici e critici. Tra questi la guida su autostrade o strade extraurbane principali, dove imparare a gestire velocità elevate e la complessità del traffico intenso. Un altro elemento chiave del programma riguarda la guida in condizioni di visibilità notturna, per preparare i candidati ad affrontare situazioni di scarsa illuminazione in sicurezza. Queste esercitazioni puntano a sviluppare abilità tecniche e una maggiore fiducia al volante.
Un aspetto rilevante delle novità introdotte riguarda le modalità di guida che gli aspiranti conducenti devono padroneggiare. La riforma enfatizza la necessità di esercitarsi in contesti diversificati, come la guida su strade di montagna, in cui le condizioni di pendenza e le curve strette mettono alla prova la capacità di controllo del veicolo. Questi scenari sono considerati fondamentali per sviluppare una padronanza completa del mezzo, utile non solo per l’esame, ma anche per affrontare situazioni reali.
Tra le sei ore di esercitazioni obbligatorie, una parte è dedicata alla guida in condizioni di visibilità ridotta, come la notte o in presenza di nebbia. Questa esperienza permette ai candidati di imparare a gestire i fari abbaglianti, riconoscere i pericoli a distanza e adattare la velocità alla visibilità . E viene enfatizzata la capacità di reagire in situazioni di emergenza, come un veicolo fermo sulla carreggiata o un pedone improvvisamente visibile.
Un altro punto chiave delle esercitazioni riguarda la pratica su strade extraurbane principali, dove i candidati devono affrontare velocità più elevate e flussi di traffico intensi. Questi tratti di strada mettono alla prova le capacità di sorpasso, il mantenimento della corsia e la gestione delle distanze di sicurezza. L’obiettivo è garantire che i futuri conducenti siano pronti a navigare su strade che richiedono decisioni rapide e una maggiore attenzione.
Il foglio rosa sarà rilasciato automaticamente dopo il superamento dell’esame teorico, a condizione che le esercitazioni obbligatorie siano state completate. Questa nuova procedura garantisce che i candidati abbiano una preparazione minima già acquisita prima di mettersi alla guida.
La durata del foglio rosa resta invariata a 12 mesi dalla data di emissione. Durante questo periodo, i candidati hanno diritto a sostenere un massimo di tre tentativi per superare l’esame pratico. Nel caso in cui non riescano a superare la prova entro il limite stabilito o prima della scadenza del documento, bisogna richiedere un nuovo foglio rosa e ripetere il processo.
L’obiettivo di queste modifiche è creare un percorso di apprendimento più strutturato che permetta ai futuri conducenti di sviluppare competenze avanzate e di interiorizzare comportamenti responsabili alla guida. La riforma riconosce che la semplice pratica con un accompagnatore non è sufficiente a preparare i candidati a situazioni complesse, come il traffico autostradale o la guida notturna.
Gli istruttori abilitati, con la loro esperienza e competenza, possono individuare e correggere eventuali lacune nei candidati, con un supporto personalizzato e professionale. L’esercizio su scenari specifici aiuta i futuri conducenti a familiarizzare con le condizioni reali della strada e riduce il rischio di incidenti una volta ottenuta la patente.
Durante le esercitazioni, il veicolo deve essere identificabile da specifici contrassegni. Se la pratica avviene in un contesto privato, il mezzo deve esporre un cartello con la lettera P di principiante” Nel caso di esercitazioni svolte con un’autoscuola, il veicolo è contrassegnato dalla scritta scuola guida, per segnalare la finalità formativa.
Una volta completate le esercitazioni obbligatorie con l’istruttore, i candidati possono esercitarsi con un accompagnatore idoneo, di solito un familiare o un amico, purché soddisfi i requisiti di legge. Questa fase offre un’opportunità di consolidare le competenze acquisite in un ambiente meno formale. La presenza di un accompagnatore non sostituisce l’importanza dell’istruzione professionale, che rimane il fulcro della preparazione alla guida.
