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Da uaar.it. Si può condividere o non condividere la lettura dell’insegnamento di Gesù proposta dall’antropologa Ida Magli. Ma in fondo il suo libro, uscito nel 1982 dimostra che i Vangeli in quanto tali sono suscettibili delle interpretazioni più varie. Insomma, al buon falegname di Nazareth si può far dire tutto e il contrario di tutto. Vi sono studiosi che lo considerano un prodotto genuino della tradizionale religiosità ebraica, dalla quale nella sostanza non si sarebbe distaccato. Al contrario Ida Magli lo presenta come colui che rompe di netto con l’Antico Testamento e con qualsiasi culto fondato su liturgie e mediazioni sacerdotali.
Scrive l’antropologa che, secondo l’insegnamento di Gesù, una religione che si basi su rituali è una religione di morti, perché l’uomo è vivo solo quando affida solo a se stesso, alla propria volontà , alla propria potenza, il suo agire, e il suo rapporto con se stesso, con gli altri e con Dio.
Gesù, sostiene Ida Magli, ha cancellato la distinzione tra sacro e profano. Quindi i suoi seguaci, compresi Pietro e Paolo, lo hanno tradito da subito (e non parliamo poi della Chiesa come istituzione). «Il cristianesimo» – si legge ancora in questo libro – «costituendosi con tutte le strutture del sacro, fin dal primo momento della morte di Gesù, non ha in nessun modo messo in atto quello che lui aveva proposto».
Ha ragione Ida Magli? Ha torto? Difficile dirlo. Ma è sicuro che se il pensiero di Gesù è interpretabile in tanti modi così clamorosamente diversi gli uni dagli altri, nessuno può pretendere di parlare in suo nome. Tanto meno di far derivare dalle sue parole il proprio potere spirituale, o addirittura temporale.
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