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Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
Per solito la cultura popolare, i racconti popolari, il folklore sono la voce
delle classi disagiate, degli schiavi, dei servi della gleba, del popolo delle
campagne, del popolino dei quartieri bassi delle città. Lo sciamano
probabilmente
è una figura sacerdotale di un tipo di società senza
classi o
altrimenti di
società organizzate in clan o in sette più o meno segrete che
si contendono il potere. Da moltissimo tempo nelle società indoeuropee
sono state al potere le classi dei guerrieri o dei nobili(tali perché si
distinguevano dalla plebaglia, perché le origini delle loro famiglie
erano chiare e ben delianeate). Accanto ai guerrieri stanno le caste sacerdotali.
E poi vengono tutti gli altri. Guerrieri
e sacerdoti quasi sempre in tutte le culture vanno d'accordo: e si aiutano
vicendevolmente per fondare, ordinare le società. In linea di massima
il racconto popolare, elaborazione narrativa delle classi non al potere, è critico
nei confronti di guerrieri e soprattutto dei sacerdoti che giurano sulla benevolenza
dei loro dei nei confronti di coloro che credono e fanno loro sacrifici. Ma
i miserabili di certo non potevano permettersi di fare dei sacrifici pari a
quelli dei ricchi, dei capi, dei più abbienti.
Il racconto di Cappuccetto rosso del Perrault sembra che sia una constatazione
dell'orrore che vige nel mondo, a causa di coloro che si travestono, mettono
una maschera per raggiungere i loro scopi abietti; e non mi pare che lo scrittore
francese alluda ai lupi mannari o a persone che imitano i lupi nelle notti
di luna piena o nelle notti completamente oscure. Le freccie di Perrault sono
rivolte per certo alla classe elevata, alla classe colta, non certo contro
i lupi o
i lupi
mannari.
Colui
che scrive
ha in mente cosa volesse dire il Perrault nella chiusa finale, ma
questo
verrà detto alla fine, nella conclusione dello studio.
Se la versione del Perrault è probabilmente contro la classe colta, la classe
delle persone istruite, invece la versione dei F.lli Grimm sembra che attacchi
una antichissima classe di sacerdoti, quella degli sciamani. Le pietre nello
stomaco del lupo, la stessa figura del lupo in cui si trasforma spesso lo sciamano,
il travestimento in una parte femminile, inducono a ritenere che dietro il
lupo ci sia uno sciamano, un organizzatore di riti iniziatici. Ma nello stesso
momento in cui il lupo-sciamano perde di credibilità e quindi viene ucciso
dalle pietre che rimandano alle sue viscere di tipo iniziatico, la sua opera
(divoramento della nonna prima e della nipote dopo) assume un aspetto di tipo
conservativo. Infatti dal suo ventre la nonna e la nipote escono sane e salve,
mentre prima la nonna era malata. L'ostetrico del lupo è stato un cacciatore,
oppure un taglialegna(nella versione definitiva del 1857 dei F.lli Grimm),
due figure connesse ad attività tipiche del bosco. Cosa è successo? Per via
di quale prospettiva nella figura del lupo e nella sua opera, pur sempre negativa,
viene colta una opportunità benigna?
Probabilmente il lupo cacciatore, come il cacciarore che gli apre la pancia,
è visto in una prospettiva agraria(il periodo di abbandono della terra
corrisponde al periodo in cui il terreno abbandonato viene riservato alla caccia
e quindi anche al lupo), mentre la nonna è la
terra non più fertile,
abbandonata dopo il bosco. Solo quando la nonna si riunirà alla giovane
nipote o rivrivà in essa, alla terra vergine, allora potrà ritornare
a vivere e a essere fertile. Il compito è demandato al lupo, come animale
più rappresentativo
del bosco e delle terre abbandonate. Il lupo prima deve appropriarsi della
vecchia e poi della
giovane, da questo coacervo le due donne vengono estratte sane e salve. Seguendo
questa ipotesi agraria è congruo che la parte dell'ostetrico sia data
al taglialegna. Infatti il taglialegna può essere benissimo il disboscatore
di un terreno abbandonato da lungo tempo. Grazie al suo apporto, il lupo, che
comunque aveva fatto la sua parte(ritorno al caos della natura), viene cacciato
e il terreno reso adatto alla coltivazione.
Potrebbe essere questa la nuova prospettiva intravista dai F.lli Grimm. E a
dar manforte a questa prospettiva ci sono i resoconti di Giulio Cesare e di
Tacito circa gli usi agricoli dei Germani, resoconti accennati sopra. Secondi
studi recenti "le popolazioni germaniche erano solo in parte sedentarie. Il
loro livello di cultura materiale non era tale da consentire un
radicamento perenne in uno stesso territorio.
