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Recensione
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Recensione da la repubblica.it: Negli stessi giorni in cui consegnava una copia del Dottor Zivago per farlo tradurre
in Italia (maggio 1956), quando ancora sperava di poter pubblicare il suo romanzo
in patria, Boris Pasternak stava preparando una raccolta di versi per la quale
aveva scritto una prefazione autobiografica che, assieme al volume di poesie,
venne poi bloccata dallo scandalo scoppiato in Unione Sovietica per l´apparizione
del romanzo (da Feltrinelli), nel novembre del 1957. Anche quel «saggio
autobiografico» apparve dapprima in Occidente (in francese e in italiano)
nel 1958, e in Urss solo nel 1967 con una diversa Conclusione e col titolo Uomini
e posizioni; nella prima Conclusione, stesa quando il volume di versi doveva
servire di «lancio» al romanzo, Pasternak aveva scritto: «Da
pochissimo ho terminato la mia opera principale e più importante, Il dottor
Zivago, un romanzo in prosa con delle aggiunte di versi. Le poesie disseminate
lungo tutti gli anni della mia vita (...) sono dei gradi preparatori del romanzo».
Perché, quando uscì Il dottor Zivago, Pasternak era una celebrità mondiale
(già candidato al Premio Nobel), ma come grandissimo poeta: come tale
era stato salutato da Bucharin nel corso del I Congresso degli scrittori (1934),
e come tale era stato già tradotto in molte lingue (italiano compreso).
Con l´autovalutazione espressa in occasione della comparsa de Il dottor
Zivago, il rapporto sembra capovolgersi: era la sua poesia che andava vista come
quella «di un prosatore». Qui entra in gioco la valutazione del romanzo,
la quale a sua volta fu piegata alla polemica sulla natura politico-ideologica
del testo, toccando dunque il cuore del «caso Pasternak». Fu Il´ja
Erenburg a «brevettare» quello schema interpretativo: Pasternak -
scrisse nelle sue memorie - era «uno dei maggiori poeti lirici del nostro
tempo», ma «quando cercò di popolare un romanzo con decine
di altri uomini, di configurare tutta un´epoca, di rendere l´atmosfera
della guerra civile (...), fece fiasco». E non basta: «Quando lessi
il manoscritto del Il dottor Zivago - aggiunse - rimasi amareggiato. Una volta
Pasternak aveva scritto: "L´incapacità di trovare e dire la
verità è un difetto che nessuna bravura nel dire il falso potrà mai
dissimulare". Nel romanzo mi ha meravigliato il falso artistico».
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