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Sulla figura di Paolo Sarpi: Paolo Sarpi (Venezia, 14 agosto 1552 – Venezia, 15 gennaio 1623) è stato un religioso, teologo, storico e scienziato italiano dell'Ordine dei Servi di Maria, vissuto nella Repubblica di Venezia. Teologo, astronomo, matematico, fisico, anatomista, letterato e polemista, fu tanto versato in molteplici campi dello scibile umano da essere definito da Girolamo Fabrici d'Acquapendente Oracolo del secolo. Autore della celebre Istoria del Concilio tridentino, subito messa all'Indice, fu fermo oppositore del centralismo monarchico della Chiesa cattolica, difendendo le prerogative della Repubblica veneziana, colpita dall'interdetto comminato da Paolo V. Rifiutò di presentarsi di fronte all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e subì un grave attentato che si sospettò essere stato organizzato dalla Curia romana, "agnosco stilum Curiae romanae", che negò tuttavia ogni responsabilità .
Nel giugno del 1585 si tenne a Bologna il nuovo Capitolo dell'Ordine servita e Sarpi viene eletto procuratore generale, la suprema dignità di quell'ordine dopo il generale. Dovette pertanto trasferirsi a Roma perché questo incarico comportava la sua partecipazione nelle liti e controversie di natura religiosa. Quindi conobbe il mondo romano e la delusione fu fortissima. Quando rientrò a Venezia si dedicò alla meditazione filosofica, testimoniata dai Pensieri. Si occupò di scienze, dialogando con competenza con Galilei; attento alla nuova cultura francese, seguì nel diritto la lezione di Cujas, e in filosofia quella di Montaigne e Charron. Fu affascinato dal tema dei meccanismi della mente e dell'opinione e si interrogò su cosa fosse la coscienza dopo la demolizione che ne aveva fatto Montaigne.
Al doge Leonardo DonĂ il Sarpi, sicuro di trovare in lui incondizionato ascolto, aveva inviato una importante scrittura da leggere in Senato, in cui ribadiva le tesi dottrinarie veneziane sostenute durante la contesa con la Chiesa di Roma, e chiamava tutto il patriziato a sottoscriverle. Questa la sintesi:
Dio ha instituito dui governi nel mondo, uno spirituale l'altro temporale, ciascuno di essi supremo e independente l'uno dall'altro. Questi sono l'uno il ministerio ecclesiastico e l'altro il regimento politico, e del spirituale ha dato la cura alli prelati, del temporale alli prìncipi; sì che fu benissimo detto dalli antichi che li ecclesiastici sono vicari di Cristo nelle cose spirituali, e li prìncipi vicari di Dio nelle cose temporali; per il che, dove si tratta della salute delle anime, tutti, anco li prìncipi, sono soggietti alli ecclesiastici, ma dove si tratta della tranquillità publica e della vita civile, tutti, anco li ecclesiastici, sono soggietti al principe; e concludeva: Questo vuol dire esser due potestà supreme, independenti, non subordinate, che una non può impedirsi nelli negozi dell'altra, né commandarli in quello che Dio ha raccomandato alla cura di essa.
Dottrina troppo avanzata per la Serenissima, e persino ereticale per il papa. Di fatto inaccettabile questa totale separazione così netta tra temporale e spirituale anche per gli Stati cosiddetti "assoluti", fino a quando almeno continueranno a ritenere indispensabile al potere una base confessionale.
Prima ancora di entrare nella contesa dell'Interdetto, il Sarpi "privato" aveva annotato in un suo pensiero:
Il politico in formar la città si vuol servire di tutta la materia che truova, uomini, denari, armi, spassi, medicine ecc., e se alcuno di tali strumenti manca, egli ne fa senza. Perché anco trova la Torà [la religione], se ne serve, ma farebbe senza di lei, se no la trovasse.
Considerazione che fa dire a un autorevole storico inglese, Richard Tuck, che «Sarpi può essere considerato il primo pensatore sistematico ad aver negato efficacia sociale alla religione: persino Hobbes non volle spingersi a tanto». Enorme affermazione, dunque, quella sarpiana, in un mondo dove la religione era considerata il fondamento dello Stato, e non per nulla l'Europa intera da molti decenni era vittima di guerre di religione e già si annunciava prossima la più tragica di tutte, la Guerra dei Trent'anni. Intuizione geniale che anticipa di oltre un secolo il pensiero europeo, ma per ora tenuta dal Sarpi prudentemente tra le sue carte private. Infatti le sue opere furono stampate postume.
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