Con l’aggiornamento del Codice della Strada viene promossa anche l’integrazione di strumenti tecnologici avanzati nel processo di formazione alla guida. Molte autoscuole utilizzano simulatori di guida per riprodurre scenari complessi, come situazioni di emergenza o condizioni meteorologiche avverse, che sarebbe difficile simulare in sicurezza su strada. Questi strumenti permettono ai candidati di allenarsi in un ambiente controllato e migliorare capacità di reazione e livello di comfort alla guida.
Il nuovo sistema prevede anche una maggiore severità per i candidati che non rispettano le regole. Coloro che non completano le esercitazioni obbligatorie o non riescono a superare l’esame pratico nei tre tentativi concessi dovranno ripetere l’intero iter, con costi aggiuntivi e tempi di attesa prolungati.
Allo stesso tempo, il sistema offre opportunità di recupero per chi dimostra impegno e determinazione. Le autoscuole possono organizzare sessioni di pratica intensiva per aiutare i candidati a superare le difficoltà e a colmare eventuali lacune.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 12:22:49 +0000Lewis Hamilton è arrivato in Italia, sul tracciato di Fiorano, avvolto da una fitta nebbia. Il 22 gennaio scorso i tifosi della Scuderia hanno avuto la possibilità di ammirare, per la prima volta, il vincitore di 105 Gran Premi al volante di una Rossa. Le condizioni atmosferiche in stile inglese hanno reso ancora più mistico il momento, impreziosito da una folla urlante dal cavalcavia di via Giardini, a Maranello, che si affaccia proprio sul circuito privato della Ferrari.
La prima sgasata a Fiorano dell’altro 7 volte campione del mondo, Michael Schumacher, il 16 novembre 1995, era avvenuta ugualmente nella nebbia. Sarà di buon auspicio? Lewis ha già compiuto 40 anni e dovrà fare dei programmi sul breve periodo nel box della Rossa. Nella passata stagione ha concluso al settimo posto con 223 punti, alle spalle anche del suo compagno di squadra George Russell. I continui problemi di bilanciamento della Mercedes non hanno aiutato, ma nelle poche tappe in cui la W15 è stata competitiva, il numero 44 è stato protagonista, come in occasione delle vittorie a Silverstone e a Spa Francorchamps.
Alle ore 9.16 del 22 gennaio scorso la SF-23 numero 44 con tutti gli sponsor aggiornati è uscita dal box per un giro di installazione con gomme da bagnato sotto gli occhi del Team Principal, Fred Vasseur, e del vice Jerome d’Ambrosio. In garage c’era tutta la famiglia dell’ex campione della Mercedes. Lewis ha dato le prime indicazioni all’ingegnere di pista Riccardo Adami e agli altri tecnici. Su gomme da asciutto il campione ha iniziato poi a spingere, alternando giri veloci a partenze da fermo sotto lo sguardo vigile anche del vicepresidente Piero Ferrari.
Nella sua prima uscita su una Ferrari Lewis Hamilton ha percorso 30 giri per un totale di 89 chilometri, meno di quanto avrebbe desiderato. Da quest’anno i test TPC (Testing of Previous Cars) sono limitati per i titolari, che non possono affrontare più di mille chilometri nel corso dell’anno su monoposto datate. Lewis si è riunito con gli ingegneri nel debriefing della sua prima sessione, facendo il punto sulle sensazioni alla guida. E’ corso dai tifosi e ha salutato il popolo ferrarista.
Lewis Hamilton e Charles Leclerc, dopo il test di Fiorano, scenderanno nuovamente in pista per una sessione a Barcellona la prossima settimana. I colleghi di AutoRacer.it hanno annunciato che la coppia della Scuderia modenese si alternerà al Montmelò ancora sulla SF-23 tra il 28 e il 30 gennaio prossimi, per una full immersion di 3 giorni. I due alfieri del Cavallino hanno sinora sfruttato un totale di 131 km sui 1000 concessi alle monoposto TPC e completeranno il programma.
