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Recensione: Se esiste una preferenza della grande letteratura per contenuti proibiti o respinti dall'ordine costituito, quante e quali forme essa può assumere? Tale la domanda a cui offre un insieme di risposte il fortunato saggio, più volte ristampato in quasi trent'anni, che dà il titolo a questo volume. Fondando, però nel momento formale, la parentela tra il linguaggio della letteratura e quello dell'inconscio, cercando una conferma non negli scritti di Freud sulla letteratura e l'arte, ma nel suo unico libro sistematico dedicato a un linguaggio comunicativo, quello del motto di spirito, l'autore critica a fondo le tradizionali applicazioni psicologiche, biografiche o simboliche della psicanalisi agli studi letterari. Afferma invece - puntando in una direzione ancor oggi poco esplorata - la fecondità della lezione semiologica, retorica e paradossalmente logica ricavabile da Freud. Da qui i richiami ai continuatori di lui in questo senso come Lacan e soprattutto Matte Blanco, il ricorso alla linguistica strutturale, la reintegrazione di tutta l'eredità storico-letteraria. Dei tre scritti che proseguono il discorso, il più lungo vale quasi da strumento di consultazione: sintetizza uno spoglio metodico dell'intera opera di Freud dal punto di vista dello studioso di letteratura.
Orlando ha teorizzato una categorizzazione delle opere letterarie in base al principio freudiano di Formazione di compromesso. Secondo Orlando lo spazio dell'immaginario che la letteratura apre è spazio di formazione di compromesso. Una definizione di formazione di compromesso può essere la seguente: è una manifestazione semiotico-linguistica in senso lato, che fa posto da sola simultaneamente a due forze psichiche in contrasto, diventate significanti attraverso la loro opposizione. Sogno, lapsus, sintomo nevrotico, motto di spirito sono manifestazioni dell'inconscio. Freud teorizza che esse sono sempre formazioni di compromesso. La stessa letteratura è spazio di formazione di compromesso. L'apertura di uno spazio immaginario costituisce già di per sé una prima formazione di compromesso tra reale ed irreale.
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