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(da
Wikipedia) - Andrea Calogero Camilleri (Porto Empedocle, 6 settembre 1925 – Roma, 17 luglio
2019) è stato uno scrittore, sceneggiatore, regista teatrale, drammaturgo
e docente universitario italiano.
Ha raggiunto la popolarità dalla fine degli anni novanta per aver ispirato la
serie televisiva di grande successo Il commissario Montalbano trasmessa da
Rai 1.
Ha insegnato regia all'Accademia nazionale d'arte drammatica, e tra gli
studenti ha avuto Luca Zingaretti, che poi diventerà il Commissario Montalbano.
Le sue opere (oltre cento) sono state tradotte in almeno 120 lingue (tra cui
inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, irlandese, russo, polacco,
greco, norvegese, ungherese, giapponese, ebraico e croato) e ha venduto
più di 10 milioni di copie.
Il 26 gennaio 2003, al Palazzo del Quirinale a Roma ha ricevuto la medaglia
di Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana dall'allora
Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi. Tra le altre onorificenze
la cittadinanza onoraria di Santa Fiora, nel 2014, e di Agrigento, sempre nel
2014. È stato inoltre insignito di molte lauree honoris causa.
Nel 2017 gli è stato dedicato un asteroide, denominato appunto 204816
AndreaCamilleri.
Dalla seconda pagina di copertina: "Tutto è indecidibile, sogno e realtà , vero e falso, maschera e volto, farsa e tragedia, allucinazione e organizzata teatralità di mosse e contromosse beffarde, in questo thriller che impone al lettore, tallonato dal dubbio e portato per mano dentro la luce fosca e i gomiti angustiosi dell'orrore, una lettura lenta del ritmo accanito dell'azione. Tutti si acconciano a recitare, nel romanzo: che si apre drammaticamente con i licenziamenti degli impiegati e degli operai di una fabbrica di scafi gestita da un padroncino vizioso e senza ritegno, detto Giogiò; e con il suicidio, nello squallore di un capannone, di un padre di famiglia disperato. Da qui partono e si inanellano le trame macchinose e la madornalità di una vicenda che comprende, per «stazioni», lo smantellamento del commissariato di Vigà ta, la solitudine scontrosa e iraconda del sopraffatto Montalbano, lo sgomento di Augello e di Fazio (e persino dello sgangherato Catarella), l'inspiegabile complotto del Federal Bureau of Investigation, l'apparizione nebbiosa di «'na granni navi a vela», Alcyon, una goletta, un vascello fantasma, che non si sa cosa nasconda nel suo ventre di cetaceo (una bisca? Un postribolo animato da escort procaci? Un segreto più inquietante?) e che evoca tutta una letteratura e una cinematografia di bucanieri dietro ai quali incalza la mente gelida di un corsaro, ovvero di un più aggiornato capufficio dell'inferno e gestore del delitto e del disgusto. «L'Alcyon (...) aviva la bella bitudini di ristari dintra a un porto il minimo 'ndispensabili e po' scompariri». Il romanzo ha, nella suggestione di un sogno, una sinistra eclisse di luna che incombe (detto alla Bernanos) su «grandi cimiteri». La tortuosità della narrazione è febbrile. Prende il lettore alla gola. Lo disorienta con le angolazioni laterali; e, soprattutto, con il tragicomico dei mascheramenti e degli equivoci tra furibondi mimi truccati da un mago della manipolazione facciale. Sorprendente è il duo Montalbano-Fazio. Il commissario e l'ispettore capo recitano come due «comici» esperti. «Contami quello che capitò», dice a un certo punto Montalbano a Fazio. E in quel «contami» si sente risuonare un antico ed epico «cantami»: «Cantami, o Diva, del pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei (...)». Il cuoco dell'Alcyon è «una Iliade di guai»." (Salvatore Silvano Nigro)
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