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Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
La storiella di Cappuccetto rosso sembra sia stata narrata per la prima volta
da Charles Perrault nel 1697 nella raccolta I racconti di mamma l'oca.
Ma probabilmente
la fiaba
o raccontino del Perrault è solo una versione direi dotta della storia.
Intorno all’anno 1000, Egberto di Liegi, letterato vissuto tra il 972
e il 1023, scrisse una raccolta di testi, proverbi e racconti
del tempo, Fecunda ratis. In quest'opera medievale scritta
in latino, si racconta la storia di una bambina dal mantello o dal cappuccio
rosso che vive in mezzo ai
lupi e viene
inghiottita da uno di questi. La bambina, però, viene salvata dai cuccioli
di una lupa che mettono al suo posto nella pancia del lupo, un sasso. Posteriormente
al Perrault sono state raccolte altre versioni della fiaba, con differenze
importanti e sostanziali. La più famosa di queste versioni è quella
pubblicata dai F.lli Grimm ai primi del XIX secolo nella raccolta Kinder-
und Hausmärchen.
Illustri commentatori si sono cimentati nell'interpretazione del racconto.
Fra questi Georges Dumézil, uno storico delle religioni, che intravede
nel lupo il demone indoeuropeo, ladro del vaso di burro e della ciambella,
cibo paragonabile all'ambrosia che conferisce l'immortalità: quindi
il lupo sarebbe vicino al greco-frigio
Tantalo che ruba il nettare e l'ambrosia dalla mensa di Zeus. Nel lupo
gli psicanalisti, invece, intravedono il maschio licantropo, astuto, volubile,
ingannatore, che costringe le ragazzine a spogliarsi e impone loro un passaggio
brutale all'età adulta. E. Fromm nella brevissima analisi del racconto
(Il Linguaggio dimenticato, Milano 1962, pp.228ss.) inserisce come chiave interpretativa
la
componente sessuale: "L'atto sessuale è descritto come un atto
di cannibalismo...la fiaba è la storia del trionfo delle donne che odiano
gli uomini e termina con la loro vittoria...tanto che il lupo viene messo alla
fine in ridicolo: la
sua azione, in base alla primitiva legge del taglione, è punita secondo
la sua colpa...(il lupo) viene ucciso dalle pietre, simbolo di sterilità,
venendo così beffato per aver usurpato la parte della donna gravida".
Ma probabilmente C. Perrault con questa fiaba manda una frecciata maligna a
persone del suo tempo, persone molto istruite che pretendevano, come vedremo
giù, di
essere
l'avanguardia culturale
francese. Per
la versione dei F.lli Grimm e per quella di Paul Delarue(Contes du Nivernais
et du Morvan, Parigi 1953), per la loro
complessità e
per
il
loro spessore diacronico e la sintesi di tipo magico (lupo cannibale, ma anche
lupo
che partorisce, le pietre nel ventre nella versione dei Grimm, fanciulla incosapevolmente
cannibale
nella versione francese di Delarue ), mi
ripropongo di trovare delle chiavi interpretative nell'ambito della storia
delle religioni e del folklore. Questo studio non si prende carico del fenomeno
in senso stretto della licantropia, tranne quando non vi sia una sua connessione
con i mezzi di produzione: in senso lato la licantropia potrebbe essere considerata
come un qualcosa che si sottrae ai modi di produzione sociali, cioè accettati
dalla società e dalle varie culture umane. Il licantropo o colui che da
altri
è chiamato licantropo,
se
non
agisce
per
estrema
necessità o per
osservare dei rituali accettati dal gruppo sociale in cui vive, si pone fuori
da ogni convivenza civile. Bisognerebbe
risalire
ai
riti
antichi
e
ai
miti loro connessi collegabili alla fiaba e possibilmente ai mezzi di produzione
sottesi: bisogna sondare innanzitutto da quale modo di produzione
possa
essere
germogliato
il racconto; da una economia fondata su un'agricoltura primitiva e sulla caccia(terreno
non più fertile abbandonato per diversi anni e ripreso dal bosco e quindi
dagli
animali cui si da la caccia),
o
forse dall'agricoltura più progredita(per la connessione alla leguminosa
del
lupino
o
dalla
connessione
del lupo con lo
spirito
del grano),
oppure dalla caccia al lupo del cacciatore quasi professionale del medioevo
e della louveterie ?
