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di Salvatore La Grassa
TAG: Giuseppe Pitré, Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, Francesca Leto, Salvatore Salamone Marino, Matri-drau, brutta fine di un ciabattino ozioso, signora in cerca di una serva, il ciabattino diventa servo, Matri-drau come ermafrodito, ermafroditi considerati mostri, condanna a morte ermafroditi, scelta sessuale irreversibile dell'ermafrodito, ginandro, androgino
TAG: Italo Calvino, Fiabe italiane, simbolismo della libido, tappina sfondata, matri-drau come ermafrodito, cannibale ingrassatrice, letto e atto cannibalico, le ruelles, le Preziose, la potenza della coda, coda come attributo sessuale, anelli d'oro dei fidanzati, matri-drau demoniaca,
Italo Calvino riprende questa fiaba di Francesca Leto in Fiabe
italiane(168). Nelle note fa un commento sulle considerazioni che ne fece lo
stesso Salomone-Marino. L’interpretazione moralistico – allegorica
dello studioso siciliano e il suo accenno a un simbolismo della libido di tipo
freudiano, ovvero la tappina sfondata della signora, non lo trova concorde.
Per il Calvino si tratta di una commedia di costume, nata dall’ esperienza
delle ragazze mandate a servizio nelle case signorili, in cui vecchie signore
ricche, ma malate e dall’aspetto cadente, usano smancerie, facendole
magari pesare, verso i loro servitori.
Sempre il Calvino osserva che la signora malata a letto ricorda il lupo, travestito
da vecchia nonna, di Cappuccetto rosso.
Probabilmente è vero che ci sia una qualche connessione con la fiaba
di Cappuccetto rosso del Perrault o di altre sue versioni popolari, ma preferisco
soffermarvi, per fare un confronto, sulla significazione del letto sia in Cappuccetto
rosso dello scrittore francese, sia in questa fiaba siciliana.
Sia nel racconto del Perrault, sia nel racconto siciliano il letto ha una parte
importantissima. Nel letto avviene la scena madre dell’atto cannibalico.
In uno studio personale su Cappuccetto
rosso del Perrault metto in evidenza
come il Perrault nelle strofe finali che indicano la morale della fiaba scrive
che ci sono certi lupi apparentemente teneri e dolci che inseguono le giovani
donne fin nelle case dans
le ruelles.
I versi del Perrault si riferiscono molto probabilmente a quelle riunioni conviviali
che organizzavano le Preziose nelle loro camere da letto (questo era il salotto)
ed esattamente dans le ruelles, cioè nello spazio fra il letto e la
parete, per discutere di letteratura e dei costumi. Praticamente la fiaba del
Perrault è un racconto metaforico per combattere la prostituzione giovanile
dilagante nella Parigi del XVII secolo.
Il racconto siciliano non sembra avere lo stesso intendimento, anche se il
letto nel racconto siciliano è accostato alla malattia e alla mostruosità perché vi
giace matri-drau, ed inoltre perché è palese che vi trova la
morte Mastru Franciscu.
La matri-drau spunta quando il ciabattino ambulante pronuncia una bestemmia.
La narratrice, però, si astiene, dal precisare la posizione della signora.
Se stava sempre a letto, si può presumere che dal letto potesse vedere
parte della strada: quindi non attraverso una finestra aveva visto e sentito
il ciabattino, ma attraverso un balcone a finestra. La matri-drau è forse
demoniaca, ricca come tutti i re e le regine del mondo sotterraneo e degli inferi.
Ma pur essendo ricca la matri-drau non riesce a tenere con se una serva? La matri-drau
abita in un paese in cui tutte le famiglie sono rispettabili? Cioè in
un posto dove non c’è una pecora nera? O forse in in paese in cui
conta la facciata, quel che si mostra all’esterno? Questi sono interrogativi
che colui che scrive si pone per cercare di gettare qualche luce sulla parte
oscura del racconto, ovvero sulla figura della matri-drau.
La narratrice fa dire alla matri-drau che è molto malata e che non si
può muovere dal letto, però riesce ad afferrare con forza Mastro
Franciscu e a divorarlo meglio di un serpente con la sua preda. Questo perché c’è la
credenza che chi ha una coda, mi riferisco a una escrescenza di cui sono portatori
alcune persone fin dalla nascita, abbia pure una forza animalesca?
L’atto del divoramento nella fiaba siciliana è una metafora di qualcos’altro?
Ritengo di si. Il Salomone-Marino dice e non dice, ma forse sbaglia quando dice
che la matri-drau è una vecchia. Francesca Leto riferisce che è malata,
ma non vecchia.