Essi non conoscevano le regolari rotazioni agricole, nè la rotazione
biennale di tradizione mediterranea; e fra l'altro usavano un
primitivo aratro a chiodo di legno che non consentiva di rivoltare
il terreno
in profondità. La modestia tecnologica dell'antica agricoltura
germanica li costringeva a sfruttare i propri campi fino all'esaurimento. Una
volta esauriti i campi, i Germani erano obbligati a spostarsi in quelle
parti del territorio della tribù ove
vi fossero terre ancora vergini o che comunque avessero riposato abbastanza
a lungo. Lì giunti, essi aprivano con il fuoco, è il
sistema del debbio, e/o con i taglialegna, nuovi campi semi-permanenti nella
foresta (disboscamento maggiore) o negli incolti(disboscamento minore) e li
coltivavano, ancora una volta fino a esaurirli." (S.
Gasparri, Prima delle nazioni. Popoli, etnie e regni fra Antichità e
Medioevo, Carocci, Roma 1998, pagg. 64-5).
Ma qualcosa
non quadra. Nella fiaba di Cappuccetto rosso non c'è alcuna concezione
temporale, come invece risulta nella fiaba de Il lupo e i sette caprettini:
i tre tentativi del lupo, le sei caprette divorate, l'ultimo capretto che si
salva nascondendosi
nella cassa dell'orologio a pendolo. La spiegazione potrebbe stare nel considerare
il racconto di Cappuccetto rosso dei F.lli Grimm come attinente, come fortemente
legato a un mito-rito che tende a escludere il tempo e a essere rielaborato
nel non-tempo o fuori del tempo. Seguendo questo schema la fiaba si carica
di mistero e diventa enigmatica, Cappuccetto rosso diventa l'emblema di un
divenire che avanza e la nonna l'emblema di un divenire che indietreggia, vita
e morte si incontrano nella natura cannibale del lupo, nel caos cannibalico
dell'orco o del drago, nella natura tremenda della cattiva stagione in cui
neve e ghiaccio non consentono la raccolta e/o la coltivazione delle piante
commestibili. Ma perché dare valore a una fase negativa? Perché le
culture umane hanno costruito questi ponti tra una natura tremenda e una cultura
benefica?
Perché le disgrazie non previste sono all'ordine quasi del giorno, perché non
tutto procede come si vorrebbe che procedesse, perché anche oggi la
scienza non riesce a spiegare tutto. Ma il proverbio dice: "Buon tempo
e cattivo tempo non durano tutto un tempo", cioè verrà sempre
il momento in cui le cose cambieranno
in
meglio, almeno questo si spera. Anche per queste considerazioni Paul Saintyves
vede nel cappuccio rosso dell'eroina i
copricapi di fiori delle "regine di maggio" ovvero delle fanciulle
che partecipavano alle feste campagnole di maggio. E maggio è il mese
che sancisce il distacco dalla cattiva stagione invernale e nel contempo sancisce
la primavera, coi suoi
colori vivaci, e pronostica la stagione estiva da venire. Probabilmente nelle
religioni degli antichi abitanti della Francia, ovvero i Galli, l'ambiguità,
l'ambivalenza della realtà
in cui vive l'uomo veniva rappresentato da un dio tricefalo; probabilmente
un dio che vedeva prima, durante e dopo, ovvero un dio che poteva fare accettare
agli umani anche le sventure come disegni imperscrutabili. Ed è proprio
il principio della imperscrutabilità dei disegni divini che ancora tiene
ben saldo il legame dei mortali con gli dei.
Continua
Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
2 - Il lupo nella cultura dei greci
3 - Alla ricerca della pietra simbolo della sterilità
4 - Le pietre nel ventre dell'iniziando sciamano
5 - Divoramento e travestitismo nelle iniziazioni tribali
6 - Culto delle pietre presso i Lapponi
7 - Il lupo nelle culture che praticavano un'agricoltura primordiale
9 - La struttura dei Lupercalia
10 - Il lupo e i sette capretti
11 - Lo spirito del grano nell'ultimo covone denominato il Vecchio, la Vecchia e anche il Lupo
12 - I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica
17 - Il comportamento del lupo come indice di civiltà
19 - Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles e le preziose
20 - Le versioni più studiate della fiaba di Cappuccetto rosso
Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso
3
- Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva 5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata 7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata 9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso 10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico 13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea