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Descrizione: «Come ci è venuto in mente di allestire uno spettacolo legato al tema della strage di Stato? Anche in questo caso siamo stati spinti da una situazione di necessità . Durante la primavera del '70 gran parte del pubblico che assisteva ai nostri spettacoli [...] ci sollecitava a scrivere un intero testo sulla strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano e sull'assassinio di Pinelli, che ne discutesse le cause e le conseguenze politiche. [...] Passato lo shock iniziale, la stampa taceva [...] Si aspettava che "luce venisse fatta". Aspettare, purché non si facesse caciara...
Ma qual è la vera ragione del grande successo di questo spettacolo? Non tanto lo sghignazzo che provocano le ipocrisie, le menzogne organizzate - a dir poco - in modo becero e grossolano dagli organi costituiti e dalle autorità ad essi preposte [...], quanto soprattutto il discorso sulla socialdemocrazia e le sue lacrime da coccodrillo, l'indignazione che si placa attraverso il ruttino dello scandalo, lo scandalo come catarsi liberatoria del sistema. Il rutto liberatorio che esplode spandendosi nell'aria quando si viene a scoprire che massacri, truffe, assassinî sono organizzati e messi in atto proprio dallo Stato e dagli organi che ci dovrebbero proteggere».
Dall'ultima di copertina: Nel 1921 un emigrante italiano, anarchico, volò da una finestra del palazzo della polizia di New York. Dopo perizie e controperizie, inchieste e controinchieste, sostenute da un vasto movimento di opinione pubblica, emerse che l'anarchico non si era suicidato, ma era stato assassinato dai poliziotti nel corso degli interrogatori. E' questo l'episodio da cui prende avvio il testo teatrale che qui presentiamo. Il richiamo alla fine di Pinelli e alle varie fasi della strage di Stato era chiaro: a metà fra la cronaca e la discussione politica, lo spettacolo, replicato centinaia di volte, a partire dal dicembre 1970, venne presto ad assumere un importante ruolo di controinformazione, pur senza perdere nulla della sua vivacità scenica.
Dario Fo e il Collettivo Teatrale La Comune hanno infatti scelto la chiave del paradossale e del grottesco, puntando sulle contraddizioni degli atti istruttori e delle dichiarazioni ufficiali. I congegni della farsa sono stati così messi a servizio di una coraggiosa lotta politica che ha colpito nel segno: non per nulla questo testo ha segnato l'inizio di una repressione del lavoro di Fo e del gruppo, che è tuttora in atto(si riferisce agli anni 70, ndr).
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