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Dall'introduzione:
Spesso l’erotismo ci induce in errore, dal momento che esso si manifesta quale costante ricerca, rivolta al mondo esterno, d’un oggetto del desiderio. E tuttavia tale oggetto ha colore d’interiorità , poiché la sua scelta dipende sempre dalle preferenze personali del soggetto: la bellezza non è che un attributo individuale o collettivo, non certo un assoluto, una qualità obiettiva; la scelta umana differisce pertanto da quella animale, in quanto pone in discussione la vita interiore. La sessualità animale introduce anch’essa, è vera, una rottura, uno squilibrio, ma all’insaputa dell’animale, mentre nell’uomo l’erotismo mette in forse l’essere stesso, propone dei problemi al livello della coscienza. L’attività sessuale dell’uomo è erotica solo nella misura in cui non sia rudimentale, non sia meramente animale.
Ciò che fin dai primordi distinse l’uomo dall’animale, fu il lavoro, parallelamente allo sviluppo del quale procedette l’imposizione di interdizioni; ed è quasi certo che queste hanno avuto, come primo ed essenziale oggetto, i morti; è però probabile che l’attività sessuale fosse sottomessa ai tabù quasi nello stesso tempo.
Si sa che i Neanderthaliani seppellivano i morti; nessuna traccia resta invece dei primitivi interdetti sessuali, ammeno di non volerla scorgere in certe raffigurazioni di donne paleolitiche (la Venere di Willendorf, la scena erotica scolpita sull’osso trovato nella grotta di Isturitz nella Francia meridionale), dove l’evidente esagerazione degli organi sessuali permetterebbe di inferire un loro carattere sacro. Comunque, se fu il lavoro a scatenare la reazione che condiziona l’atteggiamento umano nei confronti della morte, è legittimo pensare che l’interdetto regolante e limitante l’attività sessuale ne fosse il contraltare; l’insieme degli atteggiamenti umani fondamentali – lavoro, coscienza della morte, continenza sessuale – rimonterebbe quindi, per ciò che riguarda la sua origine, alla stessa era. Le prime evidenze del lavoro umano risalgono al paleolitico inferiore, e il primo interesse per i morti al paleolitico medio, cioé alle epoche – centinaia di migliaia d’anni – in cui l’uomo sortì dal suo primitivo stato d’animalità : lavorando, rendendosi conto di essere mortale, passando dalla sessualità senza vergogne alla sessualità velata di pudori – all’erotismo. L’uomo del paleolitico superiore, il nostro simile, l’uomo delle caverne dipinte, è condizionato da tali mutamenti, riducibili tutti sotto il comune denominatore della religione. L’erotismo, in altre parole, non è affatto esteriore al dominio della sacralità , e la condanna fattane da alcune religioni, quella cristiana in particolare, non riesce ad astrarre da tale identificazione.
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