Il metodo è quello di Vladimir Propp proposto nelle Radici storiche
dei racconti di fate. Riti e miti antichi, non più seguiti per
le trasformazioni della società, non furono più compresi e furono
modificati nella trasmissione orale. E probabilmente si svilupparono o in nuovi
racconti edificanti in seno
alle nuove culture che accolsero questi relitti culturali, oppure in racconti
ironici, o in racconti enigmatici, cioè in proposizioni articolate di
indovinelli.
Nel prosieguo, per inquadrare storicamente il racconto di C. Perrault, verrà
introdotta una breve storiografia sul rapporto dell'uomo con il lupo a partire
dagli antichi greci fino al medioevo. In effetti nell'antichità greco-romana
il lupo, a parte la sua associazione a divinità di tipo celeste come
Zeus e Apollo e al suo collegamento con l'origine di Roma( in quanto fu una
lupa
ad allevare
i gemelli Romolo e
Remo), non è frequente nella mitologia. Anche perché l'animale
da cacciare per i nobili, come prova di efficienza fisico-militare e anche
come pronostico favorevole o meno, era il cinghiale. Il
cinghiale predato era pure offerto in sacrificio a divinità come Dioniso
e quindi mangiato e gradito nelle mense, mentre il lupo non ha mai attratto
i
cacciatori
e per via delle sue carni nasuabonde e per via della pelliccia
piuttosto ruvida. Ci sono pure delle ipotesi circa l'aumento di lupi in Europa:
i lupi sarebbero diventati molto più numerosi col decadere della civiltà,
il crollo demografico connesso e l'ingresso
di popolazioni
barbariche
intorno alla fine dell'Impero
romano(Gherardo
Ortalli,
Robert Delort).
Sopra Il video di una conferenza tenuta da Gherardo Ortalli che insegna Storia
medioevale nell'Università Ca' Foscari
di Venezia, autore di un libro incentratto sul rapporto tra uomo e lupo, Lupi
genti culture, Einaudi, Torino, 1997. Nel video G.Ortalli cerca
di spiegare il cambiamento avvenuto nel rapporto uomo - lupo nel passaggio tra
la
cultura greco-romana pagana e la cultura medievale cristiana. C'è da aggiungere
che il
concetto di male è profondamente diverso nelle due culture in quanto il
male
per la dottina cristiana è opera primaria del demonio, mentre nella cultura
greco-romana
pagana
il male è anche una punizione lanciata dagli dei o è qualcosa di
ineluttabile
dietro cui c'è sempre un disegno divino. Poi questi confini tra paganesimo
e cristianesimo sono abbastanza labili e molto spesso religiosi cristiani vedono
il male sulla terra come conseguenza di peccati o allontonamenti dalla via del
Vangelo. Ultimo esempio di questa labilità è la considerazione
espressa da un sacerdote cristiano circa i terremoti che hanno colpito il centro
d'Italia tra
fine agosto e fine ottobre 2016.
continua....
Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
2 - Il lupo nella cultura dei greci
3 - Alla ricerca della pietra simbolo della sterilità
4 - Le pietre nel ventre dell'iniziando sciamano
5 - Divoramento e travestitismo nelle iniziazioni tribali
6 - Culto delle pietre presso i Lapponi
7 - Il lupo nelle culture che praticavano un'agricoltura primordiale
9 - La struttura dei Lupercalia
10 - Il lupo e i sette capretti
11 - Lo spirito del grano nell'ultimo covone denominato il Vecchio, la Vecchia e anche il Lupo
12 - I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica
17 - Il comportamento del lupo come indice di civiltà
19 - Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles e le preziose
20 - Le versioni più studiate della fiaba di Cappuccetto rosso
Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso
3
- Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva 5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata 7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata 9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso 10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico 13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea