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Recensione: Il volume è una raccolta di saggi critici scritti dopo aver dato alle stampe il suo Anatomy of Criticism(1957), e che probabilmente si pongono, nell'intenzione dell'autore, come un concreto complemento di quella summa teorica. Tra questi scritti non mancano riflessioni metodologiche che riprendono e ampliano nuclei di pensiero già svolti in Anatomy: la letteratura come mitologia traslata; le rivoluzioni letterarie e il codificarsi di nuove convenzioni; la storia della cultura come storia dell'imagery (un'ossatura di immagini simbolo che si perpetuano nei secoli). Ma il libro è una prova delle straordinarie qualità del Frye come lettore di testi, da lui scelti nel filone romantico, rivoluzionario e protestante della letteratura inglese: da Blake a Byron, dalla Dickinson a Joyce ed a Yeats. Punto di connessione delle due parti, ovvero quella di riflessione teorica e quella d'analisi testuale, e cardine del discorso di Frye è la sua concezione del romanticimo. Per lui un'epoca di profondo, radicale rivolgimento in cui le forme della civiltà umana giungono ad essere considerate prodotto dell'uomo, anziché prodotto della divinità .
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