Hamilton avrà l’occasione di calarsi nell’abitacolo della Ferrari SF-24, approfittando dei test Pirelli del 4-5 febbraio, con gomme in configurazione 2026. Alla sessione prenderà parte anche la McLaren, campione del mondo costruttori in carica. Secondo le norme del regolamento, l’auto a effetto suolo dello scorso anno sarà adattata per accogliere le mescole sperimentali della Pirelli. Il test si effettuerà sul tracciato di Barcellona, da sempre terreno di caccia per piloti, tecnici e meccanici per sperimentare il materiale tecnico. Il 19 febbraio 2025, la Ferrari svelerà la sua nuova vettura, il “Progetto 677”, in occasione di una presentazione esclusiva che si terrà tra Maranello e Fiorano. Lo shakedown si terrà lo stesso giorno a Fiorano, prima di volare in Bahrain (26, 27 e 28 febbraio) per i test ufficiali con tutti i team di F1. Lo start della prossima stagione avverrà a Melbourne dal 14 al 16 marzo.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 10:38:57 +0000Per i progressisti green che vogliono lanciarsi nell’acquisto di una EV vi sono ottime notizie. Il car market elettrico, alle nostre latitudini, sta proponendo vetture a prezzi più vantaggiosi. Rimangono costi piuttosto elevati, ma nell’Eurozona il prezzo medio al dettaglio delle auto a zero emissioni è sceso del 15% tra il 2018 e il 2024, mentre quello delle auto diesel o a benzina è cresciuto del 7%.
I numeri sul nostro territorio non sono troppo incoraggianti. Le auto elettriche non hanno ancora trovato uno spazio reale nel vetusto parco auto circolante italiano. Al di là dei prezzi, la mancanza di una rete estesa di colonnine di ricarica ha determinato il mancato boom. Permane ancora l’ansia per l’autonomia limitata e per le quotazioni sul mercato dell’usato che finiscono in picchiata dopo pochi anni.
In base all’analisi presentata da Felipe Munoz, Senior Analyst di Jato Dynamics, un’auto elettrica in Italia costa il 25% in più rispetto a una con il motore endotermico. Un dato preoccupante ma nel 2023 c’era una differenza del 36%. Il gap dovrebbe ridursi, ulteriormente, per l’arrivo sul car market di nuovi modelli con prezzi inferiori ai 30.000 Euro.
Se le cifre stanno diventando apparentemente positive, c’è ancora una differenza abissale rispetto alla Cina. Nonostante i dazi il colosso asiatico sta dominando l’industria 2.0. Alle nostre latitudini una EV è immessa sul mercato con un prezzo medio superiore del 126% rispetto a un’auto acquistata nel Paese del Dragone Rosso. Il listino medio di un veicolo elettrico in Italia è pari a 67.058 Euro, poco sopra la media europea (62.709 Euro) e degli USA (62.044 Euro), ma in Cina la media è di 29.682 Euro. Così si spiega anche il boom si EV sulle strade del Gigante asiatico.
Lo studio sottolinea come la crescita di auto alla spina nel mondo stia, gradualmente, frenando: dal 2019 al 2023 si è passati da 1,4 a 7,4, milioni di esemplari, nei dodici mesi successivi l’aumento è stato di 1 milione e 200 mila unità . Il 51% dei veicoli full electric è prodotto da costruttori cinesi, il 22% da marchi americani e soltanto il 18% da brand del Vecchio Continente. In Italia la quota di immatricolazioni resta ferma al 4%, ben al di sotto della media europea, a causa dell’aumento del 14% dei prezzi in sei anni.
Un incremento dettato da un mercato di city car più costose rispetto al 2018. Il 2025 sarà un anno che darà molte risposte. L’arrivo di new entry 100% elettriche nei segmenti A e B, con un costo di listino inferiore ai 30.000 Euro, detterà una inversione di tendenza? Ad oggi l’auto in generale non sembra rappresentare più una priorità per gli italiani che si stanno tenendo strette le care vecchie auto termiche.