E molto probabilmente questa matri-drau non è una megera che porta giovani
donzelle alla prostituzione, per lo meno non intenzionalmente. E poi chi sarebbe
il fruitore finale, sessualmente parlando, di queste giovani donne traviate dalla
matri-drau? Forse il patri-drau che nemmeno compare nel racconto? Il patri-drau
che rappresenta tutti coloro che frequentano case di tolleranza? Mi sembra improbabile
che un personaggio, che nemmeno compare nella scena e di cui non si conosce il
vero carattere, possa assurgere a rappresentare una categoria di persone. Non
ritengo che Francesca Leto o il narratore o la narratrice che le avevano trasmesso
il racconto avesse in mente questa significazione sociologica del patri-drau,
padre per modo di dire: infatti è palesemente senza figli, come mancano
i figli, eventualmente soccorrevoli, alla matri-drau malata. E forse nel tentativo
di comprendere il motivo per cui tale coppia di draghi o mostri non abbia figli,
si può trovare la chiave giusta per bene intendere il senso del racconto.
Il Calvino nel suo rifacimento della fiaba presenta la matri-drau come una cannibale
ingrassatrice di vittime da sacrificare e di cui poi mangiare le carni. Così facevano
certe tribù di interesse etnologico nei confronti di prigionieri di guerra.
Ma l’ingrassamento, ovvero l’abbellimento, può essere inteso
anche culturalmente, ovvero come fase propedeutica all’iniziazione tribale.
Iniziazione che in moltissime culture di interesse etnologico è considerata
come una profonda trasformazione dell’iniziando, rappresentata idealmente
a volte dal divoramento del suo corpo da parte dell’essere iniziatore,
o nume tutelare della tribù in forma di serpente.
Il serpente iniziatore non distruggeva completamente il corpo dell’iniziando;
ne rilasciava le ossa che si ricomponevano magicamente e che magicamente si rivestivano
di carne e di tutti gli organi.
Probabilmente per intendere bene il racconto di Francesca Leto ci si deve immergere
nella mentalità dei paesani che abitano una piccola contrada lontana dai
centri politico-culturali. E i centri sono Palermo per la politica e Monreale
per la cultura religiosa, dato che Monreale è ed è stata la sede
di una grandissima diocesi che comprende pure Borgetto. La coppia di draghi non
abita nel paese del ciabattino; infatti nei resoconti degli etnologhi i cannibali
non stanno nella tribù visitata, ma nelle tribù vicine, in altri
paesi. Dice l’etnologo: “però se vai in quelle tribù o
quei paesi in cui si dice che abitino cannibali ti diranno che non esiste da
loro il cannibalismo, mentre è presente in altre tribù, in altri
paesi, più o meno vicini”. Si dice il peccato, ma non il peccatore
e quindi nemmeno il posto in cui abita il peccatore. La chiusa del racconto siciliano,
presente in tanti racconti popolari, è indicativo di questa mentalità :
E chi l'ha detta e per chi l'ha fatta dire della sua sorte non possa morire.
Cioè questa chiusa intende salvaguardare chi ha riferito un tal racconto
che potrebbe quindi corrispondere a delle voci che circolano.
Se ipotizziamo che una coppia di matri-drau e padri-drau sia esistita realmente,
si può congetturare che per lo meno uno dei due sia un mostro, e in quanto
mostro è pure considerato malato. Ma forse non è stato sempre così,
ma solo dopo una certa data. La matri-drau prima di sposarsi non aveva la coda?
Forse, ma improbabile. Si può congetturare che la matri-drau prima di sposarsi
non avesse il pene, sembrava all’apparenza una donna, ma ad una certa età,
ancora giovanissima, ma già sposa, è venuto fuori che non era una
femmina, come dichiarato dai suoi genitori alla nascita, ma un maschio?
Mi pare verosimile interpretare un mostro come la matri-drau come uno pseudo
ermafrodito, cui interessano sia le ragazze, sia gli uomini. E mi pare plausibile che tra la matri-drau e Mastro Franciscu sia
nato qualcosa oltre il rapporto di servitù. Come mai la matri-drau regala
anelli d’oro al ciabattino? Gli anelli se li scambiano gli amanti e l’anello
d’oro se lo regalano i fidanzati. Quindi la narratrice dice e non dice
sul reale rapporto tra matri-drau e Mastro Franciscu.
E’ quindi verosimile che dietro la matri-drau si nasconda un ermafrodito
o pseudo ermafrodito. Il racconto è di tipo municipale, direi alquanto
realistico e la matri-drau dovrebbe essere ricondotta a un personaggio del nostro
mondo reale. Fra l'altro in francese "queue" può significare sia coda, sia pene,
membro maschile: e si conosce che per parecchio tempo la Sicilia, prima
con i Normanni e poi con gli Angioini, fu sotto la dominazione francese( nel XVIII secolo ci fu la dominazione dei Borboni di Spagna, che comunque imitarono le mode francesi).
E’ avvenuto parecchie volte nel passato che ai bambini dal sesso incerto,
ovvero ermafroditi o meglio pseudo ermafroditi( da poco tempo si chiamano soggetti intersessuali), sia stato assegnato un sesso
inadeguato o non corrispondente al sentimento della persona, una volta che questa
abbia raggiunto una certa età.