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di Salvatore La Grassa
TAG: Giuseppe Pitré, Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, Francesca Leto, Salvatore Salamone Marino, Patri-drau, Matri-drau, convito cannibalesco, il briccone, il maestro ladro, il tredicesimo mese, il briccone, il fanciullo e l'orco, il nano e l'orco, tempo di congiunzione tra un grande anno lunisolare e il successivo, periodo liminare, classi umili prendono in giro i maggiorenti, orco nel bosco con moglie, orco nel bosco con moglie e figli(in alcune varianti), il furto ai danni dell'orco come prova di valore, imprese assegnate su richiesta dei rivali gelosi o dei fratelli invidiosi, Capodanno, fine e inizio d'anno, uso e consumo di dolcetti tipici di fine autunno e inizio inverno, moglie dell'orco finisce nel forno e la sua carne in tavola, l'orco corre per invitare i parenti e gli amici al convito cannibalesco, Erisittone sradicatore di alberi sacri, Nodey nipote del pope, nei giorni festivi lo spettacolo dei condannati a morte
Un padre di nome Tredesìn certo non si presta per essere additato come
l’eroe che superando delle prove ottiene la mano della principessa o della
figlia del re. Il nome del protagonista ricorda la data del 13 marzo, famosa
a Milano perché si credeva che in questa data iniziasse la primavera.
C’era una leggenda su San Barnaba che raccontava di una sua venuta a Milano
il 13 marzo del 52 d.C. insieme a San Paolo. Al suo passaggio, appena fuori le
mura di Milano, la neve si scioglieva e miracolosamente cominciavano a sbocciare
i fiori. Quindi è possibile associare il nome di Tredesìn a un
fatto molto positivo, foriero di benessere. Ma è possibile pure che questa
data del 13 marzo in tempi antecedenti cadesse in un periodo di transizione o
una sorta di tredicesimo mese. Si è visto sopra che nel calendario romano
di Romolo i due mesi antecedenti a quello di marzo non avevano manco il nome
e che il mese di marzo iniziava attorno all’odierno 15 marzo o meglio nella
sera della luna piena del mese.
Sia nel racconto milanese, sia in quello francese del Perrault c’è un
particolare che ci indica il periodo temporale in cui avviene l’incontro
con l’orco. I berretti, le cuffie o le corone che portano durante la notte
i figli o le figlie dell’orco, i figli di Tredesìn, Puccettino e
i suoi fratelli, ci dicono che la vicenda si svolge in inverno o autunno inoltrato,
perché in questo periodo di basse temperature è consigliabile mettersi
un copricapo la notte. Si è notato già che nella fiaba siciliana
i tempi dell’incontro di Tredicinu con l’orco avvengono tra la fine
dell’autunno e un mese dopo dalle mangiate di uva passa e fichi secchi.
Sia nel racconto El Tredesìn, sia nel cunto Corvetto del Basile c’è l’episodio
del taglio dei ceppi di legno, episodio che si risolve nei due racconti in maniera
nettamente diversa. Corvetto si meraviglia con l’orchessa, che ha partorito
il giorno prima, avendola trovata molto indaffarata nel preparare il convito
per la festa. L’orchessa risponde che non c’era nessuno che l’aiutasse
e che se voleva aiutarla poteva spaccare qualche ceppo con 4 colpi d’ascia.
Corvetto risponde che l’avrebbe aiutato anche con 5 colpi d’ascia
e subito dopo le assestava sulla nuca un colpo d’ascia che la stendeva
a terra. Nel racconto milanese l’orco acciuffa Tredesìn quando costui
ritorna per rubargli il pappagallo, come ordinatogli dal re. Tredesìn è legato
dall’orco e non può scappare. Poi l’orco diceva alla moglie
di spaccare il ceppo con l’ascia, nel mentre egli stesso sarebbe andato
a prendere l’acqua ragia che serviva per metterla addosso a Tredesìn
e bruciarlo. Ma la moglie dell’orco non ha forza sufficiente per spaccare
il ceppo e allora Tredesìn si offre di farlo al suo posto. Tredesìn
rassicurava la moglie dell’orco dicendole che dopo l’operazione lei
l’avrebbe rilegato. La moglie dell’orco segue il consiglio di Tredesìn
e questi va ad afferrare il pappagallo e scappa.
L’uso o meglio il tentativo di usare la scure per tagliare dei ceppi di
legno, presente sia nel cunto del Basile, sia nella novella milanese ci suggerisce
che l’orco e la consorte siano anche dei taglialegna. Sono pure taglialegna
i genitori di Puccettino della fiaba del Perrault. Questa coppia di taglialegna
ingurgita cibo più del dovuto e per due volte abbandona i sette figli
nel bosco, pur pensando che possano finire divorati dai lupi. L’associazione
tra ingordigia e tagliaboschi fa venire in mente un personaggio della mitologia
greca, Erisittone, che non esitò a tagliare un pioppo sacro alla dea Demetra,
secondo il poeta greco Callimaco(Inno a Demetra VI inno), mentre per Ovidio,
poeta latino succedaneo di Callimaco, l’albero tagliato era una querce
sacra a Cerere (Metamorfosi, VIII, vv.738-878), per costruire una casa in cui
fare bisboccia con gli amici. La dea punì in maniera tremenda Erisittone:
per la sua empietà lo condannò ad una fame inesauribile, molto
simile all’ingordigia degli orchi delle nostre fiabe. Nell’opera
di Ovidio Erisittone si ridusse a mangiare parti del suo corpo. Fra l’altro
Erisittone nella sua voglia di banchetti e divertimenti è simile agli
orchi che invitano amici e parenti al convito cannibalesco. C’è stato
un studio che collega Erisittone ai Giganti ribelli: A. H. F. Griffin, in Erysichthon.
Ovid's Giant?, ipotizza che Ovidio abbia attinto dalla tradizione che faceva
di Erisittone un Gigante; di qui, secondo Griffin, l'efferatezza del personaggio
deriverebbe dall' avversione nei confronti della dea sorella di Zeus-Giove (in
Erisittone prima e dopo Ovidio, « Prometheus» 13, 1987, 133-159,
di Rita Perini). Se si considera che queste fiabe sull’orco e un fanciullo,
sono molto simili a quelle che vedono protagonisti un gigante e un nano si può dire
che tra mitologia antica e fiabe ci sono dei legami non trascurabili. Mi viene
in mente la fiaba russa Nodey il nipote del pope, facente parte della raccolta
di Antiche fiabe russe di Aleksandr Afanasjev. Probabilmente ai tempi dell’ideazione
del mito di Erisittone la superficie dei boschi in Grecia non era molto estesa
e quindi i pochi boschi erano sacri. E per questo, forse, che la mitologia greca
non ha un eroe sradicatore di boschi, a meno che non sia lo stesso Erisittone.
Invece questo eroe nelle fiabe russe c’è ed è Nodey, un gigante
nato in maniera miracolosa alla figlia di un pope. Nodey crebbe in fretta e divenne
in pochi anni un gigante capace di sradicare un bosco intero rendendo il suolo
idoneo alla semina. Ma poiché tendeva sempre all’esagerazione, fece
dei danni alla comunità, e il pope e sua figlia, ovvero la madre, lo invitarono
ad andare via da casa. Quindi, anche nella vastissima Russia, il gigante sradicatore di boschi assume una parte in contrasto con le consuetudini culturali.
Le osservazioni, riguardanti il periodo stagionale in cui si svolgono le fiabe
sopra riportate, possono fare presupporre che l’orco prepari il convito
cannibalesco tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera,
ovvero in un periodo di transizione.