Secondo i dati di Jato Dynamics, “Il prezzo giusto dell’auto elettrica”, è stato un tema svelato a Roma in occasione della partenza da piazza San Pietro della quinta edizione di “From 100% to 5%”, la prova comparativa organizzata dai colleghi Motor1.com e InsideEVs per valutare l’efficienza delle nuove EV. Sono state messe a confronto Alfa Romeo Junior, Citroen eC3, Ford Explorer, Hyundai Inster, Kia EV3, Lancia Ypsilon, MINI Aceman, Omoda 5 EV, Renault 5, Skoda Elroq, Smart #1 e Volvo EX30.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 09:44:46 +0000Il mercato degli pneumatici oggi propone tanti sottomarchi di qualità dei principali produttori. Hankook Tire & Technology Co., nota semplicemente come Hankook, è un’azienda sudcoreana con sede a Seul. Da tempo è nella Top 10 mondiale tra le compagnie di pneumatici al mondo. Ha avuto una crescita repentina nel nuovo millennio, sebbene sia stata fondata il 10 maggio 1941. Cho Hong-jai istituì la Chosun Tire Company poi ribattezzata Hankook Tire Manufacturing nel 1968. La parola “Hankook” in coreano vuol dire letteralmente Corea, quindi Korea Tire Company.
Cho Hong-Jai investì in un negozio di pneumatici in rovina poco dopo la fine della guerra di Corea. Nel 1966 poi creò la Tongyang Nylon, che era focalizzata sulla produzione di fibre e tessuti. Oggi Hankook Tire è presieduta dal secondo figlio di Hong-Jai, Yang-Rai, mentre Hyosung è guidata dal suo figlio maggiore, Seok-Rae. Dal 2007-2009, Hankook ha avuto una crescita notevole, diventando fornitore per la serie American Le Mans Series. Dal 2009, l’Hankook Team Farnbacher ha corso nella classe GT della Le Mans Series. Nei Rally, Hankook è diventato lo sponsor della serie dello Scottish Rally Championship. Dal 2011, l’azienda coreana è diventata il partner ufficiale per le mescole del Deutsche Tourenwagen Masters, una delle categorie di auto da turismo più note nel mondo del Motorsport.
Il produttore coreano ha scalato le classifiche. Nel 2011 Hankook Tire Co. ha speso 1,1 miliardi di dollari per la creazione di uno stabilimento a West Java, in Indonesia, per inserirsi nella sfida dei top brand assoluti. Nel 2016 uno degli eredi dell’impero, Seok-Rae, è stato condannato a 3 anni di prigione per accuse di evasione fiscale e frode contabile. Hankook è riuscito a rimpiazzare Michelin come fornitore ufficiale di pneumatici per il campionato di Formula E a partire dalla stagione 2022-23.
Nella stagione 2025, per il campionato del mondo Rally, Hankook è diventato fornitore unico di tutte le categorie del mondiale, prendendo il posto della Pirelli. Inoltre, l’azienda ha sponsorizzato le competizioni della UEFA Europa League e della UEFA Europa Conference League, oltre a diverse squadre di calcio e rugby. Ora ha deciso di promuovere in Europa il suo nuovo marchio secondario Optimo. Si tratta di una mossa strategica che aumenterà la quota di mercato di Hankook nel Vecchio Continente e risponderà alle esigenze dei clienti con un portafoglio di brand diversificato.
La gamma di prodotti abbraccerà un segmento di mercato in espansione. Il nome Optimo nasce da uno degli pneumatici all-season più apprezzati della tradizione Hankook. La gamma semplificata coprirà tutte le stagioni di automobilisti molto esigenti. “Negli ultimi anni Hankook ha registrato una crescita enorme nel mercato europeo – ha assicurato Jongho Park, COO di Hankook Tire Europe – Con l’introduzione di Optimo, stiamo preparando il terreno per continuare a portare avanti questa storia di successo in futuro“.
L’obiettivo della Casa coreana è quello di stimolare la crescita del brand come alternativa valida in un panorama sempre più variegato di produttori. Optimo garantirà nuove opportunità in mercati e canali di distribuzione che, secondo gli esperti, presentano un potenziale ancora inespresso. Il brand sfornerà in Europa una serie di prodotti di qualità mirati a chi cerca pneumatici estivi, all season e invernali, con un focus alle performance e all’affidabilità . Hankook sosterrà Optimo con promozioni sia online che offline, volte ad aumentare la brand awareness.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 08:34:11 +0000Le vetture di lusso del passato possono essere battute a cifre astronomiche. Se a metterci lo zampino poi è David Brown, il noto proprietario del marchio Aston Martin, potete immaginare l’esclusività del veicolo che finirà nell’attesissima asta curata da RM Sotheby’s il prossimo 4 febbraio. David Brown era a capo di una azienda meccanica di famiglia quando posò gli occhi sull’Aston Martin. Produceva componenti per trasmissioni e trattori agricoli. Durante la Seconda Guerra Mondiale commercializzò 7.700 esemplari del modello VAK1 e divenne molto ricco.
David Brown era un appassionato di auto da corsa e trovò un annuncio sul “Times†in merito alla vendita di un’attività legata ai motori. Non c’era alcun riferimento al nome dell’azienda in vendita. Rispose all’annuncio e, con grande stupore, si ritrovò la possibilità di diventare proprietario dell’Aston Martin Motors. Con un assegno di 20.500 Sterline, a fronte di una richiesta di 30.000, Brown impostò l’attività sulla creazione di vetture sportive. Scoprì che anche che la Lagonda era in vendita, con il suo nuovo sei cilindri appena creato dai tecnici, e riuscì a trovare la soluzione a tutti i suoi problemi. La sigla DB accompagnerà il nome di alcune delle più spettacolari vetture della storia dell’Automotive inglese.
David Brown era un appassionato di caccia e proprio perché desiderava che il suo cane viaggiasse in pieno confort sulla sua DB5 deciso di modificarla, cooperando insieme al carrozziere Radford. Nacque così l’idea di alcune Shooting Brake e altri 6 modelli vennero costruiti su base DB6. La FLM Panelcraft di Broughton Street a Londra, famosa per le sue carrozzerie Rolls-Royce, progettò degli esemplari con una linea del tetto più alta, finestrini laterali apribili e portellone posteriore ripiegabile.
Innes Ireland, vincitore del Gran Premio degli Stati Uniti del 1961 al volante della Lotus, acquistò il primo dei tre esemplari prodotti. Soltanto una DB6 Shooting Brake della FLM Panelcraft fu completata in versione con guida a sinistra. La base era una berlina AM del 1965 commissionata per il Nord America da un uomo chiamato Farrish, del Texas, che l’aveva richiesta in blu. La vettura subì dei danni e il texano decise di non acquistarla più. L’evoluzione della storia poi è avvolta dal mistero.
Dopo una serie di passaggi di mano, la vettura venne comprata da un appassionato francese. E’ stata restaurata in Inghilterra dall’esperto del marchio Spray Tec di Wellingborough e messa in vendita sulla rivista Auto Passion nell’aprile 1990. Venne verniciata del classico verde racing britannico per risultare più attraente. Ha fatto capolino a Goodwood, al Parc de Bagatelle e a Schwetzingen, per poi essere comprata dall’hub The Curated Collection nel settembre 2006.
La DB6 Shooting Brake verrà battuta all’asta, corredata da una guida per gli utenti e dai premi vinti nei concorsi. Sebbene abbia avuto una storia piuttosto complessa, ricca di alti e bassi, la vettura inglese ha conservato, in perfetto ordine, il mitico motore a sei cilindri in linea da 4 litri. La linea da Station Wagon non attirerà come le supersportive di Gaydon, ma trasmette un senso di eleganza impareggiabile. Con un prezzo stimato attorno ai 550.000 – 700.000 Euro sarà il pezzo pregiato dell’asta parigina di RM Sotheby’s del prossimo 4 febbraio.
Data articolo: Sat, 25 Jan 2025 07:53:54 +0000